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TERMOLI MOLISE 2014

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Scoprire l'identità per incontrare l'altro

Post n°12 pubblicato il 10 Gennaio 2015 da GiuseppeLivioL2


   

«Prof, io ho paura. La gente guarda me e i miei amici come se fossimo dei potenziali terroristi pronti a entrare in azione. Ma io cosa c’entro con “quelli”?».
«Anche io ho paura. Da “quelli” c’è da aspettarsi di tutto. Ma io e te abbiamo qualcosa in comune, oltre la paura. Dobbiamo scoprirlo insieme».
Dialogo tra uno studente marocchino e l’insegnante di italiano nel corridoio di una scuola superiore di Milano, durante l’intervallo.
Un dialogo indotto dai fatti di questi giorni, rivelatore dei sentimenti che albergano nei cuori e nelle menti di tanti.
E chissà quanti altri dialoghi simili a questo si sono dipanati, dopo l’attentato di Parigi, nei bar, sugli autobus, nella case di tanti italiani e di tanti stranieri.
            
Un amico solitamente “aperto-democratico-dialogante”, icona perfetta del politically correct, ha intimato al figlio quindicenne: «Non andare più a mangiare il kebab nel locale del turco sotto casa, meglio cambiare aria di questi tempi».
Da indizi elementari, ma altamente indicativi come questo, si potrebbe dire che i terroristi, se non hanno vinto la guerra, si sono già aggiudicati una battaglia.
   
Tra i loro obiettivi c’è esattamente quello di diffondere la paura e di dividere le persone. Ma come si vince la paura? Cosa permette di guardare in faccia coloro che proclamano di amare la morte, che nutrono in cuore il desiderio di un (falso) martirio figlio di una pulsione nichilista? Come possiamo guardarli a testa alta?
Non basta gridare «Je suis Charlie», anzi non serve proprio. Ci vuol altro. Ci vuole qualcosa che tenga in piedi la vita, che la alimenti ogni giorno secondo una inarrestabile positività che può essere figlia solo di certezze elementari. Come quella di avere in comune qualcosa di importante, di irrinunciabile, con chi ci sta intorno.
 
E di poterne fare il collante che permette di vivere insieme.
La Bibbia usa un termine che nei secoli è stato spesso corrotto ed equivocato: il “cuore”.
C’è, al fondo, di ogni uomo e di ogni donna, l’aspirazione al bene, al giusto, al vero, quello che chiamiamo comunemente “senso religioso”.
Una tensione positiva che rischia però – se non viene costantemente educata – di inaridirsi, o addirittura di corrompersi, fino a degenerare in un’ideologia che fa della fede uno strumento per affermare un potere e distruggere l’alterità.
   
È un rischio sempre in agguato, con il quale il mondo islamico sta facendo drammaticamente i conti da molti anni e che mina i sinceri tentativi di misurarsi con la modernità, che pure non mancano. È un rischio storicamente affrontato anche dai cristiani, e dal quale neppure oggi essi possono dichiararsi esenti. Per i seguaci di Gesù questa è una stagione di nuove sfide alle quali è impossibile sottrarsi.
È il tempo di riscoprire radici troppo a lungo dimenticate e sempre più disprezzate dalla mentalità dominante, di riappropriarsi nuovamente della propria identità, rifuggendo la tentazione di considerarla un’alabarda da calare sulla testa del “nemico” ma facendone invece una risorsa che consente di ri-capire chi siamo e come possiamo incontrare tutti.

Non uno specchio in cui rimirare le proprie sembianze, ma una finestra aperta sulla realtà.
Due secoli fa Goethe scriveva:
«Ciò che hai ereditato dai tuoi padri devi conquistarlo di nuovo, per possederlo nuovamente».
Parole che pesano e danno un’indicazione anche per l’oggi.
Solo accettando la sfida della riconquista personale di ciò che ci costituisce, potremo diventare capaci di vincere la paura e di resistere a chi ama la morte più della vita.

 

