"Sapere aude"

La Chiesa di Francesco e l'Islam


Sono persuaso che ogni tempo ha il Papa che si merita e che in articolo di fede e per devozione alla Chiesa di PIETRO  non è dato tranciare imprudenti giudizi o  pronunciare facili apprezzamenti critici sui portamenti della politica estera dello Stato Vaticano. Ma, fatta questa discreta premessa, in termini storici,  con spirito esclusivamente critico-storico. viene naturale e laico fare dei confronti fra i diversi Pontefici che hanno retto la Chiesa sul soglio pontificio in contesti storici certamente diversi.  Intendo dire che se, oggi, ci fosse stato Giovanni Paolo II  (o lo stesso Benedetto XVI), mi chiedo come avrebbe comunicato con i cristiani perseguitati e sottoposti a martirio dai fanatici musulmani in Iraq, la culla della civiltà occidentale. Io penso che le espressioni di condanna del Pontefice polacco sarebbero state più dirette, più energiche, più definite e meno generiche e indeterminate di quelle rivolte da Papa Bergoglio all’ecumene cattolica, dando la impressione a mezzo mondo di non percepire in tutta la sua gravità epocale la tragedia che si sta consumando nell’antica Mesopotamia.Non si tratta, qui, della scomunica comminata a tutti i comunisti dal Pontefice PIO XII nel 1948.  Non si tratta della dottrina di Papa GIOVANNI XXIII,  enunciata dallo scranno del  Concilio Vaticano II sulla distinzione tra l’errore e l’errante. Non si tratta dell’accorato appello rivolto agli “uomini delle Brigate Rosse” dal Papa Paolo VI, perché liberassero, nel 1978, Aldo Moro, importante uomo politico italiano e presidente della Democrazia Cristiana. Non si discute, qui, della scomunica inflitta, recentemente, da Papa FRANCESCO agli uomini della Mafia.   Atti questi, che pure furono e sono stati molto rilevanti e di una drammaticità storica assai sconvolgente,  volta a segnare le svolte più importanti della storia della Chiesa di Roma nei decenni della nostra età.Se un esempio è lecito fare, si tratta, ora, di prendere a modello la risolutezza intrapresa da GIOVANNI PAOLO II, che a partire dai primi anni ’80 del secolo scorso,  con pazienza evangelica e sottile fermezza politica incominciò a minare l’impero sovietico nell’Europa dell’EST, con l’appoggio e la saggezza di un grande uomo di Stato al movimento politico-sindacale di Solidarnosc nella  Polonia  di Lech Walesa, Premio Nobel per la Pace, nel 1983.Questi anni ’80 furono decisivi per la Chiesa di Karol Wojtyla, che rischiò anche di essere ucciso, il 13 maggio del 1981.  A crollare, però,  non fu il Pontefice di Sacra Romana Chiesa, ma il comunismo sovietico e il vergognoso Muro di Berlino, nel 1989. Si realizzavano, così, i disegni della Divina Provvidenza! Certamente, ma furono anche le categorie di Ragione di GIOVANNI PAOLO II  ad imprimere una forte accelerazione al corso della Storia per la tutela dei diritti umani e la progressiva conquista della libertà di centinaia di milioni di uomini oppressi.Si richiede, adesso, da più parti a Papa FRANCSCO I  la stessa fermezza e l’assordante grido di dolore che furono propri di GIOVANNI PAOLO II per debellare le torme barbariche del fanatismo islamico, che, pochi giorni fa, oltre a trucidare intere etnie, non jihadiste, bramoso di sangue innocente e di carneficina, non si è fatto scrupolo di seppellire centinaia di bambini cristiani ancora vivi.Al cospetto di simili macabri orrori, non c’è più diplomazia per temporeggiare, ma urge che l’opinione pubblica mondiale si mobiliti a qualsiasi livello per incoraggiare gli interventi militari ed umanitari dei Paesi  Civili come gli Stati Uniti , l’Inghilterra e la Francia laica e non confessionale, nel solco delle loro tradizioni di combattenti per le Libertà dei popoli e la salvaguardia della nostra millenaria Civiltà.