PENSIERO NAZIONALE

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SOFT POWER: LA FINANZA DI STATO IL RUOLO GEOPOLITICO DI CDP E FONDO STRATEGICO ITALIANO.
  Ormai la competizione globale tra stati e popoli per il mantenimento o l'accrescimento del proprio status economico, non avviene più tramite operazioni di carattere militare, ma attraverso complesse operazioni economiche dove politica industriale e politica estera si fondono assieme. Per questo, i governi dei paesi industrializzati oppure di quelli emergenti si sono dotati di strumenti tali da operare in questa nuova dimensione competitiva.In particolare si è trattato di creare veicoli finanziari capaci di mettere insieme delle vere e proprie forze d'urto industriali. Tutto questo al fine di conquistare primati sui mercati internazionali, fare blocco rafforzando il sistema paese, e infine non farsi colonizzare da multinazionali straniere, trasformate in moderne portaerei dell'export altrui.Nel caso italiano questo veicolo finanziario non è stato creato ex novo, ma si è provveduto a modificare un ente già esistente, ovvero la Cassa Depositi e Prestiti. Quest'ultima in virtù del suo nuovo ruolo di perno centrale, con l'acquisizione di snam, sace , simest e fintecna è stata a sproposito paragonata a una moderna IRI, una rediviva riproposizione della creatura di Beneduce e Carli. Tuttavia, la CDP italiana, come quella in Francia e Canada, si distingue dall' IRI, perchè non svolge una semplice funzione riorganizzativa di un apparato industriale in declino, semmai attua un'azione propulsiva sullo scacchiere internazionale indirizzando  il risparmio verso attività strategiche dal punto di vista economico e geopolitoco, ovvero in termini di mantenimento dell'influenza e del posizionamento del nostro sistema paese. In secondo lugo rispetto all'IRI vi è una diversità in termini di stazza: CDP ormai è grande il doppio con ben 300 miliardi di attivo contro i vecchi 138 dell'istituto di ricostruzione industriale.Nei paesi del golfo o in quelli cosidetti Brics, si è provveduto invece a creare ex novo simili veicoli finanziari, sotto forma di fondi strategici d'investimento.Tipico è il caso norvegese, dove il governo annualmente stanzia  il proprio surplus di bilancio nel fondo sovrano "Norvegian Government Pension Fund Global" ( il secondo in assoluto per grandezza, ovvero 432 miliardi di dollari in portafoglio). Quest'ultimo è oggetto a una rigida regolamentazione; un tetto massimo  di prelievo del 4% annuo oltre il quale non è possibile attingere, così in modo da conservarlo per le future generazioni.  Esso rappresenta forse il meno caratterizzato in senso geopolitico, per via della notà neutralità della madrepatria. Non a caso risulta massicciamente  investito nell'immobiliare europeo e in bond sudcoreani.Al lato opposto troviamo la Cina che utilzza i suoi fondi strategici per dispiegare un calcolato piano di influenza. La Repubblica Popolare ha iniziato nel 2007 con ben quattro fondi strategici (national social security fund; honk kong investment portfolio; SAFE; China investment corporation) i quali tutti inisieme superano i mille miliardi di dollari di potenza di fuoco.Nel mezzo vi sono poi i veicoli finanziari dei paesi del golfo, la cui natura è soprattutto conservativa, anche se non mancano di obiettivi politici (in primis ridurre la dipendenza dall'occidente). Tra questi si contano: Abu Dabi (627 miliardi di dollari), Arabia Saudita (415) Kuwait (228).Sono però i veicoli di investimento europei ad assommare la massima pluralità di fini perseguiti. Qust'ultimi si possono così riassumere: mantenere il controllo in settori strategici come trasporti  e infrastrutture, telecomunicazioni, energia e difesa. In secodo luogo essi svolgono la funzione di apri-pista dell'espansione commerciale del proprio paese, al fine di incrementare le quote di mercato dei propri campioni nazionali. Infine, con acquisizioni mirate di partecipazioni all'estero marcano le proprie sfere d'influenza su paesi ormai in decadenza: la debolezza finanziaria del debitore può diventare vulnerabilità strategica.  Questo può avvenire anche in maniera indiretta quando il fondo strategico acquisisce partecipazioni nelle banche nazionali, inducendo quest'ultime a finanziare acquisizioni estere o a supportare investimenti di imprese oltreconfine. Tipico è stato il caso del passaggio del controllo del porto di Atene a un colosso cinese del trasporto marittimo.Per quanto riguarda il caso italiano, la valenza geopolitica dell'istituto CDP si nota maggiormente nell'azione del Fondo Strategico Italiano, da essa controllato. Basti pensare alla  recente sortita (sebbene non riuscita) concretizzatasi nel tentativo di acquisire il controllo di AVIO, al fine di evitare il passaggio alla General Electric; mentre risulta ruscita in tal senso la difesa dell'italianità di  Ansaldo Energia contro la vendita ai tedeschi di Siemens. In senso offensivo invece va registrata da parte di CDP e FSI il recente accordo col fondo sovrano del Qatar al fine di fare dell'Italia la metà principale del turismo internazionale, scippando il primato alla Francia. Ma il principale progetto resta quello di fare dell'Italia il principale hub europeo del GAS, soprattuto in virtù dei cambiamenti del mercato avvenuti con l'avvento dello shale gas, ovvero il metano estratto con le nuove tecniche non convenzionali. CDP, attraverso un ruolo attivo nella stesura del piano energetico nazionale e nella sua promozione lobbystica ha premuto per fare dell'Italia il punto di inizio e arrivo di un unico grande gasdotto internazionale, affiancato da imponenti impianti di rigassificazione in grado di accogliere lo shale gas trasportato via nave nei porti del sud Italia. Sempre in ambito di proiezione della nostra influenza CDP e FSI lavorano per accompagnare le aziende italiane all'internazionalizzazione con le loro controllate, in particolore Sace e Simest; mentre col braccio interno Fintecna operano per la valorizzazione immobiliare degli 8000 comuni italiani; cercando di sostituire le latitanti banche nel credito all'edilizia sociale con ben 89 progetti avviati.