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Commenti al Post:
Lita890dgl0
Lita890dgl0 il 10/01/15 alle 07:32 via WEB
il tuo ragionamento è molto democratico Gius! Purtroppo la loro società è loro modo di vivere e ragionare completamente incompatibile con modo nostro. Noi per loro siamo esseri viventi che non hanno diritto di vivere... la prima volta in vita mia io aprivo la decisione della polizia in Francia. ABBATTERE!Mi è piaciuta questa loro decisione Come un animale che ha la rabbia! Con terrorismo e violenza e la straffottentenza verso altri umani non deve essere nessun altro ragionamento. ..non c'e nulla da capire a comprendere. ABBATTERE! perché loro senza riflettere su chi siamo e quali sino i nostri diritti , premono grilletto e uccidono. Buon weekend Gius! Elena
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Rosa M. il 23/01/15 alle 13:08 via WEB
Nella marea di sdegno e lacrime generali e bipartisan, qualcosa non va, c’è un che di falso e stordente, come se quel Je suis Charlie che viene ossessivamente proposto suonasse tanto attrattivo e convincente solo perché non ci riguarda. La strage islamica si è consumata a Parigi, ma poteva accadere anche a Roma o a Milano, oppure a Firenze o a Napoli. E allora, quel Je suis andrebbe tradotto con Io sono. Già, “io sono”, ma con chi? Beh, questo gli illustri direttori e le grandi firme non l’hanno scritto e forse neppure pensato. Ma se volete un suggerimento, potremno dire “Io sono con Oriana Fallaci”, oppure “Io sono con Magdi Cristiano Allam”, o anche (ma la cosa è di qualche anno fa) “Io sono con Theo Van Gogh” (il regista olandese assassinato da un terrorista islamico), e anche “Io sono con Kurt Westergaard”, il primo vignettista, nel 2005, a scatenare le reazioni del mondo musulmano per aver disegnato Maometto con una bomba nel turbante. E per spostarci un po’ più in là dai confini europei, dovremmo essere tutti con Asia Bibi, condannata a morte per blasfemia, con la sudanese Merian Ibrahim arrestata per apostasia, con i nazareni iracheni cacciati da Ninive, gli yazidi, i cristiani del Pakistan, le ragazze e i ragazzi nigeriani rapiti dagli islamici guerriglieri di Boko Haram che bruciano le scuole e i libri perché diabolici strumenti dell’Occidente. La rabbia e l’orgoglio e la sua profezia sull’Eurabia, l’Europa sottomessa all’islam, costarono a Oriana Fallaci la segregazione per islamofobia lanciata dalla sinistra e dalla grande stampa nazionale. Accusata di fomentare l’odio religioso, pure dal suo stesso giornale, il Corriere della Sera, la Fallaci veniva quotidianamente sbertucciata come “sordida reazionaria”, “perniciosa guerrafondaia”, mortale portatrice di “Orianismo”. Quando la sua trilogia comparve in Italia, ricorda la stessa Oriana, «il New York Times scatenò la sua Super Political Correctness con una intera pagina nella quale la corrispondente da Roma mi presentava come “a provocateur” una “provocatrice”. Una villana colpevole di calunniare l’islam... Quando l’articolo divenne libro e apparve qui, ancora peggio». Il quotidiano La Repubblica faceva da capofila alla schiera dei lanciatori di pietre, tutti col marchio della sinistra doc e liberal. Quando a Milano il sindaco Letizia Moratti propose di conferirle l’Ambrogino d’oro, ricorda la Fallaci, i consiglieri di sinistra minacciarono «di inscenare una fiera dimostrazione contro la donna perversa. Infine il leader del Partito di Rifondazione Comunista dichiarò: “Dare l’Ambrogino alla Fallaci è come dare il Premio Nobel della Pace a George W. Bush”». Ironia della cronaca: il settimanale Charlie Hebdo, a sorpresa, ebbe il coraggio in quegli anni di schierarsi con la Fallaci.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Rosa M. il 23/01/15 alle 13:14 via WEB
E' piuttosto comprensibile perché la sinistra e i suoi giornali abbiano subito adottato quel Je suis Charlie, nonostante il suo alto grado di islamofobia. Ce lo spiega Michele Serra su Repubblica: «Il ceppo di Charlie e del suo antenato Hara Kiri è quello, così solido in Francia, del radicalismo laico e repubblicano. Con una forte innervatura sessuomane, anarchica e anticlericale esplosa con lo spirito sessantottardo (…) Il marchio di fabbrica di quel milieu satirico, immutato negli ultimi decenni e attraverso numerose testate, è una sorta di oltranzismo libertario e libertino che irrita anche la sinistra perbenista ed è sempre stato odiato dalla destra tradizionalista». Mais oui, adesso è un po’ più chiaro: a Charlie le religioni, tutte le religioni, non sono mai state simpatiche. Le considera l’origine d’ogni male di ogni violenza: per questo pigliava per i i fondelli Allah, ma anche il Papa, i Santi e la Chiesa cattolica. Dopo aver visto qualche vignetta dl settimanale, difficile andare in piazza con quei cartelli. Non c’è bisogno di essere feroci anticlericali per condannare la strage e gli assassini dei terroristi islamici. Non occorre bestemmiare Dio, raffigurare il Papa che amoreggia con un gay, o la Madonna a gambe aperte mentre partorisce Gesù Bambino o farsi quattro risate con lo Spirito Santo che sodomizza Gesù Crocifisso con tanto di buchi su mani e piedi che a sua volta possiede da dietro il Padre Eterno con la lingua di fuori. Questa era la satira di Charlie: le vignette contro l'islam non hanno mai avuto la stessa virulenza. Eppure, la bestemmia e il vilipendio non sono obbligati preamboli alla libertà di pensiero e di satira. E mica occorre essere cattolici per capire la differenza tra una pratica autenticamente religiosa e il fanatismo di chi uccide in nome di chissà quale Dio. Ma Charlie non faceva distinzioni, certo era islamofobo, ma con quelle credenziali anti cattoliche tutto gli era concesso. La sinistra era con lui alla crociata contro il «totalitarismo religioso», come ricorda Mauro citando Rushdie. A Oriana e Allam: troppo cristiani, troppo vicini al Papa, quel Ratzinger che a Ratisbona disse come stavano le cose con l’islam. Il vignettista Vauro, icona della satira comunista e no Vatican, ex giullare del Manifesto e di Santoro, dedica alla morte dei dodici giornalisti francesi una vignetta dove promette: «Rideremo ancora più forte». E noi aspettiamo pazientemente, anche se già sappiamo che c’è da morire di inedia prima che il coraggioso Vauro faccia qualche vignetta su Allah. Ok, allora speriamo, come Voltaire, che Charlie torni a vivere, ma sia ben chiaro: noi non siamo Charlie.
 
enza.1956
enza.1956 il 10/01/15 alle 12:05 via WEB
Sai Giuseppe qual è il problema dell’occidente? Il buonismo a tutti i costi… il lasciar correre per quieto vivere… il si va bene tanto prima o poi si calmeranno.. sono esseri umani come noi anche loro… l’occidente ha sottovalutato il problema ISLAM ed ora si pagano le conseguenze.

