Creato da: 1carinodolce il 08/06/2008
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Post n°475 pubblicato il 23 Novembre 2009 da 1carinodolce

  

[IN QUESTO PERIODO  QUAL è IL TUO
DESIDERIO/BISOGNO  PRINCIPALE ?]

 

 _____

 

ECCO LA PRIMA CHE MI VIENE IN MENTE,

MA NON è (AFFATTO) LA + BELLA 

 

http://www.youtube.com/watch?v=sJz4L3482lM 

 

PER ORA AGGIUNGO  LA  PIù CHE SPLENDIDA (ANCHE QUESTA PERò
è FAMOSISSIMA, MA GIUSTAMENTE, meritatamente) 

 

http://www.google.it/search?as_q=STARGAZER+RAINBOW&hl=it&num=30&btnG=Cerca+con+Google&as_epq=&as_oq=&as_eq=&lr=&cr=&as_ft=i&as_filetype=&as_qdr=all&as_occt=any&as_dt=i&as_sitesearch=youtube.com&as_rights=&safe=images 

 

 

http://truemetal.it/reviews.php?op=albumreview&id=6549 

 

     

 
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Commenti al Post:
Antologia2
Antologia2 il 25/11/09 alle 15:02 via WEB
Ciao, Gius! Come va? Buona giornata!
(Rispondi)
 
Antologia2
Antologia2 il 25/11/09 alle 18:35 via WEB
L’individualismo è un tentativo di risolvere i problemi vecchio come l’uomo, implicando il rapporto tra il proprio bene e il bene altrui, la tensione tra io e comunità. Il fatto di non vivere da soli, bensì di essere sempre all’interno di una comunità, ci costringe a decidere in continuazione il modo di affrontare questo paradosso. Noi siamo chiamati a vivere questa sfida in un contesto culturale in cui la risposta a questa tensione sembra palese: l’individualismo. Detto con una frase: io raggiungo meglio il mio bene se prescindo dagli altri. Di più: l’individualista vede nell’altro una minaccia per raggiungere lo scopo della propria felicità. È quanto si può riassumere nello slogan che definisce l’atteggiamento proprio di questa mentalità: homo homini lupus. Ma dicendo così la modernità si mostra incapace di dare una risposta esauriente, vale a dire che contempli tutti i fattori in gioco. Infatti la concezione individualista risolve il problema cancellando uno dei poli della tensione. E una soluzione che deve eliminare uno dei fattori in gioco, semplicemente, non è una vera soluzione. Fino a quale punto questa impostazione è sbagliata si vede dal fatto, emerso clamorosamente, della sempre più urgentemente sentita richiesta di regole. Quanto più l’altro è concepito come un potenziale nemico, tanto più viene a galla la necessità d’un intervento dall’esterno per gestire i conflitti. Questo è il paradosso della modernità: più incoraggia l’individualismo, più è costretta a moltiplicare le regole per mettere sotto controllo il “lupo” che ognuno di noi si rivela potenzialmente essere. Il clamoroso fallimento di questa impostazione è oggi davanti a tutti, malgrado i tentativi di nasconderlo. Non ci saranno mai abbastanza regole per ammaestrare i lupi. Questo è l’esito tremendo quando si punta tutto sull’etica invece che sull’educazione, cioè su un adeguato rapporto tra l’io e gli altri. Ma non è tanto l’incapacità delle regole a costituire il problema. La vera questione è che l’individualismo è fondato su un errore madornale: pensare che la felicità corrisponda all’accumulo. In questo la modernità dimostra ancora una volta la mancanza di conoscenza dell’autentica natura dell’uomo, di quella sproporzione strutturale di leopardiana memoria. Per questo l’individualismo, ancor più che sbagliato, è inutile per risolvere il dramma dell’uomo. Inoltre occorrerebbe aggiungere anche un ulteriore inganno, proclamato dal potere dominante: che si possa essere felici a prescindere dagli altri.
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 29/11/09 alle 00:08 via WEB
Ciao, Bello! Grazie X Avermi Consigliato SEPARATE WAYS (dei Journey) ... È Fantastica! Bacii
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1carinodolce
1carinodolce il 01/12/09 alle 23:57 via WEB
COSA PENSI DEL FILM 'LE VITE DEGLI ALTRI'??
(Rispondi)
 
1carinodolce
1carinodolce il 01/12/09 alle 23:59 via WEB
COSA PENSATE DEL FILM 'LE VITE DEGLI ALTRI'??
(Rispondi)
 
