PENSIERO NAZIONALE

LE GRANDI ITALIANE: VITTORIA COLONNA

Vittoria Colonna nacque a Marino (Roma) nel 1490, terzogenita di Fabrizio Colonna e di Agnese di Montefeltro. Di lei disse l’Ariosto che il nome le derivava dall’essere “nata fra le vittorie”, in quanto discendente di due nobili famigli.

Bandita con la sua famiglia dallo Stato Pontificio da papa Alessandro VI, che ordinò la confisca di tutti i loro beni, per “troppa fedeltà” alla Corona spagnola, Vittoria si trasferì a Napoli, in via Mezzocannone.
In seguito la famiglia d’Avalos, di origine spagnola e per tradizione fedele agli Aragona, li ospitò per molti anni sul Castello di Ischia. L’amicizia fra le due famiglie, i Colonna e i d’Avalos, fu consolidata dalla decisione di concordare il matrimonio tra i propri figli ancora bambini, Vittoria e Francesco Ferrante, col beneplacito di re Federico.

Durante la sua permanenza a Ischia strinse una forte amicizia con Costanza di Francavilla, castellana colta ed energica che diventò per la giovane Vittoria una preziosa confidente e una guida anche per la sua formazione letteraria, per la quale non tardò a brillare a corte, scrivendo versi amorosi e spirituali composte per lo più in seguito alla morte dello sposo e dell'affezionato nipote, morto nel 1546 a Vigevano in battaglia (Rime, Sonetto CCVIII).

Tornata a Roma, chiese il permesso di ritirarsi nel convento di San Silvestro in Capite a papa Clemente VII. Questo fu solo l’inizio del suo peregrinare, che la condusse di preferenza nella quiete dei conventi, dove scrisse versi e lettere pieni di rimpianto e nostalgia per il “bel sole” perduto.

Durante il Sacco di Roma del 1527, perpetrato dalle milizie mercenarie di Carlo V, ebbe gran parte negli aiuti alla popolazione romana: scrisse a quanti potevano intervenire per mitigare gli effetti di quella tragedia, offrì le proprie sostanze per riscattare i prigionieri.

La poetessa in questi anni fece sistematicamente la spola tra Roma e Ischia, sua residenza preferita, poi si ritirò nel convento di Santa Caterina a Viterbo, dove risiedeva il cardinale inglese Reginald Pole, che ella considerò la sua guida spirituale e con cui stabilì un fitto scambio epistolare.
La morte la colse il 25 febbraio 1547 dopo lunghissima malattia. Michelangelo, suo ammiratore devoto, la vegliò fino all’ultimo e inconsolabile per il dolore di questa perdita scrisse: “Morte mi tolse una grande amica”.