(Sul lato interno, bisogna far sì che le comunità musulmane presenti nella nostra società siano sempre più integrate e sempre meno emarginate. Il loro successo economico e sociale è la chiave di volta di questa operazione.) I MUSULMANI NON VOGLIONO INTEGRARSI. I MUSULMANI NON VOGLIONO CIVILIZZARSI. I MUSULMANI SI VESTONO E VIVONO ALLA STESSA MANIERA DI 6000 ANNI FA… NOI SIAMO ANDATI AVANTI E LORO NO… VOGLIONO RIMANERE BARBARI. VOGLIONO DETTARE LEGGE IN CASA NOSTRA. VOGLIONO CHE NOI CI PIEGHIAMO ALLE LORO ABITUDINI E CAMBIAMO LE NOSTRE PER LORO. E LA COSA FOLLE E’ CHE NOI GLIELO PERMETTIAMO. E TOGLI IL CROCIFISSO DALLE SCUOLE E DAGLI UFFICI PUBBLICI... E NON FAI PIU’ IL PRESEPE A SCUOLA… E TOGLI LA FESTA DI NATALE AI BAMBINI A SCUOLA PER NON OFFENDERE I LORO… E BASTA!!! SE NOI ANDIAMO IN UN PAESE MUSULMANO NON POSSIAMO NEANCHE PERMETTERCI DI FIATARE.
SENZA CONTARE CHE PERMETTERE UN SUCCESSO COMMERCIALE A LORO IN UN’EUROPA IN CUI IL SUCCESSO COMMERCIALE NON E’ PERMESSO PIU’ A NESSUNO VISTO LA CRISI ECONOMICA SENZA SOLUZIONE CHE STIAMO VIVENDO, SI RISCHIA CHE I MUSULMANI STESSI FACCIANO LA FINE DEGLI EBREI IN GERMANIA…. AVEVANO TUTTE LE ATTIVITA’ ECONOMICHE PIU’ IMPORTANTI.. I POSTI PIU’ PRESTIGIOSI… A DISCAPITO DEI CITTADINI TEDESCHI.. FINCHE’ I TEDESCHI NON NE HANNO POTUTO PIU’ E SI SONO RIVOLTATI ED E’ SUCCESSO CIO’ CHE SAPPIAMO TUTTI.

(Si ripensi per un attimo alla storia dei nostri concittadini emigrati negli Stati Uniti nel corso del XIX secolo.) ECCO ANCHE PARAGONARE CONTINUAMENTE I NOSTRI EMIGRANTI ALLE INVASIONI COLLETTIVE CHE STIAMO SUBENDO OGNI GIORNO E’ UN ALTRO ERRORE INGIUSTO DA PARTE ITALIANA ED EUROPEA IN GENERE. E’ VERO I NOSTRI SONO ANDATI IN AMERICA…HANNO PORTATO MAFIA E DELINQUENZA IN AMERICA… MA HANNO PORTATO I PIU’ VOGLIA DI LAVORARE CHE I MUSULMANI NON HANNO… E INOLTRE L’AMERICA NON HA MAI MESSO UN TAPPETO ROSSO DAVANTI I NOSTRI EMIGRANTI… TUTT’ALTRO… NON HANNO CAMBIATO LE LORO ABITUDINI E TRADIZIONI PER ACCOGLIERE I NOSTRI… TUTT’ALTRO. I NOSTRI DELINQUENTI SONO STATI TRATTATI PER COME SI MERITAVANO E I NOSTRI EMIGRANTI PER BENE SI SONO INTEGRATI E ADATTATI ALLE ABITUDINI AMERICANE NON VICEVERSA.

Ecco Giuseppe.. questo è il mio pensiero.. con la schiettezza e sincerità che da sempre mi distingue ti dico che anche tu stai peccando di buonismo e te la stai facendo facile.
Ci vuole il pugno di ferro contro le invasioni.. non c’è altra scelta… le immigrazioni vanno fermate o comunque vagliate e controllate… Non si può fare entrare tutti pensando che siano tutti bravi.. fra le migliaia di brave e disperate persone che sbarcano, in mezzo c’è anche feccia umana… e da dove credi siano arrivati in Europa i terroristi? Dalla luna? No sono arrivati tutti dai paesi musulmani.
Ciao buona giornata Enza.
 
 
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siciliana il 16/01/15 alle 01:28 via WEB
A me sinceramente i veri musulmani, moderati, pacifici, non fanatici, non fanno paura... mentre mi fanno pena ed orrore i laicisti e tutti i tanti atei senza speranza che abbiamo in Italia e in Europa!
 
aldo.giornoa64
aldo.giornoa64 il 12/01/15 alle 21:15 via WEB
CIAO GIUSEPPE, NOI NON SIAMO AMICI, MA NESSUNO MI PUO' VIETARE DI CONDIVIDERE IL TUO POST. COMPLIMENTI PER IL POST. CHE CONDIVIDO PIENAMENTE TUTTO IL TUO POSTATO. UN CORDIALE SALUTO ALDO.
 
Lita890dgl0
Lita890dgl0 il 13/01/15 alle 18:44 via WEB
ma guarda un po! Sto Aldo che fa solo coppia e incolla e dice dolo complimenti per il post. ...ha creato un discorso. ...madonna! chi avrebbe mai mai detto che sa dialogare. ............
 
 
amistad.siempre
amistad.siempre il 16/01/15 alle 11:44 via WEB
X Lita... *___________*... Condivido! Rosa
 
   
anastasia_55
anastasia_55 il 17/01/15 alle 10:22 via WEB
Per Lita e amistad. siempre. Condivido pure io. 0________0...Ana
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Barbara il 16/01/15 alle 01:12 via WEB
Ad ogni modo, l'idea più sbagliata che si possa pensare è questa: "Perché se è nel nome di Dio che hanno agito gli stragisti di “Charlie Hebdo”, Dio è meglio dimenticarlo e la fede è preferibile lasciarla stare." Notte
 
amistad.siempre
amistad.siempre il 16/01/15 alle 11:49 via WEB
Giuseppe... Diciamola tutta... Che sia Allah, che sia Dio, che sia qualsiasi altra dività... sono solo 'scusanti' per attuare quello che vogliono... Nessun Dio comanda eccidi... Quelli li perpretano gli uomini... E tutto nasce dalla sete di 'potere'... Gli interessi sono inconmensurabili... Le guerre si fanno perchè sono un business immenso.... E ci guadagnano anche i 'governi'... Anzi... principalmente loro... :( Un saluto e buona giornata... Rosa
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Napoli85 il 17/01/15 alle 01:47 via WEB
Ciao Gius! :) come va? Scusa, cosa pensi di... Simeone? E della nazionale italiana? :) Ti auguro uno splendido week end! Speriamo non sia troppo freddo
 