1carinodolce
1carinodolce il 06/12/09 alle 20:07 via WEB
_http://www.poliziadistato.it/pds/informatica/_
(Rispondi)
 
filtr
filtr il 07/12/09 alle 18:53 via WEB
ciao
(Rispondi)
 
virgola_df
virgola_df il 23/12/09 alle 21:15 via WEB
Buon Natale, per ogni sorriso che saprai donare, per ogni gesto d'amore che saprai compiere, per ogni carezza che saprai dare … doni questi assai preziosi perchè rendono felici non solo chi li riceve, ma anche chi li dona.
Auguri di cuore …
virgola
(Rispondi)
 
ciubini.enrico
ciubini.enrico il 24/12/09 alle 07:33 via WEB
NON PERDIAMO LA SPERANZA DI UNA VITA MIGLIORE BUON NATALE ENRICO
(Rispondi)
 
Antologia2
Antologia2 il 27/12/09 alle 02:03 via WEB
Il business degli psicofarmaci ai bambini Psicofarmaci per bambini. Una moda pericolosa Undici milioni di prescrizioni di antidepressivi e 2,5 milioni di antipsicotici ai giovani ogni anno. Le prescrizioni di psicofarmaci sono in continuo aumento in Occidente e tale aumento sembra non avere sempre una giustificazione clinica. Il cambiamento di paradigma culturale ha molto a che vedere con gli interessi dell'industria farmaceutica… di José María Simón Castellví Presidente della Federazione Internazionale delle Associazioni Mediche Cattoliche Undici milioni di prescrizioni di antidepressivi e 2,5 milioni di antipsicotici ai giovani ogni anno. Negli Stati Uniti la probabilità per un bambino o una bambina orfani di assumere farmaci è sedici volte superiore alla media. E una visita dallo psichiatra su cinque da parte di una persona giovane si conclude con una ricetta di un antipsicotico. Sono i dati raccolti dal nostro gruppo di lavoro; la federazione che ho l'onore di presiedere è preoccupata per l'allarmante aumento delle prescrizioni di psicofarmaci ai bambini, soprattutto negli Stati Uniti. Tuttavia, l'aumento incessante di tali prescrizioni si osserva in tutti i Paesi del cosiddetto mondo occidentale (300% in più negli ultimi dieci anni). La percentuale dei giovani che prendono uno o più farmaci per il trattamento di problemi di comportamento è del 9% negli Stati Uniti, del 6% in Gran Bretagna e del 3% in Australia. Non si spiegano le differenze che ci possono essere fra un bambino o un giovane australiano e uno nordamericano... Ci si può chiedere se questo tasso di prescrizioni sia giustificato dall'evidenza delle prove cliniche, se tali farmaci siano sicuri ed efficaci, o se sia realmente necessaria la polimedicazione. Sarebbe interessante capire perché c'è una maggiore incidenza di depressioni negli Stati Uniti e in altri paesi ricchi rispetto ai paesi poveri o se i medici che prescrivono di routine gli psicofarmaci seguono i mandati etici e scientifici della medicina basata sull'evidenza. Le diagnosi di iperattività o di disturbi del comportamento sono frequentemente associate alla prescrizione di antipsicotici, per cui possiamo dedurre che questi farmaci si utilizzano per controllare irritabilità e aggressività e si aggiungono agli stimolanti che paradossalmente si prescrivono contro l'iperattività. Gli studi sull'uso di antipsicotici nei bambini sono pieni di serie limitazioni metodologiche, che includono campioni troppo piccoli, test aperti o scarsa evidenza. In molte occasioni la necessaria "cecità" nelle prove cliniche (né il medico né il piccolo paziente o i suoi genitori sanno se prende un farmaco o un placebo) non si applica o è molto difficile da mettere in pratica. Vediamo alcune spiegazioni dell'aumento delle diagnosi e delle prescrizioni. L'infanzia e il passaggio alla vita adulta in Occidente sono drasticamente cambiati per molte ragioni ben note alla comunità cattolica: la crisi della famiglia estesa, l'aumento dei