S. Giovanni Battista

Dai Romani a Sant'Agostino


FORS FORTUNAOra volgeremo l'attenzione allo sviluppo della festa e alla sua trasformazione da pagana a cristiana. Lanternari dice che i dati storico-religiosi documentati ascrivibili all'antichità più attinenti al nostro discorso rinviano, per quanto riguarda l'Italia, all'epoca romana. Nell'antica Roma il 24 giugno si celebrava la festività di Fors (il Caso) Fortuna: Il giorno è indicato nel calendario romano come "Solstitium", "Lampas", e "dies lampadarum". La festa era dunque chiaramente legata al culto solare (solstitium) ed assume anche una valenza agraria poiché i Romani il 24 giugno inauguravano religiosamente la mietitura compiendo nei campi una processione con delle torce accese in onore di Cerere, divinità che incarnava la Terra Madre, supremo elemento femminile della ritualità agraria. Questo porta a supporre che la giornata fosse dedicata anche a Cerere.Secondo il mito Cerere, al lume delle fiaccole, andava a cercare la figlia Persefone (dea del grano) che per sei mesi viveva sotto terra con suo marito Plutone.Tale festa, intesa come giorno dedicato al sole, costituiva un appuntamento talmente importante che ancora oggi, in Sardegna, il mese di giugno è chiamato, appunto, mese "de làmpadas".In occasione della festa di Fors Fortuna (24 giugno) e di Sol Invictus (25 dicembre), nell'antica Roma si organizzavano balli e mense. Una testimonianza ci arriva da Ovidio: "Andate e celebrate lieti, o Quiriti, la dea Felice! Correte in parte a piedi e in parte su celeri barche... Né poi vi vergognate di tornare ebbri a casa." Aggiunge che Fors Fortuna è venerata dalla plebe perché il fondatore (Servio Tullio) si dice che fosse plebeo e da strato umile fosse giunto al trono.Il 24 giugno tra ricchi e poveri, schiavi e padroni non vi erano differenze. Tutti accorrevano ai due templi della dea Fors Fortuna per invocarne la protezione. Poi banchettavano e danzavano fino a sera. Da questa festa derivò, in seguito, l'usanza medioevale di mangiare, giocare, danzare e cantare sui prati fra la Basilica di San Giovanni in Laterano e Santa Croce in Gerusalemme.Frazer ricorda come la festa del 24 giugno fosse presso i romani anche una festa acquatica, caratterizzata dall'attraversamento del Tevere su barche inghirlandate di fiori e illuminate da fiaccole. Spiega anche con questo duplice carattere (acqua e fuoco) la scelta della Chiesa di dedicare la festa a San Giovanni Battista. Il solstizio è dunque anche glorificazione dell'acqua, simbolo di fecondità e di purificazione, elemento di rigenerazione.Nel noto processo di adattamento delle ricorrenze pagane a quelle cristiane, il calendario della Chiesa sostituì alle celebrazioni del Sol Invictus quella del Natale (e il Cristo nell'immaginario dei credenti è ritenuto significativamente il "nuovo sole della Storia"), mentre al solstitium estivo del calendario romano adattò il natale del Battista.Anche Giano trovò posto in queste trasformazioni. Infatti il dio bifronte, custodiva le chiavi delle porte del cielo e anche delle porte solstiziali. Nel cristianesimo fu sostituito da Giovanni Battista e da Giovanni Evangelista.SANT'AGOSTINOSant'Agostino (354-430) dovette giustificare il fatto che di San Giovanni, caso unico tra i santi, si festeggiasse il natale oltre che il giorno del martirio, vero giorno di nascita agli occhi della Chiesa.Il Padre della Chiesa trasse dal Vangelo di San Giovanni Evangelista lo spunto per assimilare al culto del Sol Invictus, molto diffuso nella Roma imperiale, i natali di Gesù e San Giovanni. Fu Giovanni Battista a dire: "Illum oportet crescere, me autem minui".Sant'Agostino precisa: "In nativitate Christi dies crescit; in Johannis nativitate decrescit".Nei confronti dei riti popolari caratterizzati da una forte promiscuità sessuale e spesso dalla esibizione senza pudori del corpo, la Chiesa ebbe fin dai primi secoli un atteggiamento di estrema diffidenza.Le storie pagane di San Giovanni partono dal IV secolo, con Sant'Agostino e la sua violenta polemica contro le indecenti licenziosità, le canzoni oscene, i divertimenti indegni che nelle campagne accompagnavano la festa del santo.Sant'Agostino interviene esplicitamente contro l'uso il giorno di San Giovanni di bagnarsi in mare per purificarsi, definendolo una superstizione pagana che toglieva valore al battesimo cristiano.Egli scrive: "Natali Johannis, de sollemnitate superstitiosa pagana, Christiani ad mare veniebant et se baptizabant. Adiuro, obstringo, nemo faciat" (Scongiuro, obbligo, che nessuno abbia a ripeterlo).Lanternari aggiunge che tali moniti non ebbero efficacia se ancora nei primi anni del novecento nell'Africa mediterranea si praticava il rito battesimale pagano per il solstizio d'estate.  Nell'immagine: la statua di Sant'Agostino nella chiesa omonima di Alghero