 
GiuseppeLivioL2
GiuseppeLivioL2 il 19/02/15 alle 08:48 via WEB
Simeone: grandisssssimo allenatore, di poco inferiore è conte, la nazionale italiana ha un solo, vero fuoriclasse, conte, appunto ...!!! forza na !! ^____*
 
gesu_risortoannunz1
gesu_risortoannunz1 il 17/01/15 alle 10:35 via WEB
Personalmente penso che non fanno paura i terroristi che tutti li condannano e li combattono. Quelli che fanno paura sono gli Islamici moderati, che pian piano stanno entrando è dettano le loro regole. Non mi meraviglierei che a fine secolo tutte le donne in Italia porteranno il velo islamici. Bada bene a Roma ci sono molte moschee, a La Mecca è vietato costruire chiese o professare il proprio culto anche se questo avviene in una luogo privato. Questo solo per far capire a tante persone le cose come stanno. Oggi ci confrontiamo, scriviamo, pubblichiamo, litighiamo... domani, fra qualche decina di anni tutto questo lo possiamo fare? Sicuri che per fine secolo non saremo costretti a nasconderci (e non solo noi cristiani) per non essere puniti? Noi rispettiamo tutti, ma un domani nella nostra patria saremo rispettati? Qua non occorrono guerre sante, ma persone che ragionano.
 
 
Lita890dgl0
Lita890dgl0 il 18/01/15 alle 01:07 via WEB
per gesu_risortoannunz1 sonbo pienamente d'accordo.Loro non permnettono nella loro terra costruire niente che riguarda altras religione! sono i scemi e incoscienti possono permettere fare nella propria casa i poadroni per gli altri estranie.Europa piangerà con le lacrime amare,per tutto buonismo ,e Italia faraq prima di tutti,purtroppo.no è questione di bunismo ,ma di corretezxa e rispetto verso relegione dei altri,e islamici non hanno proprio il concetto del rispetto verso relegione che non è loro.
 
 
enza.1956
enza.1956 il 24/01/15 alle 11:16 via WEB
Per Gesù Risorto... per fortuna a fine secolo non ci sarò più..
Dovrebbero svegliarsi le nuove generazioni.. sono loro che si troveranno senza libertà d'espressione e le ragazze con un burka addosso...
e invece i giovani sono così permissivi e così aperti a far entrare tutti... così aperti ad accogliere nuove "culture".. così "siamo tutti uguali e tutti fratelli.." beh che dire? Che si aggiustino... noi siamo andati avanti e loro torneranno indietro nel medio evo.
Buona giornata a te.
 
amistad.siempre
amistad.siempre il 20/01/15 alle 15:57 via WEB
Buon martedì Giuseppe... :) Un abbraccio! Rosa
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
islam KILLS il 20/01/15 alle 16:18 via WEB
L'ORRENDA STRAGE DEI GIORNALISTI A PARIGI MOSTRA CHE IL PROBLEMA NON E' IL TERRORISMO, MA L'ISLAM . La politica buonista ci ha portato a tollerare le illegalità delle comunità di immigrati islamici: è ora di dire basta! La strage compiuta nella redazione di Charlie Hebdo non è un attentato contro la libertà di stampa, come in molti vanno ripetendo, ma un attacco contro l'Occidente e contro la Libertà, bersagli non da oggi nel mirino dell'islam. Un attacco portato non dai terroristi islamici che hanno compiuto materialmente la strage, ma dall'ideologia islamica. Tra i tanti musulmani "moderati" che oggi condannano il massacro vi sono quelle stesse associazioni che volevano portare in tribunale il settimanale satirico francese per il reato di "islamofobia", cioè per aver pubblicato vignette satiriche su Maometto, sulla religione musulmana e su diversi esponenti della società islamica. Dovremmo quindi essere lieti nell'osservare che gli islamici estremisti trovano legittimo uccidere in nome di Allah giornalisti e vignettisti che scrivono e disegnano cose a loro sgradite, mentre i moderati si accontentano di vederli in galera o di far chiudere le loro testate? Per i "moderati" il modello di riferimento ideale è Recep Tayyip Erdogan (la cui vicinanza ai Fratelli Musulmani lo accomuna a molti "islamici moderati" attivi in Europa e in Italia) che in Turchia ha fatto chiudere giornali e incarcerare cronisti scomodi. Impossibile, quindi, negare ciò che anche un cieco vede benissimo. L'islam soffre di una fortissima intolleranza nei confronti della Libertà in tutte le sue forme politiche, civili e personali. IN TUTTI I PAESI MUSULMANI I DIRITTI FONDAMENTALI SONO CALPESTATI Ai soliti seguaci del pensiero ottuso, i "pasdaran" del politicamente corretto, che ci ricordano a ogni attentato che la violenza è solo un'aberrazione che con l'islam non ha nulla a che fare, consigliamo di osservare cosa accade in tutti i Paesi musulmani dove i diritti fondamentali e persino quelli basilari (come guidare un'automobile se sei una donna in Arabia Saudita) sono calpestati in nome della religione. Nei Paesi islamici sono quasi sempre e quasi del tutto negati, non tanto i diritti e le opportunità tipici della società occidentale, ma soprattutto quanto previsto sulla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo che, vale la pena ricordarlo, venne redatta dalle Nazioni Unite nel 1948 e comincia con la frase "tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti". E' interessante rileggerla oggi o osservare quanto poco abbia in comune con precetti, usi e leggi islamici. Perché stupirsi di quanto accaduto a Parigi quando già sappiamo delle folle islamiche esultanti dopo gli attentati dell'11 settembre 2001? Quando sappiamo che un sondaggio in Arabia Saudita ha evidenziato che il 97% degli intervistati considera del tutto condivisibile l'Islam applicato dallo Stato Islamico in Siria e Iraq? IL PROBLEMA NON È IL TERRORISMO, MA L'ISLAM Ormai anche molti leader di Paesi musulmani si sono resi conto che il problema non è il terrorismo, ma l'islam e cominciano a parlarne pubblicamente. Poche settimane or sono Salman bin Hamad al-Khalifa, principe ereditario del Bahrein, ha buttato alle ortiche la retorica della "guerra al terrorismo" ammettendo che quest'ultimo non è un'ideologia ma solo un mezzo per perseguirla. Per il principe "non stiamo solo combattendo i terroristi, stiamo combattendo i teocrati", cioè quegli uomini che sono posti "ai vertici di un'ideologia religiosa e che detengono il potere, in virtù di un editto religioso, di privare qualcuno dell'avvenire e lo usano per finalità politiche". Come ha fatto notare Daniel Pipes, il principe al-Khalifa non ha completato la sua analisi (forse per timore delle possibili conseguenze) evitando di dichiarare che l'ideologia "perversa" e "barbara" che egli descrive è tipicamente islamica e i teocrati sono tutti musulmani. Pochi giorni or sono, parlando all'università al-Azhar del Cairo, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha avuto il coraggio di dire a brutto muso ai leader religiosi della massima istituzione sunnita che il mondo musulmano non può più essere percepito come "fonte di ansia, pericolo, morte e distruzione" per il resto dell'umanità. E le guide religiose dell'Islam devono "uscire da loro stesse" e favorire una "rivoluzione religiosa" per sradicare il fanatismo e rimpiazzarlo con una "visione più illuminata del mondo". Se non lo faranno, si assumeranno "davanti a Dio" la responsabilità per aver portato la comunità islamica alla rovina. "È mai possibile – ha detto al-Sisi – che un miliardo e 600 milioni di persone possano mai pensare di riuscire a vivere solo se eliminano il resto dei 7 miliardi di abitanti del mondo? No, è impossibile". Nessun leader occidentale ha avuto finora il coraggio di usare parole simili. Anzi, stanno tutti attenti a non ferire i sentimenti degli islamici che, come è noto, si offendono facilmente. Eppure il massacro di Parigi ci ricorda quello che già sappiamo e cioè che le risposte che la Francia e l'intera Europa sono chiamate a trovare, e pure in fretta, passano attraverso la scomoda ammissione che l'islam è il problema: lo è per l'Occidente come per gli stessi Paesi musulmani.
 
