PENSIERO NAZIONALE

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         "MARCIARE VERSO IL DESTINO"  TRIBUTO AL NOVANTESIMO DI FIUME (SECONDA PARTE).
.Finalmente, quando già albeggiava, si videro spuntare le luci dei carri. Keller corse da lui gridando: "Ci sono i carri, ci sono i carri".  D'Annunzio si placò. Il battaglione venne inquadrato, con l'ordine che ciascun soldato portasse con sè oltre le armi e le munizioni soltanto il tascapane e la mantellina. Dovevano inoltre togliersi il berretto. Gli ufficiali dicevano ai soldati "chi non vuol partire resti". Partitono tutti. Rapidamente e in silenzio i granatieri salirono sui mezzi nascondendo sotto le mantelline i fucili. Erano in centonovantasei, ardenti e ansiosi, quelli che volontariamente ed eversivamente partivano alla conquista della città contesa, senza preoccuparsi delle conseguenze del loro gesto e della loro grave insubordinazione. L'autocolonna si mosse alle cinque del mattino. La precedeva la cabriolet rossa di D'Annunzio, al quale vinti gli scrupoli legalitari e le ultime perplessità si era affiancato il maggiore Reina che comandava il battaglione.Si aggiunsero lungo la strada altri granatieri, che zaino a spalla montarono sui carri in corsa. A Castelnuovo la colonna era ormai in piena Istria e poco dopo al grande bivio dove s'incrociano le strade per Fiume e per Trieste il poeta diede l'ordine di fermarsi. "Gli ufficiali a rapporto dal comandante" si sentì gridare. Il comandante era sul bordo della strada, ritto in piedi su un piccolo rialzo con alle spalle un prato verde circondato da muretti bianchi. Attorniato da una trentina di ufficiali, rivolse loro le sue prime parole: " Ufficiali di tutte le armi vi guardo in faccia. Fin da quest'attimo di sosta voi siete miei. Interamente vi considero miei, e perdutamente, come i setti giurati della Terra di Ronchi. Il dado è tratto. Ora bisogna - m'intendete? - bisogna che io prenda Fiume. Abbiamo il sole e il vento del Carnaro in faccia... Guardatemi: sì è vero ho la febbre alta. Non so se il mio volto sia pallido o acceso.  Ma certo in me arde un demone, il mio demone. E dal male, non menomato, mi sento invece aumentato. Ecco il mio gagliardetto blu, con le sette stelle dell'Orsa: quella di Buccari e di Vienna, di Pola e di Cattaro....Giuriamoci!....Spezziamo la barra... Io sarò innanzi per primo. Ufficiali di tutte le armi, ognuno a capo della sua gente e delle sue macchine. Vi saluto. Eia, carne del Carnaro! Alalà!""Alalà risposero gli ufficiali che si sentivano invadere da profonda esaltazione, mentre ai loro occhi apariva la città di Fiume col suo golfo e le sue navi, biancovestita come una sposa, con i monti alti sul mare spazzato dal soffio crudo della bora.