PENSIERO NAZIONALE

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    2010: IL FUTURISMO CONTINUA      NUOVE RASSEGNE A ROMA, GORIZIA, MANTOVA.
.Nonostante il grandissimo successo ottenuto nel 2009 dalle numerose mostre in occasione del centenario del movimento, con oltre mezzo milione di visitatori, anche il 2010 si è aperto con due importanti mostre di livello internazionale.In particolare a Gorizia è andata in scena la rassegna dedicata alla figura di Filippo Tommaso Marinetti, fondatore carismatico e capo storico del Futurismo, e ai suoi rapporti con l'avanguardia giuliana.La mostra, ideata e realizzata a Gorizia, al confine orientale d'Italia, ha infatti documentato, tra gli altri, un aspetto fondamentale del Futurismo, piuttosto trascurato nelle numerose e grandi rassegne allestite in Italia e all'estero nel 2009: la grande battaglia interventista sostenuta dai futuristi che vide in Trieste, "rossa polveriera d'Italia", un fondamentale punto di riferimento.In particolare l'esposizione ha documentato i rapporti di Marinetti con il mondo culturale giuliano, interrotti dalla Guerra Mondiale e ripresi nel 1919, quando l'intellettuale Sofronio Pocarini, dichiarò la propria adesione al Futurismo e al Partito Futurista nel n. 15 - 16 di "Roma Futurista" e pubblicò su "La Voce dell'Isonzo", l'11 ottobre 1919, il "Manifesto di fondazione del Movimento Futurista .
.Sempre nei primi mesi dell'anno a Mantova la grande retrospettiva dedicata ai rapporti tra le avanguardie futuriste e dadaiste. Molto interessante visto che le due presero, ideologicamente, strade diverse dal momento che Dada ancor più drasticamente del futurismo si pose in contrasto con la società e con le tradizioni, fino a voler fare tabula rasa di tutte le regole che fino allora avevano codificato la creazione artistica, manifestando in tal senso un'inclinazione prettamente anarchica.Il futurismo si 'impose invece come una vera e propria ideologia, desiderosa di creare un mondo nuovo, da cui l'inevitabile scelta di creare il movimento politico futurista e confluire poi nel partito nazionale fascista, divenendo poi l'iconografia ufficiale del ventennio.Nonostante quindi, la rottura politica tra futuristi e dadaisti, numerosi furono gli elementi comuni e le occasioni di scambio: lo spirito dissacrante, le serate provocatorie e irriverenti, la volontà di "rivoluzione tipografica", l'uso massiccio dei mezzi di comunicazione e delle riviste, la commistione tra generi tradizionalmente separati. .