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Basta Bugie il 20/01/15 alle 16:26 via WEB
LA POLITICA BUONISTA CI HA PORTATO A TOLLERARE LE ILLEGALITÀ DELLE COMUNITÀ DI IMMIGRATI ISLAMICI Occorre rivedere la politica buonista che ci ha portato a tollerare sacche di illegalità praticate dalle comunità di immigrati islamici e perseguire con forza le discriminazioni che abbiamo finora tollerato in nome della "diversità culturale". Dovremmo ribadire perentoriamente la forza della nostra civiltà basata su diritti e libertà mettendo al bando concessioni come quelle che consentono già in Gran Bretagna la gestione di interi quartieri sotto la sharia invece che sotto le leggi di Sua Maestà. L'immigrazione va gestita e non solo subita come fa l'Italia che invia addirittura la flotta a imbarcare clandestini e occorre ridefinire tutti i parametri della cosiddetta società "multiculturale". Perché dovremmo continuare a riempire le nostre città di immigrati islamici che in molti casi contestano le nostre leggi e il nostro stile di vita (perché basato sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo), faticano a integrarsi (con conseguenti altissimi costi assistenziali) e spesso nutrono odio e disprezzo nei nostri confronti? Ogni Stato ha il dovere di tutelare gli interessi dei suoi cittadini. Per questo, ammesso e non concesso che l'Europa abbia bisogno di immigrati anche in questa lunga fase recessiva, sarebbe più conveniente sceglierli tra i Paesi che hanno cultura e religione compatibili con le nostre. Molti islamici interpretano come debolezza quella che noi definiamo tolleranza e accoglienza e solo una politica accorta e molto rigida in questi settori potrà rendere la vita dura ai "teocrati" e contenere la crescita di consensi dei movimenti anti-islamici che diventerà presto incontenibile in tutta Europa. Circa la capacità della classe politica europea di reagire alla minaccia, lo scetticismo è però più che giustificato. Non si tratta solo di codardia e incapacità ma, come al solito, di affari. Le monarchie del Golfo che alimentano i gruppi islamisti e jihadisti sono le stesse che finanziano moschee, centri di cultura e organizzazioni islamiche presenti in tutta Europa, ma sono soprattutto le stesse che investono nel Vecchio Continente centinaia di miliardi di dollari. Una pioggia di petrodollari che condiziona da tempo la politica europea, che oltre Atlantico finanzia think-tank molto ascoltati dalla Casa Bianca e che non serve quindi solo ad acquistare aziende, alberghi e squadre di calcio. Il Qatar ha offerto a Parigi 100 milioni di euro per "riqualificare le periferie disagiate". Qualcuno mostrerà stupore quando il prossimo Califfato, con annessa jihad, verrà proclamato in una città europea? E' opportuno ricordare alcune citazioni dal Corano che già in passato avevamo pubblicato, ma che tornano di drammatica attualità e che servono a confutare la teoria che esista un islam buono o almeno moderato in contrapposizione con un islam violento e fondamentalista (in realtà questo è il vero islam come si vede bene dalle seguenti citazioni del Corano, il libro sacro per i musulmani, tutti i musulmani). "Combattete coloro che non credono in Allah e nell'ultimo giorno, che non vietano quello che Allah e il suo messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati... i nazareni dicono: Il Messia è figlio di Allah. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati!" (Sura IX 29,30). "O voi che credete, combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi" (Sura IX 123). "Se non vi lancerete nella lotta, [Allah] vi castigherà con doloroso castigo" (Sura IX 39). "Vi è stato ordinato di combattere, anche se non lo gradite" (Sura II 216). "Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah" (Sura VIII 60). "...uccidete questi miscredenti ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati" (Sura IX 5).
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Riccardo R il 20/01/15 alle 16:43 via WEB
La propaganda del jihad viaggia sempre di più in rete, attraverso video, siti web e social network, mentre luoghi come le moschee tendono ad essere meno decisive. Un’evoluzione di cui è importante tenere conto. ​ ​ Se vi è una certezza fra chi si occupa oggi in Europa di prevenire attacchi e attentati da parte della galassia jihadista e qaedista è che non esista, come dicono gli americani, alcun 'silver bullet': nessun proiettile d’argento che, magicamente, risolva il problema. Non basta una singola contromisura (politica, militare, sociale, culturale) e tanto meno ci si può affidare a una sola scelta politica. La violenza religiosa in nome dell’islam è un problema ramificato, estremamente complesso, dalle molteplici motivazioni e dalle ancor più diverse manifestazioni. Le risposte devono quindi essere capaci di intercettare l’intero spettro della radicalizzazione. Sembra paradossale, dato che il messaggio jihadista è ossessivamente volto a rifiutare la modernità e a richiamare l’islam mitico delle origini, ma la minaccia jihadista odierna è qualcosa di assolutamente post moderno: mutevole, 'liquida', adattabile e in continua trasformazione. Molti dei volontari accorsi in Siria, Iraq e Libia dall’Europa o dal resto del mondo musulmano non erano formalmente legati ai gruppi della galassia di al-Qaeda, né a filiere del terrorismo internazionale. Piuttosto sono l’espressione di una nuova generazione di estremisti religiosi, molte volte non inseriti in alcuna organizzazione strutturata, e che spesso non erano mai stati coinvolti in precedenti manifestazioni di violenza. Soggetti dalle caratteristiche sociologiche (condizione economico-sociale, livello culturale, età, sesso, provenienza etnica e così via) assolutamente diverse ed eterogenee, ma accumunati dalla militanza e dall’attenzione ossessiva alla propaganda jihadista sul web. Oggi, infatti, i profeti della violenza bazzicano molto meno le moschee organizzate di quanto non facciano con internet, i siti web e i social media. È sbagliato credere che siano le moschee europee il primo canale di radicalizzazione. Così come sbagliato è considerare la radicalizzazione dei giovani musulmani europei di seconda e terza generazione (come nel caso dei terroristi che hanno insanguinato la Francia in questi giorni) solo un effetto della mancata integrazione nella società che li ospita. E che per eliminare la violenza basti rafforzare le politiche di integrazione sociali, economiche e culturali. Non che queste ultime non siano utili e - a prescindere - doverose - per società democratiche che hanno fatto del rispetto dei diritti di ogni individuo una delle architravi dei loro sistemi politici. È che non basta. La risposta che l’Europa deve riuscire a offrire in modo meno frammentato e più coordinato al proprio interno deve essere pertanto molto più sfaccettata. Deve necessariamente prevedere la repressione dei comportamenti violenti e l’attività di intelligence per prevenirli. Deve puntare sul dialogo interculturale e sull’integrazione. Deve spingere i rappresentanti dell’islam ufficiale e dei paesi musulmani a impegnarsi in modo meno ambiguo e formalista nella condanna senza ombre della violenza fatta abusando del nome di Dio. Ma deve impegnarsi maggiormente nel campo specifico della cosiddetta deradicalizzazione o contro-radicalizzazione. Quest’ultima è una politica avviata ormai da una decina di anni da alcuni paesi europei, soprattutto Gran Bretagna, Olanda e Danimarca, che punta ad avviare programmi mirati e indirizzati specificatamente verso singoli individui già radicalizzati o che presentino 'indizi di radicalizzazione'. Rispetto ai programmi di integrazione e dialogo sono molto più piccoli e specifici, pur mantenendo il cosiddetto approccio 'soft' al problema. Non puntano, in altre parole, a reprimere, bensì a invertire un trend di radicalizzazione in individui che non hanno ancora oltrepassato la soglia della violenza vera e propria, macchiandosi di reati specifici. L'idea alla base è che la radicalizzazione non sia solo un pericolo per lo stato, ma che lo sia prima di tutto per le persone che si radicalizzano e per il loro ambiente, e che quindi devono essere aiutate a compiere un percorso inverso con l’aiuto di chi fa parte di quell’ambiente. Cruciale, ovviamente, è il 'come' e il 'chi' debba realizzare questi programmi. Le esperienze di contro-radicalizzazione in Europa mostrano come i modelli e le strade possano essere (parzialmente) diversi. In Danimarca e nei Paesi Bassi esistono unità specializzate, composte primariamente da psicologici, assistenti sociali, esperti di radicalizzazione e, spesso, anche, ex militanti della galassia jihadista; strutture che appaiono meno strettamente collegate alle forze di polizia. In Gran Bretagna sono invece più evidenti i collegamenti con le forze di sicurezza e le strutture dell’anti-terrorismo. In ogni caso è cruciale che queste 'unità di ascolto' non debbano essere percepite come la lunga manus di un Grande Fratello che sorveglia e diffida di tutti i musulmani. O come strutture civetta per schedarli sistematicamente. La credibilità di chi fa contro-radicalizzazione è infatti fondamentale perché deve operare a stretto contatto con le comunità islamiche, creando un network sociale che li informi di 'segnali di radicalizzazione' e permetta loro di avvicinare i soggetti a rischio. E’ l’inizio di un percorso, spesso lungo anni e irto di difficoltà, che prevede forme di aiuto materiale e psicologico, discussioni - spesso sui siti web dedicati - che illustrino le debolezze dottrinali e teologiche del jihadismo, la selezione di un 'mentore' o 'coaching' che affianchi il soggetto e che riesca a far breccia fra gli stereotipi e le certezze dogmatiche di chi si avvicina all’ideologia jihadista. Tanto meglio se questo mentore è un musulmano dalle profonde conoscenze religiose o, come successo in qualche caso, con esperienze passate di vicinanza al radicalismo. Secondo degli alti ufficiali della polizia britannica, delle 1.500 persone entrate nel progetto di contro-radicalizzazione individuale (il Channel Project) nemmeno una è poi stata arrestata per terrorismo. Un risultato che appare molto positivo, anche se è evidente come questi progetti non possano sempre assicurare il successo e che essi non siano mai un’alternativa alle tradizionali attività di intelligence e di monitoraggio delle forze di polizia (che rimangono indispensabili). Chi non li ama sottolinea la loro aleatorietà e ricorda anche i loro costi, certo non trascurabili. Ma dimentica i costi altissimi della 'via tradizionale': indagini lunghe anni, processi (in Italia quasi infiniti), senza parlare dei costi della detenzione di chi si sia macchiato di reati. La contro-radicalizzazione costa certo molto meno, offrendo in più una risposta sociale propositiva e non solo reattiva. In Italia, ove i musulmani attratti dal jihadismo sono numericamente ancora molto limitati (rispetto a Francia, Gran Bretagna o Germania), la contro-radicalizzazione sembrerebbe uno strumento ancora più efficace. Per adottarla tuttavia, dovremmo prima chiarire quale politica il nostro Stato voglia adottare verso le comunità islamiche e soprattutto verso i giovani musulmani di seconda generazione. Argomenti tabù per i nostri politici. O buoni solo per la propaganda più becera da un lato e più mielosa e inconcludente dall’altro.
 
