Amy

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Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 14 Agosto 2007 da DarkBarbie17

Amy si guardò allo specchio. Indossava un completino intimo rosa. I suoi capelli, liscissimi e corvini, erano sciolti e la frangetta copriva parte della fronte. Le mani sfioravano prima lo stomaco, poi i fianchi e infine il sedere. Dopo guardò le gambe con i suoi bellissimi occhi verdi. Si sentiva grassa, anche se non lo era. Lei era in carne, ma di sicuro non era grassa. Purtroppo per qualche strana ragione lei si vedeva in modo diverso da come la vedevano gli altri. Si sentiva brutta. La radio era accesa e ne uscivano le note di una canzone dei Green Day. “We’re living in repetition. Content in the same old shtick again. Now the routine’s turning contention. Like a production line going. Over and over and over, roller coaster” significa “Viviamo nella ripetizione soddisfatti di nuovo della stessa vecchia merda. Ora la routine sta diventando competizione. Come una catena di montaggio che si ripete. Su e giù, su e giù, come le montagne russe.” Credeva fosse la canzone della sua vita, pensava la descrivesse in pieno, però adesso sarebbe cambiato qualcosa. Aveva deciso che quella sera sarebbe andata a casa del suo ragazzo. Quella sarebbe stata una delle notti più importanti della sua vita. Già sognava quei momenti magici: loro due nudi, sudati, sotto le coperte a coccolarsi dopo una notte di passione. Immaginò che lui le sussurrasse “Ti amo!” in un orecchio dopo aver provato il più grande piacere di tutti  tempi! Ne aveva parlato con  Mary, la sua migliore amica, ma le aveva detto che a 15 anni è presto e che sarebbe rimasta sicuramente delusa, così avevano finito per litigare. Ma adesso non le importava, era troppo allettata all’idea di quella notte per pensarci.

Diede un’occhiata all’orologio-peluche e inorridì, era tardissimo! Si mise i suoi jeans preferiti e la prima felpa che trovò poi corse giù per le scale salutando sbadatamente i suoi.

 

Per poco non perse l’autobus che l’avrebbe portata al liceo classico Mazzini. Salendo vide Mary.  Lei fece per salutarla, ma Amy la superò senza guardarla. Si sedette nell’ultimo posto da sola, chinò il capo e osservò i suoi jeans. Erano tutti stracciati e aveva cucito su di essi la scritta “PUNK IS NOT DEAD”, molti la criticarono per quella scritta, ma a lei non importava, in fondo c’era abituata alle persone che non la accettano per quello che è. A volte le pesava, a volte pensava che fosse una benedizione, altre chiamava Mary e subito si sentiva meglio. Questa volta però sapeva che entrando a scuola sarebbe stata sola . L’autobus si fermò. Amy si alzò per scendere, ma qualcuno la spinse facendola sedere nuovamente. “Quella troia di Sandy!” pensò la brunetta. Sandy era una ragazza incredibilmente bella. I capelli biondi, gli occhi castani simili a quelli di un cerbiatto, era la più amata, odiata, copiata, stimata e disprezzata della scuola.  Il suo vero nome era Sabrina, ma tutti, fin da piccola, l’hanno sempre chiamata Sandy.  “Dovresti saperlo, prima le donne!” Laura, la sua schiavetta che chiamava “amica”, rise. Amy aspettò che passassero e poi si rialzò. La aspettava una lunga giornata e non aveva voglia di replicare.

A prima ora aveva latino, dopo due ore di storia, ricreazione, educazione fisica, inglese e matematica. La mattina sembrò non finire mai voleva che arrivasse la sera il più in fretta possibile!!!

 

Tornata a casa vide sua sorella maggiore, Daisy. Le somigliava molto. Amy pensava che fosse la versione più carina di se stessa. “Buone notizie siamo solo noi due! Il grande a capo è a lavoro e la mamma è da sua sorella!!!” Si sedettero a tavola e accesero la tv mentre aspettavano che si riscaldasse la pizza della sera precedente. Daisy la osservò in silenzio e poi disse: “Esci con Marco stasera?” “Si” La maggiore aspettò qualche secondo. “Non farlo con lui!” esclamò. “Te lo ha detto Mary, non è così?!” Piangendo andò in camera e accese lo stereo. Voleva solo cantare, cantare per gioire. Perché il canto era la sua più grande gioia e la sua più grande sofferenza, la sua più grande certezza e la sua più grande  illusione. Alla radio passarono “Nothing in this world” di Paris Hilton. Mentre cantava scelse trucco e vestiti per quella sera. Avrebbe messo la minigonna rosa e i leggins. Il trucco era leggero e nelle labbra non avrebbe messo niente. Si limò le unghie, mentre continuava ad ascoltare lo stereo. A volte si chiedeva come sarebbe stata la sua vita senza musica. Il pomeriggio lo passò ad ascoltare musica  e a prepararsi per la sera, visto che era sabato e non doveva fare i compiti. Poi finalmente venne l’ora di uscire.  

 

 
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