divorzi e delle famiglie monoparentali, l'incentrarsi più sull'individuo e meno sulle relazioni interpersonali, sulla famiglia o sulla comunità, i cambiamenti di vita dovuti alla secolarizzazione, al materialismo e al consumismo. La depressione, l'ansia e le condotte aggressive sono quindi in aumento in Occidente. I comportamenti dei bambini devono essere intesi come un riflesso del loro contesto di vita. L'aumento dei problemi emozionali e di comportamento in bambini e adolescenti ha la sua genesi in una società iperstimolata, dove le immagini dei mezzi di comunicazione saturano il desiderio di sazietà, di felicità e di beni materiali della persona, offrendole aspettative irreali. Quelli che non si adeguano agli standard di comportamento e di controllo definiti dai genitori, dalle scuole e dai governi, si trasformano in "problemi" che si devono risolvere. E la risposta automatica è molto spesso la prescrizione di un farmaco. Il distress del bambino si riduce a una "alterazione biochimica". Man mano che si realizzano sempre più diagnosi e che sempre più pazienti e personale medico si sentono a proprio agio rispondendo con la medicalizzazione, l'alterazione medica diviene strutturale e definisce secondo la propria convenienza la situazione di "normalità" di un comportamento infantile. La medicalizzazione fa aumentare l'influenza degli "esperti" che prescrivono farmaci e, nello stesso tempo, si consolida nella cultura dominante. E le diagnosi possibili sono sempre di più; si è passati da 50 a 400 dal primo Diagnostic and Statistical Manual della American Psychiatric Association. Purtroppo questa situazione rende molto difficili o impossibili altre terapie o approcci che potrebbero a loro volta recare benessere ai bambini, alle loro famiglie e alla società. È giusto interrogarsi anche sul ruolo svolto in questo campo dal desiderio di lucro dell'industria. Molti studi clinici sono finanziati dall'industria farmaceutica. Ed esiste una correlazione diretta fra il finanziamento dello studio e i suoi risultati. I centri accademici e le agenzie governative, come pure il discredito pubblico, l'autocontrollo o le sentenze giudiziarie, sono un freno solo parziale alle pratiche abusive di una certa industria. È molto difficile che l'informazione sui farmaci non sia influenzata, in qualche modo, dall'industria che li vende. Per esempio, l'American Psychiatric Association ha ricevuto nel 2006 un terzo del proprio finanziamento (62,5 milioni di dollari) dall'industria farmaceutica ("New York Times", 7/12/2008). Discernere fra buona scienza (che esiste) e buon marketing (che a sua volta esiste) non è sempre facile. Possiamo di conseguenza affermare che le prescrizioni di psicofarmaci sono in continuo aumento in Occidente, che tale aumento sembra non avere sempre una giustificazione clinica, che il cambiamento di paradigma culturale ha molto a che vedere con ciò e che gli interessi dell'industria farmaceutica spiegano in parte questo aumento. I dati con cui lavoriamo nella Fiamc non sono infallibili; alla loro base c'è, comunque, un lavoro molto completo, fatto in buona fede e tenendo conto della medicina basata sull'evidenza. Non siamo per principio contro l'uso dei psicofarmaci nei bambini; in alcune occasioni sono necessari. Siamo però contrari al loro abuso o uso non corretto. Noi medici dobbiamo pensare sempre ad altre possibilità prima di prescrivere un farmaco a un bambino. Per questo, come si legge nei nostri statuti, collaboriamo allo sviluppo della professione medica e promuoviamo la salute e il lavoro sociale, specialmente nei nostri involontari piccoli pazienti. L'Osservatore Romano - 24 dicembre 2009
(Rispondi)
 
