Oggi, sul blog “Appunti Digitali”, è stato pubblicato un articolo particolarmente interessante (e che mi riguarda da vicino… vedi sotto!), che riflette sui pro e contro della figura dello sviluppatore di software: “E’ giusto pagare un programmatore?“.L’articolo pone l’accento sulla differenza tra una situazione ideale (in cui programmare è un piacere, come se fosse un hobby… l’illusione che tutti hanno nel momento in cui decidono che “da grandi” svilupperanno software) e la a volte dura realtà:programmare è spesso un lavoro sottopagato (stipendio non esaltante, contratto da metalmeccanico, …) (non tutti sanno, magari, che programmare consiste nel passare almeno 8 ore al giorno davanti ad un monitor, costantemente concentrati a non commettere errori sintattici o ancor peggio logici che impedirebbero il funzionamento di un’applicazione);molte volte il proprio software non viene apprezzato;L’articolo è completo (e ne consiglio la lettura), ma omette a mio avviso un aspetto: quanto sia appagante lavorare e programmare per sé stessi. Ok, lo stato italiano fa del suo meglio per mettere i bastoni tra le ruote (cfr. tasse e partita IVA), ma il web (soprattutto quello italiano: su Google Italia c’è ancora pochissima competizione - rispetto alla ricerca internazionale) è un Far West ancora inesplorato, e con un po’ di impegno (e soprattutto costanza) si può sperare in qualche buon risultato…
Programmatore:conviene sviluppare software?
Oggi, sul blog “Appunti Digitali”, è stato pubblicato un articolo particolarmente interessante (e che mi riguarda da vicino… vedi sotto!), che riflette sui pro e contro della figura dello sviluppatore di software: “E’ giusto pagare un programmatore?“.L’articolo pone l’accento sulla differenza tra una situazione ideale (in cui programmare è un piacere, come se fosse un hobby… l’illusione che tutti hanno nel momento in cui decidono che “da grandi” svilupperanno software) e la a volte dura realtà:programmare è spesso un lavoro sottopagato (stipendio non esaltante, contratto da metalmeccanico, …) (non tutti sanno, magari, che programmare consiste nel passare almeno 8 ore al giorno davanti ad un monitor, costantemente concentrati a non commettere errori sintattici o ancor peggio logici che impedirebbero il funzionamento di un’applicazione);molte volte il proprio software non viene apprezzato;L’articolo è completo (e ne consiglio la lettura), ma omette a mio avviso un aspetto: quanto sia appagante lavorare e programmare per sé stessi. Ok, lo stato italiano fa del suo meglio per mettere i bastoni tra le ruote (cfr. tasse e partita IVA), ma il web (soprattutto quello italiano: su Google Italia c’è ancora pochissima competizione - rispetto alla ricerca internazionale) è un Far West ancora inesplorato, e con un po’ di impegno (e soprattutto costanza) si può sperare in qualche buon risultato…