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Francesco il 20/01/15 alle 17:04 via WEB
È un malinteso laicismo ateo, negatore assieme a Dio d’ogni dimensione umana eccedente una sua calcolabile, miope catalogazione, quello che, riducendo l’uomo a materia misurabile, commerciabile, consumabile, apre il varco a ogni altra possibile violazione dell’uomo, in un nichilismo senza fine. Esso non è che la versione moderna d’un teismo altrettanto assolutista e incapace di comprendere la realtà umana come costituita da Dio e la sovrarealtà divina rivolta, per quanto da un’alterità ineliminabile, all’uomo. Non si fermerà il terrorismo fanatista (nichilisticamente dedito all’idolatria dell’iconoclastia) né con le più sofisticate armi tecnologiche né con il ribadimento del laicismo riduzionista (altra idolatria dell’ideologia), giunto a svuotare gli uomini del naturale anelito alla trascendenza, che invece andrebbe alimentato ed educato correttamente. La vera guerra santa, o anche ironia, a cui è necessario ricorrere è quella esercitata su se stessi, volta a interrogare radicalmente innanzitutto il proprio intimo, nel quale soltanto è possibile trovare quell’apertura alla trascendenza costitutiva di ogni uomo – che rende capaci di libertà responsabile, di autentico amore solidale con gli altri, in quanto permette di riconoscersi come umilmente esistenti in grazia d’una realtà ancora più grande.
 