Antologia2
Antologia2 il 27/12/09 alle 02:07 via WEB
Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che la famiglia è una realtà sociale la cui esistenza dipende dalla differenza dei compiti fra l’uomo e la donna: l’uomo e la donna devono riconoscere e accettare la propria identità perché la vita familiare, l’armonia della coppia e della società dipendono dal modo in cui si vivono e si sviluppano le differenze e le complementarietà fra l’uomo e la donna ( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.372,2333, 2203 ). Donata Francescato, che insegna psicologia di comunità nell’università di Roma, ha effettuato un’ampia ricerca sociologica sui motivi della dissoluzione familiare. Il fattore che maggiormente ricorre nella dinamica delle separazioni è la perdita del ruolo tradizionale della donna all’interno della famiglia: dove è maggiormente mutato il ruolo della donna, dove la donna è più interessata all’ambiente extrafamiliare, lì è più elevato il tasso delle separazioni ( cfr Donata Francescato, Quando l’amore finisce, Il Mulino, Bologna 1992, p.157 ). In tutti i paesi occidentali l’impennata del numero dei divorzi si è avuta nel periodo in cui è avvenuto un forte aumento dell’ingresso delle donne nel mercato del lavoro e il tasso di divorzio resta direttamente proporzionale al tasso di lavoro extrafamiliare svolto dalle donne ( cfr ivi, p.55). Ciò che incide maggiormente nella disgregazione familiare è, dopo la mancanza di interessi comuni, la perdita del ruolo tradizionale della donna all’interno della famiglia ( cfr ivi, p.57 ). Da un punto di vista psicologico, la fine della divisione dei compiti fra l’uomo e la donna comporta la fine della complementarietà e questa la fine del bisogno dell’altro come soggetto complementare di una relazione esistenziale che vada oltre il semplice e momentaneo incontro di tipo genitale. L’identità nasce dalla consapevolezza fra ciò che in noi è uguale agli altri e ciò che è diverso dagli altri. L’amore nasce dalla giusta disuguaglianza fra persone equivalenti cioè di uguale valore: ogni individuo, infatti, si dirige verso l’individuo diverso da lui per completarsi. Tanto maggiori sono le differenze, tanto più investono tutti i livelli della persona, tanto maggiore sarà il bisogno vicendevole di relazionarsi, di completarsi e di aiutarsi: come nel magnetismo, tanto più i poli sono diversi, tanto più essi si attraggono. Possiamo dare e ricevere solo ciò che abbiamo di diverso e specifico: nessuno ha bisogno di ricevere ciò che già possiede. L’incontro tra due persone uguali, per la costruzione di una società comune, produce soltanto conflittualità e competizione: l’amore e la fecondità hanno bisogno di armonia e l’armonia è l’unità nella diversità. La perdita dei ruoli determina con il tempo una perdita dell’identità di genere: sono fenomeni interdipendenti, l’uno provoca l’altro. Da ricerche sociologiche recenti sono emersi fenomeni sociali crescenti di androginia e di indifferenziazione ( cfr Donata Francescato, op.cit., p.158).
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 02/02/10 alle 01:35 via WEB
troppo interessanti questi commenti!
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Antologia2
Antologia2 il 27/12/09 alle 02:07 via WEB
Il bisogno di identità non è una tendenza indotta dall’ambiente ma un bisogno cognitivo fondamentale il quale, se non viene soddisfatto, genera disagio e alienazione, aumentando i conflitti familiari e sociali ( cfr Irenaus Eibl-Eibesfeldt, Etologia Umana, le basi biologiche e culturali del comportamento, Bollati-Boringhieri, Torino,1998, p.410 ).
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Antologia2
Antologia2 il 27/12/09 alle 02:07 via WEB
La tendenza a gustare il frutto proibito Una delle cause che spinge l’essere umano verso la strada dell’amore libero è la tendenza a gustare il frutto proibito. Il poeta pagano Ovidio, nato nel 43 avanti Cristo, che fu l’idolo della gioventù aristocratica romana, di cui interpretava le esigenze edonistiche, descrive il fascino particolare del proibito nelle relazioni sessuali:- tendiamo sempre verso ciò che è proibito e desideriamo soprattutto quello che ci è negato (…) ciò che è lecito non dà piacere, quello che è proibito infiamma (…) spesso l’amore appagato si muta in noia e procura fastidio, come un cibo troppo dolce”- ( Publio Ovidio Nasone, La saggezza degli antichi, a cura di Federico Roncoroni, Milano 1993, pp.335-336 ). Che cos’è propriamente il proibito? Il proibito - da pro habere – è ciò che abbiamo davanti e quindi ciò che è lontano da noi. Tutto quello che è lontano dalla nostra esperienza e dalla nostra conoscenza può essere più facilmente trasformato in un oggetto del desiderio: la lontananza permette di proiettare nell’altro i nostri sogni, le nostre fantasie, i