PENSIERO NAZIONALE

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2010-20 IL FUTURO DELLA NAZIONEIL DECENNIO CRUCIALE: TRA RINASCIMENTO O DECLINO.
.Sembra un destino ineludibile, il tramonto della centralità del nostro paese in termini geopolitici, geoeconomici e culturali. Eppure lo slittamento del potere a favore delle economie emergenti è un dato di fatto.L'Italia nella storia del mondo ha un ruolo da protagonista ormai bimillenario, iniziato duemilacinquecento anni fa con i primi albori della civiltà latina e continuato fino alle recenti vicende politiche del secolo diciannovesimo. Anche nei secoli bui del medioevo l'Italia era terza al mondo nella produzione di ricchezza (anche se dal 1500 in poi non ha mai superato una quota del 5% del commercio globale).A tutt'oggi il nostro Paese rimane la quarta potenza industriale a livello manifaturriero e la settima a livello economico generale secondo i dati dell'ultima riunione del FMI.E' chiaro allora che la risposta alla sfida d'oriente deve avvenire il più presto possibile: in tal senso la coesione nazionale è l'unica premessa per il nostro riscatto, per un nuovo rinascimento.Unità morale, unità politica, e unità d'intenti entro una maggiore consapevolezza della nostra grandezza e delle nostre eccellenze.Perchè i segni del dacadimento e del cedimento sono sotto gli occhi di tutti: basti pensare che nel decennio appena trascorso il paese ha perso addirittura in termini di autosufficenza agroalimentare; oggi importa quelle derrate che un tempo rappresentavano le nostre culture tipiche: ad esempio + 14% d'importato per aglio, + 41 di agrumi, + 30% di pomodori.Lo stesso dicasi per l'abbigliamento: nel decennio 2000-10 la quota d'importazione sui consumi di vestiario è passata dal 22% al 56%. Idem per le calzature: le importazioni di questo prodotto tipico della nostra industria sono cresciute del 31% nell'ultimo decennio.67% è la quota attuale dei costruttori esteri nel mercato interno dell'autombile quando nel 2000 era del 64%.Ecco allora che spetta alle elite intelletuali di questo paese chiamare alla riscossa la dormiente classe politica. A questa basterebbe trasferire una  nuova visione del Paese racchiusa in una chiara e semplice parola d'ordine: "Più Italia nel Mondo".