PENSIERO NAZIONALE

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        "MARCIARE VERSO IL DESTINO"           TRIBUTO AL NOVANTESIMO DI FIUME (PRIMA PARTE).
." Alle otto del mattino del 11 settembre 1919 il giovane tenente Frassetto, giunto in incognito da Ronchi già aveva bussato alla porta della "Casetta Rossa". Era in ansia. Il comandante manterrà la promessa? La febbre sarà scesa? D' Annunzio aveva fatto preparare davvero i bagagli e aveva chiesto all'ammiragliato un motoscafo, tacendo le ragioni dell'impiego. Insperatamente l'ammiraglio gli aveva concesso la sua lancia personale, senza immaginare a cosa sarebbe servita. Il medico gli consigliava di non muoversi di casa, di starsene a letto, ma la sua risposta non ammetteva altre inistenze: "L'aria del Carnaro mi guarirà". Aveva disposto che un automobile l'attendesse a San Giulian intorno alle due del pomeriggio. Toltosi il pigiama di seta nera con ricami d'oro, di gusto cinese e di taglio sacerdotale, indosso' l'uniforme di tenente colonnello dei lancieri di Novara, con il colletto bianco, le decorazioni e la piastrina di mutilato di guerra.Era una giornata di sole. Salirono in sei sulla lancia che filò rumorosa verso il molo di Mestre senza che nessuno si accorgesse di loro. Poco dopo, raggiunto il pontile di San Giulian trovarono un'automobile che aveva già il motore acceso. Era una cabriolet rossa, una Fiat di grossa cilindrata, affidata all'autista Giacomo Basso, anch'egli pronto a tutto come gli altri. La macchinà partì con destinazione Ronchi di Monfalcone e in quel momento il mezzo appariva al poeta come un Dieu d'acier, ivre d'espace secondo un' antica immagine di Marinetti. Arrivarono a Ronchi verso le sei. Il comandante fu ospitato, anzi nascosto in una canonica perchè non si diffondesse la notizia della sua presenza sul luogo. Fu poi trasferito in una casupola di operai dove in preda ad allucinazioni febbrili trascorse la notte su un lettino improvvisato, una branda lacera come egli la chiamò. Era la notte dell'undici settembre 1919...