nostri desideri illusori. In questi casi l’attrazione non avviene nei confronti di un individuo reale del quale condividiamo tutti gli aspetti della vita e della personalità, con i suoi difetti, le sue esigenze, le sue sofferenze, ma l’attrazione è determinata soprattutto da un’idea che ci siamo fatti di una data persona: questa idea preconcetta, dettata dal bisogno e dalla speranza, trasforma e nasconde la realtà dell’altro grazie alla lontananza, trasforma l’altro in un – contenitore - delle nostre fantasie sessuali e / o sentimentali. Questo gusto del proibito nasce da una separazione o frattura psicologica che si produce fra il sesso – inteso in senso lato come sensibilità, sentimento, passione – e l’amore, che è lo stare insieme con la realtà e la totalità della persona dell’altro: si tratta di una separazione che origina dalla tendenza umana al piacere momentaneo e disordinato. Questa situazione di disordine e di separazione fra le passioni e l’amore e la difficoltà ad unire le diverse componenti psicologiche, presente in ogni essere umano, può essere potenziata e aggravata da alcune situazioni particolari: l’aver ricevuto un’educazione cosiddetta – asessuale -, una problematica conflittuale non risolta con il genitore dello stesso sesso – che possiamo comprendere nella nozione generica detta complesso di Edipo -, i rapporti pre-matrimoniali, le convivenze e i cosiddetti matrimoni per esperimento. Prima di parlare dettagliatamente di queste situazioni occorre capire che cos’è il piacere disordinato
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Antologia2
Antologia2 il 27/12/09 alle 02:08 via WEB
Piaceri e felicità Felicità deriva da fertile ed una pianta per essere fertile, per dare frutto, presuppone un itinerario, un processo: la semina, la coltivazione, lo sviluppo, la potatura e la raccolta. Per un uomo essere fertile significa vivere in armonia con le leggi fondamentali della realtà e con la propria natura: cioè in armonia con tutte le componenti della propria personalità. Questo presuppone un cammino perfettibile e mai perfetto attraverso il quale l’uomo cerca di conoscere sempre meglio la verità e di metterla in pratica e presuppone un itinerario attraverso il quale la persona cerca di riportare ad unità e secondo un ordinamento gerarchico le potenze dell’anima che sono entrate in conflitto a causa del peccato originale: in ogni uomo c’è il bisogno di integrare e coordinare le passioni con la volontà, la volontà con la ragione e la ragione con la verità e da questo processo, che intende ordinare tutte le potenze dell’anima fra di loro e nei confronti della verità, nasce propriamente la condizione che chiamiamo felicità. San Tommaso d’Aquino spiega che la felicità consiste primariamente nell’attività intellettuale - che è propria dell’essere umano - e risulta soprattutto dalla contemplazione della verità: secondariamente la felicità ha carattere affettivo perché rendendo l’uomo felice in ciò che gli è essenziale, tutto l’uomo diventa felice in ogni sua dimensione ed attività ( cfr San Tommaso d’Aquino, II Sent. d. 4, q. 1, a. 1; Summa Teologica I- II, q. 3, a. 4). La felicità – fertilità è dunque uno stato, una condizione incipiente e perfettibile fondata su un processo che si concluderà in Paradiso, con uno stato di felicità perfetta. I piaceri sono buoni solo quando sono il risultato e la conseguenza della realizzazione di obbiettivi giusti ed adeguati: il piacere ed il desiderio sono fattori da ordinare e da vivere all’interno di un processo che intende integrare e coordinare gerarchicamente le potenze dell’anima fra di loro e nei confronti della verità. Il piacere disordinato è il piacere momentaneo di una facoltà che entra in contrasto con le altre componenti della personalità, con i bisogni di natura spirituale che, nell’uomo, si trovano sempre mescolati con forme inferiori e biologiche di bisogni ed entra in conflitto con le leggi fondamentali della natura che l’uomo è in grado di conoscere mediante la sua ragione (vedi paragrafo su istinti e bisogni umani ).
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Antologia2
Antologia2 il 27/12/09 alle 02:08 via WEB
