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Post n°164 pubblicato il 13 Luglio 2008 da giovanedestra_lecco
Il colpo di fulmine tra la nostra città e il Marinetti fu immediato, diretto, fulmineo. Forse per l’atmosfera di incessante laboriosità, forse per il profilo delle ciminiere del Caleotto che richiamava così perfettamente il tema meccanico di molti quadri futuristi con i loro palazzi verticali e automobili lanciate a razzo. Forse per il panorama del lago, in particolare il suo eterno moto, incessante, perpetuo, simbolo vivente della dinamicità che i futurisiti volevano imprimere all’esistenza. Nel ferro e nel continuo tentativo di vincere i due elementi naturali che circondano la città, lago e monti, Marinetti coglie l’essenza esistenziale dei Lecchesi. Fu qui allora, sulle sponde del Lario, precisamente martedì 22 e mercoledì 23 novembre del 1927 che decise di rappresentare al teatro sociale di piazza Garibaldi la prima nazionale di due drammi futuristi « L’oceano del cuore” e “i prigionieri dell’amore”. Entrambi In due atti unici. « Il nuovo preealpino » ,periodico locale, ne annunciò la venuta con toni entusiastici : « Marinetti sarà a Lecco, la sua personalità vibrante, volitiva, dinamica è l’espressione viva dell’ora che tutti viviamo. Egli va considerato non soltanto come il fascista della primissima ora , ma anche e soprattutto come il precursore del fascismo ». Lo stesso giornale dopo un lungo elenco di imprese marinettiane elogiava le sue gesta a Firenze al primo congresso dei fasci in piazza Vittorio Emanuele in veste “non solo di grandissimo oratore , ma anche di energico cazzottatore delle folle bolsceviche antifasciste”. Al Sociale la compagnia del teatro futurista guidata dall’attrice Carola Zopegni, diede il meglio di sé, dopo che Marinetti ebbe arringato la folla di nostri concittadini con la sua prosa scoppiettante e rapida. Ai convenuti parlò del futurismo, ricordando due grandi figure del movimento come Boccioni e Sant’ Elia morti dieci anni prima nella grande guerra. « Tutta la compagnia” scrisse il nuovo prealpino fu salutata da applausi scroscianti e ovazioni, ben lontani dai fischi e dai lanci di oggetti con cui le prime rappresentazioni teatrali futuriste a Milano erano state accolte. Il Marinetti entusiasto lasciò questo saluto ai lecchesi scritto accanto a un disegno di Prampolini che ritraeva l’attrice Carola Zopegni: « ecco la bella e intelligente Zopegni, la rosina dei prigionieri applaudita dai Lecchesi geniali amici del ferro e del formaggio fortificante, che logicamente non strillarono (come tanti pubblici passatisti sotto la nostra fulminea operazione chiriugica). In ogni caso, il rapporto tra Marinetti e Lecco non finì qui. Sul finire del ’44, reduce dalla campgna di Russia, per la quale era partito volontario si ritirò a Bellagio, all'hotel Excelsior. Qui compose gli ultimi versi del superbo poema futurista; “quarto d’ora di poesia della decima Mas” e sulla punta del Lario, spirò, dove ancor oggi una targa lo ricorda ai suoi “geniali amici del ferro”. |
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