Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che la famiglia è una realtà sociale la cui esistenza dipende dalla differenza dei compiti fra l’uomo e la donna: l’uomo e la donna devono riconoscere e accettare la propria identità perché la vita familiare, l’armonia della coppia e della società dipendono dal modo in cui si vivono e si sviluppano le differenze e le complementarietà fra l’uomo e la donna ( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.372,2333, 2203 ).
Donata Francescato, che insegna psicologia di comunità nell’università di Roma, ha effettuato un’ampia ricerca sociologica sui motivi della dissoluzione familiare. Il fattore che maggiormente ricorre nella dinamica delle separazioni è la perdita del ruolo tradizionale della donna all’interno della famiglia: dove è maggiormente mutato il ruolo della donna, dove la donna è più interessata all’ambiente extrafamiliare, lì è più elevato il tasso delle separazioni ( cfr Donata Francescato, Quando l’amore finisce, Il Mulino, Bologna 1992, p.157 ).
In tutti i paesi occidentali l’impennata del numero dei divorzi si è avuta nel periodo in cui è avvenuto un forte aumento dell’ingresso delle donne nel mercato del lavoro e il tasso di divorzio resta direttamente proporzionale al tasso di lavoro extrafamiliare svolto dalle donne ( cfr ivi, p.55).
Ciò che incide maggiormente nella disgregazione familiare è, dopo la mancanza di interessi comuni, la perdita del ruolo tradizionale della donna all’interno della famiglia ( cfr ivi, p.57 ).
Da un punto di vista psicologico, la fine della divisione dei compiti fra l’uomo e la donna comporta la fine della complementarietà e questa la fine del bisogno dell’altro come soggetto complementare di una relazione esistenziale che vada oltre il semplice e momentaneo incontro di tipo genitale. L’identità nasce dalla consapevolezza fra ciò che in noi è uguale agli altri e ciò che è diverso dagli altri. L’amore nasce dalla giusta disuguaglianza fra persone equivalenti cioè di uguale valore: ogni individuo, infatti, si dirige verso l’individuo diverso da lui per completarsi. Tanto maggiori sono le differenze, tanto più investono tutti i livelli della persona, tanto maggiore sarà il bisogno vicendevole di relazionarsi, di completarsi e di aiutarsi: come nel magnetismo, tanto più i poli sono diversi, tanto più essi si attraggono. Possiamo dare e ricevere solo ciò che abbiamo di diverso e specifico: nessuno ha bisogno di ricevere ciò che già possiede. L’incontro tra due persone uguali, per la costruzione di una società comune, produce soltanto conflittualità e competizione: l’amore e la fecondità hanno bisogno di armonia e l’armonia è l’unità nella diversità.
La perdita dei ruoli determina con il tempo una perdita dell’identità di genere: sono fenomeni interdipendenti, l’uno provoca l’altro. Da ricerche sociologiche recenti sono emersi fenomeni sociali crescenti di androginia e di indifferenziazione ( cfr Donata Francescato, op.cit., p.158). |