Open your eyes.

Giovedì, quattro Febbraio 2009. ~


La sabbia scivola dalle mie mani anche se è bagnata. Posso sentire i granelli sfregarmi la manina, alzo lo sguardo. Il mare e il cielo sono un tutt' uno. Argento.Guardo di nuovo la mia manina, e mi rendo conto che è davvero piccola. Sono una bambina.In questo sogno è tutto strano.Sento una voce, è una donna da una casa che dà sulla spiaggia. Ha i capelli scuri, indossa una maglia blu-viola."Mamma." Penso.E' lontana, ma la sua voce arriva alla mia mente lo stesso.-Vieni, che presto arriva papà.-Papà.Clic.Lui, lui arriva. Anzi, no. E' sempre stato lì ad aspettare che lo pensassi.E' sempre stato lì, a guardare."Papà."Corro, salgo le scale stettissime dalla ringhiera alta e rossa di ferro fino in cima, davvero in cima. E' molto alto, la spiaggia è rimpicciolita.Entro, corro in corridoio, la finestra che c'è là in fondo illumina di poco il lungo e stretto andito. Non riesco ad entrare in camera mia, la voce di mia madre mi chiama.Mi giro, è laggiù.E' papà."Ciao piccola." No, forse non dice niente, o forse sorride e basta. Non sento niente, non posso farlo.Sono da lui, adesso mi sta stringendo.Mi tira su, mi fa aggrappare alla sua giacca blu scuro.E' il mio Dio. Lo so, lo posso sentire dentro.Sento il suo odore. No, forse è il suo profumo.E' semplice e inebriante, come una melodia malinconica che ti entra dentro lentamente.Lo sapevo che questo sogno era strano.Oh, santo cielo.Il suo profumo era la realtà a cui mi sono aggrappata, quella notte.Più della sabbia che mi sfregava sulle mani.