woodenship
woodenship il 21/01/15 alle 19:06 via WEB
Un vero delirio!...Un caro saluto ed un abbraccio........W....
 
iunco1900
iunco1900 il 22/01/15 alle 18:22 via WEB
Il problema è molto serio che riguarda non solo la Francia ma tutto l'occidente. conquistano l'occidente senza colpo ferire in Europa a sono decine di milioni con i loro usi e costumi, Mosche, bravi predicatori, proprietari di appartamenti, conoscono tutte le fabbriche, basta una rivolta di questi che la società occidentale venisse travolta mentre i governanti pesano a dividersi i posti di governo. Un nostro concittadino ricoverato in ospedale rimane circa un mese quando rientra vede la sua casa occupata da stranieri e lui viver in una casa d'accoglienza. Ecco come ci spogliano dei nostri beni. Venite islamici qui c'è posto per tutti. Forse stanno preparando il velo ed il burga. Svegliatevi. mimmo
 
 
Lita890dgl0
Lita890dgl0 il 24/01/15 alle 08:14 via WEB
HA COMPLETAMENTE RAGIONE IUNCO1900....MA IL PROBLEMA è,CHE SE STANNO FACENDO COSI,VUOL DIRE CHE A QUALCUNO CONVIENE ,PERCHE SE CI SONO DISORDINI IN QUEL M ODO QUALCUNO STA FACENDO I SOLDI.LE ARMI ABBIAMO VENDUTO NOI A LORO,QUINDI,GLI AMERICANOI HANNO INBSEGNIATO DI COMBATTERE E SPARARE,E ADESSO DOBIAMO TROVARE IL MODO PER DIFFENDERCI-UN VERO DELIRIO,SI !bUON WEEKEND GIUS CLICCA
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Giorgio il 16/02/15 alle 19:25 via WEB
In quest’ora tragica e rivelatrice, i cristiani sono investiti da una grande responsabilità: testimoniare l’attualità di quell’Uomo morto sulla croce duemila anni fa, che ha mostrato con il suo sangue fino a dove può arrivare l’amore, e continua a ricordarci che abbiamo tutti bisogno di Qualcuno che risponda al nostro anelito di bene e di risurrezione e ci liberi dal male in agguato nel cuore di ogni uomo. Perché chi è convinto che il male è fuori di sé, ha sempre bisogno di un nemico contro cui combattere.
 
