PENSIERO NAZIONALE

VITE DA PATRIOTI: NAZARIO SAURO


'LA MIA VITA E' QUI,  E QUI IO MORIRO' ".
"Diceva che preferiva sentirsi il vento in faccia e vedere il nemico mentre lo colpiva. Quella sera, forse ebbe anche un presentimento e, prima di salire a bordo, passò da un amico al quale consegnò due lettere, una per i figli e l'altra per la moglie. Il Pullino era dìretto a Fiume, col compito di penetrare nel porto e silurare un piroscafo. Verso mezzanotte imboccò il Quarnaro tra banchi di nebbia pesante... ".Nato a Capodistria nel 1880, discendente d'una famiglia di antichi coloni romani e suddito dell'imperatore Francesco Giuseppe per ragioni di confine, Ufficiale della Marina mercantile austriaca come capitano di piccolo cabotaggio. A Trieste, venne condannato a quattordici giorni di prigione perché, in un litigio con un capitano marittimo austriaco, osò attaccare lo stato occupante.Fuggito a Venezia con la famiglia prima dello scoppio della guerra, si arruolò volontario in marina, per non dover combattere contro i propri connazionali. In quattordici mesi, partecipò a diverse mìssioni di guerra in acque nemiche, grazie alla sua profonda conoscenza delle coste istriane, e dalmate anche se perfettamente conscio dei rischi a cui andava incontro qualora fosse stato catturato. Nell'incarico di pilota imbarcò subito su Unità siluranti di superficie e subacquee e portò a compimento oltre 60 missioni di guerra. Per questi suoi meriti di guerra venne fregiato nel giugno del 1916 della medaglia d'argento e promosso a tenente di vascello. Poco dopo, il 30 luglio 1916, giunse l'ordine di imbarcarsi sul sommergibile Pullino. .
.Ci andò di malavoglia. Era già stato altre volte sui sommergibili, ma non glì piacevano. Uscito dal porto di Venezia con l'obiettivo di silurare le opere di guerra nemiche nelle acque di Fiume, all'alba però s'incagliò sullo scoglio della Galiola nei paraggi delle isole Unite.Correnti irregolari lo portarono in secco su uno scoglio. Il disincaglio fu tentato inutilmente. All'alba , distrutti armi e indumenti, l'equipaggio abbandonò il sommergibile per sfuggire alla cattura e s'allontanò su una barca a vela presa ai pescatori. Nazario Sauro, solo, s'imbarcò su un piccolo battello a remi, dirigendosi verso l'isola di Unite. Una nave austriaca lo scoprì prima che l'avesse raggiunta. Come tutti i volontari irredenti arruolati dall'Italia, Sauro aveva documenti falsi. Anche davanti al giudice militare, che l'interrogava sospettoso nel carcere di Pola, continuò ad affermare di chiamarsi Nicolò Sambo, nato a Venezia. « Non conosco questa signora », rispose quando nella cella fu accompagnata sua madre. Nonostante la madre si rifiutasse di riconoscerlo, venne ugualmente identificato da spie nemiche e deferito al tribunale di guerra. Condannato a morte per alto tradimento, a Pola, alle 19,45 venne portato sul patibolo e impiccato, strozzandogli in gola il grido « Viva l'Italia».