"PSICOLOGO NATO"

INVIATOMI DA ANTOLOGIA


  Il rischio degli inascoltati Chiedere ma senza crederci «Prega­te in­ces­santemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche» ( Ef 6,18). Eterno dialogo tra terra e cielo, la preghiera da sempre svela il bisogno dell’uomo di rivolgersi a Dio, di lodarlo quando tutto va per il verso giusto, ma soprattutto di chiedere soccorso nel momento del bisogno: «Vieni presto, Signore, in mio aiuto» ( Sal 70), implora il salmista. Perfino Gesù, pur sapendo che avrebbe avuto ogni potere sul cielo e sulla terra, spesso si ritirava solo a pregare e nel momento dell’angoscia ha avuto l’umiltà d’implorare Dio: «Padre, allontana da me questo calice». Più volte il Maestro ha insegnato ai discepoli a pregare: «Quando pregate non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe…, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto» ( Mt 6,5.6). Gesù conosceva bene il cuore dell’uomo e ben sapeva che ogni volta che c’è crisi di fede la preghiera si svuota del suo afflato interiore e le preghiere subentrano alla preghiera. Quasi a nascondere la confusione sia pure innocente tra superstizione e fede, la preghiera diviene culto, rito, tradizione, come se bastasse recitare un’orazione per assicurarsi la protezione divina. Eppure, pregare per chiedere è lecito, anzi, chi non ha l’umiltà di chiedere tradisce un atteggiamento di autosufficienza e, chiuso nella sfera della razionalità, imbrigliato nelle leggi della natura, dimentica che nulla è impossibile a Dio.