Giuseppe Cesari, ordinario di psicologia clinica all’università di San Diego in California, dice che l’aspetto specifico della natura umana è il bisogno di significato e introduce in psicologia il concetto di fecondità che è analogo a quello di felicità: felice è il termine corradicale di fecondo. Secondo Cesari, ad esempio, nel campo sessuale la genitalità risulta pienamente soddisfacente solo se è vissuta all’interno di un’autentica relazione d’amore perché, altrimenti, rimane inappagato quel bisogno fondamentale, vero – basic need – che consiste nell’essere in una vera relazione con l’altro (cfr Giuseppe Cesari, in Giuseppe Cesari e Maria Luisa Di Pietro, L’educazione della sessualità, La Scuola, Brescia 1996, pp. 27-38 e 46-50 ). Il piacere è propriamente la quiete che si ha nel raggiungere e possedere l’obbiettivo del proprio desiderio, mentre il desiderio è il movimento verso un obbiettivo. Quando l’oggetto del proprio desiderio è inadeguato – in quanto non naturale e non conforme alla giustizia – il possesso è imperfetto rispetto alle aspettative per colpa della inadeguatezza della cosa posseduta nei confronti delle esigenze più profonde della persona, il piacere momentaneo viene frustrato perché l’uomo si sente insoddisfatto e diviso, contemporaneamente schiavo del male fatto e deluso dal piacere ottenuto: il movimento del desiderio non cessa ma diventa ossessivo e non si ha il vero piacere che è la quiete di tutte le facoltà nel bene amato. Dal movimento ossessivo del desiderio nasce il – culto – della novità e del cambiamento perché quando la realtà, con il suo ordine e le sue finalità, viene sostituita e deformata dall’immaginazione, l’intelligenza, privata dell’oggetto suo proprio, non è mai sazia del nutrimento inconsistente che le viene offerto e ne reclama subito un altro perché finché si viaggia verso un falso obbiettivo si può continuare a sognare ma quando ci si ferma per possederlo esso delude le aspettative. Nel caso della genitalità, ad esempio, quando il sesso viene privato del suo ordine e della sua finalità, quando viene separato dall’amore autentico e dalla tenerezza, gli atti sessuali – disordinati – producono assuefazione ma non attenuano il bisogno sessuale il quale, ad ogni ripetizione, viene esaltato: l’innalzamento della soglia richiede l’aumento continuo dello stimolo sessuale, la ricerca della novità e del cambiamento, la ricerca di nuove perversioni per ottenere lo stesso effetto.
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Antologia2
Antologia2 il 27/12/09 alle 02:11 via WEB
1991 Emblematico è il libro dello psicoterapeuta americano Jack Morin che, nella ricerca di nuove perversioni da giustificare e propagandare, introduce alla pratica del – fisting - . ********************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************************** ( cfr Jack Morin, Il piacere negato, fisiologia del rapporto anale, trad.it.,editori riuniti, Roma 1994, pp. 111-112 ). Tra l’uomo e le passioni disordinate, tra l’uomo e le cattive abitudini si può venire a creare un rapporto e si può attivare un meccanismo analogo a quello che s’instaura nel caso delle tossicodipendenze: ogni abitudine sbagliata, anche se impedisce la felicità dell’individuo, ne determina uno stato di schiavitù, un circolo vizioso fatto di delusioni e di ricerca ossessiva di piaceri momentanei ottenuti aumentando la – dose – o attraverso la ricerca di nuovi oggetti di – perversione -.
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Antologia2
Antologia2 il 27/12/09 alle 02:12 via WEB
Rollo May, il padre della psicologia esistenzialista americana, spiega che ogni atteggiamento sbagliato porta con sé la sua sofferenza e la sua delusione ma, quando si instaura una forma di dipendenza, la persona non riesce più ad utilizzare la sofferenza e la delusione in modo costruttivo e cioè mettendole in relazione con l’atteggiamento sbagliato ma, a causa dell’abitudine e dell’illusione, finisce per trasformarle in un circolo vizioso ( cfr Rollo May, L’arte del counseling, il consiglio, la guida, la supervisione, trad. it., casa editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1991, pp 98-102 ).
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Antologia2
Antologia2 il 27/12/09 alle 02:15 via WEB
http://www.paginecattoliche.it/amore2.htm#La tendenza a gustare il frutto proibito Bruto Bruti
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Antologia2
Antologia2 il 27/12/09 alle 02:15 via WEB
http://www.paginecattoliche.it/amore2.htm#La tendenza a gustare il frutto proibito Bruto M. Bruti
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virgola_df
virgola_df il 30/12/09 alle 01:00 via WEB
Anche quest’anno è volato via! Un altro arriverà e chissà cosa ci porterà! Sarà bello? Sarà brutto? Noi accetteremo tutto e ... in qualunque modo andrà ... anche lui poi passerà! Ma quel che di più conta è quel che dentro i nostri occhi e in fondo all'animo ... sempre e per sempre ... tempo dopo tempo ... ognuno a suo modo ... comunque lascerà! Inarrestabili moti di mare ... pezzi di infinito!
AUGURI DI CUORE PER UN SERENO E GIOIOSO 2010!
virgola
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ciubini.enrico
ciubini.enrico il 31/12/09 alle 05:41 via WEB
IDEALMENTE SIETE TUTTIINVITATI ALCONCERTO IN PIAZZA DUOMO A MILANO PER FESTEGGIARE INIEME L'ARRIVO DEL NUOVO ANNO CON AFFETO...ENRICO
(Rispondi)
 
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