Il regista e sceneggiatore è abile nel ritrarre l’ambiente intellettuale di Dreyman, dove convivono artisti totalmente asserviti al regime (il regista dell’ultimo lavoro di Dreyman), contestatori tollerati (il giornalista Hauser) e non tollerati (il regista Jerska, che finirà suicida, provocando il decisivo soprassalto di coscienza di Dreyman), e figure rare e preziose come lo stesso drammaturgo Dreyman, amato a Est e Ovest grazie alla sua straordinaria sensibilità per l’umano che lo rende grande creatore di personaggi, ma anche e prima di tutto una persona davvero amabile (per lo spettatore, ma presto, naturalmente, anche per l’uomo incaricato di sorvegliarlo per sorprenderne il tradimento).
Allo stesso modo risulta credibile e tragicamente condivisibile il dramma racchiuso nella storia d’amore tra Dreyman e la sua attrice, Krista Maria, talmente insicura da diventare schiava degli psicofarmaci e incapace di negare i suoi favori ad un potente.
Rifacendosi a leggi fisiche, verrebbe da dire che per il burocrate Wiesler è impossibile continuare ad osservare il suo sistema senza turbarne gli equilibri (e infatti è proprio lui a convincere Krista a tornare tra le braccia di Georg e così, indirettamente, a convincere lo scrittore che non è più il momento di temporeggiare nel suo idillio con il regime), anche se in termini drammaturgici è tanto più importante il cambiamento che il “sistema” osservato provoca nell’osservatore.
E se, come sosteneva Lenin, non si può ascoltare l’Appassionata e poi continuare a portare a termine una sanguinosa Rivoluzione, così sono le parole, la musica (La sonata degli uomini buoni che Jerska ha regalato a Dreyman per il suo compleanno), cioè l’arte intesa nel suo senso più alto ed eticamente connotato, e la vita stessa dell’inconsapevole scrittore a provocare un irrevocabile cambiamento nella vita di W. |