PENSIERO NAZIONALE

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          LE GRANDI ITALIANE: ARTEMISIA GENTILESCHI                LA PITTURA E L'ARTE COME DESTINO.              
  .Artemisia visse un' esperienza di vita e di memoria di sé che è altamente significativa della storia femminile italiana.Nata a Roma l'8 luglio 1593, primogenita del pittore Orazio Gentileschi, esponente di primissimo piano del caravaggismo romano. Artemisia ebbe il suo apprendistato artistico presso la bottega paterna, assieme ai fratelli, ma dimostrando rispetto ad essi ben più elevato talento. La prima opera attribuita alla diciassettenne Artemisia (sia pur sospettando aiuti da parte del padre, determinato a far conoscere le sue precoci doti artistiche) è la Susanna e i vecchioni (1610), oggi nella collezione Schönborn a Pommersfelden. Venne presto accettata nell'Accademia del Disegno (fu la prima donna a godere di tale privilegio); dimostrò di saper tenere buoni rapporti con i più reputati artisti del tempo, come Cristofano Allori, e di saper conquistare i favori e la protezione di persone influenti, a cominciare dal Granduca Cosimo II de' Medici e, in special modo della granduchessa Cristina. Fu in buoni rapporti con Galileo Galilei, con il quale rimase in contatto epistolare ben oltre il suo periodo fiorentino. Tra i suoi estimatori ebbe un posto di speciale rilievo Buonarroti il giovane (nipote del grande Michelangelo) Nonostante il successo, a causa di spese eccessive, sue e di suo marito, il periodo fiorentino fu tormentato da problemi con i creditori che la indussero a trasferirsi a Roma in maniera definitiva nel 1621. Qui si stabilì come donna ormai indipendente, in grado di prender casa e di crescere da sola le figlie cercando con scarso successo, di avviare alla pittura. Artemisia dimostrò di avere la giusta sensibilità per cogliere le novità artistiche e la giusta determinazione per vivere da protagonista quella straordinaria stagione artistica di Roma, divenuta meta obbligata di artisti di tutta Europa. Entrò per prima a far parte dell'Accademia dei Desiosi. È certo che tra il 1627 ed il 1630 si stabilì, forse alla ricerca di migliori commesse, a Venezia: lo documentano gli omaggi che ricevette da letterati della città lagunare che ne celebrarono le qualità di pittrice. Nel 1630 Artemisia si recò a Napoli, valutando che vi potessero essere, in quella città fiorente di cantieri e di appassionati di belle arti, nuove e più ricche possibilità di lavoro. Poi, nel 1638 Artemisia raggiunse il padre a Londra, presso il Re Carlo I, dove Orazio era diventato pittore di corte ed aveva ricevuto l'importante incarico della decorazione di un soffitto (allegoria del Trionfo della Pace e delle Arti) nella Casa delle Delizie della regina Enrichetta Maria a Greenwick. Dopo tanto tempo, padre e figlia si ritrovarono legati da un rapporto di collaborazione artistica, ma nulla lascia pensare che il motivo del viaggio londinese fosse solo quello di venire in amorevole soccorso all'anziano genitore. Certo è che Carlo I la reclamava alla sua corte ed un rifiuto non era possibile. Orazio inaspettatamente morì, assistito dalla figlia, nel 1639. Sappiamo che nel 1642, alle prime avvisaglie della guerra civile, Artemisia aveva già lasciato l'Inghilterra. Poco o nulla si sa degli spostamenti successivi. È un fatto che nel 1649 fu ancora a Napoli, ove morì nell'anno 1653. .