amistad.siempre
amistad.siempre il 20/02/15 alle 03:01 via WEB
Buona notte Gius... Sai? Uno dei parroci che frequento è solito dire che 'se non ci sono riusciti a far cadere la Chiesa neanche i 'preti' ci si può fare un'idea di quanto essa sia ancora 'solida''... E un 'prete' che dice questo gode di tutta la mia stima... Inoltre è un 'agostiniano' e questo particolare la dice lunga... E' lui che mi ha fatto conoscere e amare Sant'Agostino, più di 30 anni fa... Dio si serve spesso di uomini e donne che, a prima vista, sono dei 'cattivi soggetti' ma è proprio nel 'cambiarli' dove si manifesta la sua 'potenza'. E non usa la 'forza' (nè mai ha ordinato o suggerito di usarla) ma bensì l'Amore... Dici che il nazismo, il comunismo hanno fatto milioni di morti per perorare le loro cause? Per affermare la 'giustizia' del loro 'pensiero'... Cosa ne pensi dei quasi 4 secoli in cui la 'cattolicissima' Spagna e altre altrettanto 'cattoliche' nazioni, strappandoli con la forza dalla loro terra d'origine, l'Africa, schiavizzarono milioni di neri (si parla di oltre 11 milioni di 'esseri umani' e di addirittura 22 milioni calcolando anche quei poveri 'Cristi' che non giunsero mai nel Nuovo Mondo poiché morivano di fame, sete, caldo e soffocati nelle loro stesse... perché stipati come sardine nelle golette spagnole e olandesi e portoghesi e chi più ne ha più ne metta? Che male avevano fatto quelle persone che, in fin dei conti, vivevano nella loro terra? E che ancora fino agli anni 70, circa, erano considerati sottospecie di esseri umani? Ahhh... Quanti orrori sono stati perpetrati da alcuni uomini contro altri uomini... Questo non può essere cancellato... Mai! Può essere 'riscattato'... Sempre! Purtroppo l'uomo, ha una memoria molto 'corta' quando ciò può fargli più o meno comodo... Ma Dio la memoria ce l'ha e anche molto buona... E non lascerà impuniti coloro che si sono serviti del suo Nome per perpretare simili mostruosità... Sappiamo che Dio è buono, misericordioso, paziente... 'Lento all'ira e ricco di grazia'. Ma soprattutto Dio è 'giusto'! Ecco perché chi davvero crede non fa troppa polemica... Si attiene ai fatti e aspetta... La giustizia divina prima o poi arriva... Su questa terra o in cielo... Serena continuazione di 'sogni d'oro'... Un abbraccio mio caro Giuseppe... :) Rosa PS: Dimenticavo: cosa ne pensi del fatto che la Chiesa consideri il 'rock' musica 'satanica'?... Eppure San Francesco, Don Bosco e tanti altri santi hanno sempre lodato il Signore per il dono della musica... Certo, ai loro tempi il rock non esisteva... ma non credo che l'avrebbero considerata 'musica del diavolo'.... C'è anche un detto, erroneamente attribuito a sant'Agostino, che recita: 'Chi canta (e suona) prega due volte!'... *_***
 
 
GiuseppeLivioL2
GiuseppeLivioL2 il 21/02/15 alle 08:57 via WEB
wow, Rosa, che super commentone..!! ora ho poco tempo e non posso scrivere, cmq grazie.. a dire la verità, io avevo letto che la Chiesa non ha un giudizio (molto) negativo neanche - perfino - nei confronti di gruppi, peraltro artisticamente immensi, come METALLICA e IRON MAIDEN ....!!!! Certo, nell'ambito, panorama e universo del rock, ci sono non poche band o '''artisti''' diabolici, satanici, soprattutto gruppi metal, estremi, ma non solo.. esiste addirittura il ''metal satanico, satanista'', il black metal ...!!!! poi, molti gruppi / artisti rock sono ''sesso e droga e alcool e vizi vari'', molti sono nichilisti, violenti, tutt'altro che luminosi e positivi, ma poi ci sono grandissssimi veri Artistoni, come DYLAN, I BEATLES, SPRINGSTEEN, E TANTI ALTRI, e soprattutto band, non solo straordinarie, ma di grande fede, come gli U2 ED altri ....!!! i pink Floyd sono rock, e sono immensi artisti, c' erano i grandissimi GENESIS, GLI YES, e molti altri grandi della musica rock ...! gli STRYPER, e parecchi altri, fanno addirittura, suonano ''CHRISTIAN ROCK'' O ''CHRISTIAN METAL'' .....!! A DOPO, a presto ....... e ancora grazie, un sorriso ed un abbraccio affettuoso a te, cara Amica Rosa :)
 
ormalibera
ormalibera il 24/02/15 alle 08:43 via WEB
ottimo post, che condivido
 
fraeduardo
fraeduardo il 29/03/15 alle 17:29 via WEB
Il post pone e articola in modo interessante un problema al quale nessuno oggi deve rimanere indifferente. E’ un problema politico, sociale, culturale, religioso e ontologico. Vorrei sottolineare alcune idee che possono arricchire il dibattito sulla tradizione e allungare l’orizzonte in modo di Aprire uno scenario ontologico. Andiamo al dunque. E’ evidente che l’Occidente è sempre meno disposto a lasciare spazio pubblico alla religione. In questa “allergia”, l’Occidente è confortato anche dalla logica dell’Oriente. Tale logica teocratica cioè leggendo tutto in chiave religiosa e demonizzando altre letture, è sempre più cieca per vedere il potere politico come una dimensione autonoma (le autonomie delle realtà terrene, di cui parla il Concilio Vaticano II), precaria, fragile, mai rigida, a favore dei cittadini. Mi spiego, fatica a vedere il potere politico come una istanza autonoma che favorisce la crescita materiale e culturale della gente. A questo punto l’Europa si deve porre una domanda: Deve continuare la sua strada laicista, cioè rifiutare la presenza della religione nella dimensione pubblica o, invece, l’Europa deve riprendere e sviluppare la grande tradizione che nel passato l’ha vista protagonista del “diritto naturale egualitario”, sostanza fondamentale del costituzionalismo europeo, tradizione che, come tutti sanno, proviene dalle grandi religioni universali? Un’operazione del genere richiede non un discorso di filosofia della religione, bensì un discorso sull'indole dell’essere, cioè di ontologia. Un discorso più attento al senso originario dell’essere che alle sue epifanie e contaminazioni storiche. Se è vero che l’Oriente ha negato "a Cesare quello che è di Cesare" e, invece, l’Occidente ha finito per sottrarre “a Dio quello che è di Dio”, più che capovolgere le parti o, come tanti "cervelloni" pensano, di giustapporle, si tratta di aprire uno scenario filosofico in cui ripensare o reinterrogarsi sulla logica depredatrice del capitalismo selvaggio e l’individualismo spietato che ha plasmato il volto dell’Occidente. Dobbiamo evitare due pericoli: “discotechizzare la moschea e moscheatizzare le discoteche”. Solo ripensando la logica faustiana dell’Occidente, la logica che ha plasmato l'identità individuale e le istituzioni, eviteremmo la fanatica tentazione di orientalizzare l’Occidente o di occidentalizzare l’Oriente, come la globalizzazione pretende. Mi fermo qua. Lei mi ha lasciato un bellissimo commento e una domanda: che penso su Paulo Coelho? Ringrazio di cuore il commento. La domanda su Coelho sarà tema della “prossima puntata” (Dio volendo). Buona domenica delle palme. Pace e bene
 
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