"Sono cresciuto attraverso il cinema. Se mi sono interessato alla letteratura, alla musica è stato grazie al cinema" (Michael Powell)
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ReviewLa solitudine dei numeri primi (Saverio Costanzo, 2010) Tratto da un romanzo di notevole successo (che non ho letto) e rappresentante di quel cinema italiano secondo alcuni ingiustamente ignorato all'ultima mostra del cinema di Venezia, La solitudine dei numeri primi e' per molti un lavoro molto atteso, e sta gia' spaccando in due critica e pubblico come volevasi dimostrare. Prima di vedere questo film credevo che i fischi alla giuria del festival fossero la dimostrazione di come gli italiani siano ancora dei frignoni senza obiettivita' quando si gioca in casa e.. dopo averlo visto non ho cambiato idea. Questo pero' non significa che non mi sia piaciuto, anzi. Breve incipit sulla storia: Alice e Mattia, due ragazzi pieni di problemi, si conoscono e si sfiorano per anni senza mai approfondire la loro storia, col tempo pero' e' inevitabile un legame e si ritrovano da grandi a confrontare le loro vite infelici e sbiadite. Costanzo (che strano scrivere questo cognome...bah') ha avuto il coraggio di reinterpretare il romanzo in chiave horror, raccontando la storia con l'utlizzo di svariati flashback, scevro della linearita' classica del libro. Una soluzione che, non ho dubbi, avra' fatto storcere il naso ai fan del romanzo, ma che a mio avviso si e' rivelata interessantissima. La regia e' notevolissima, davvero un lavoro eccellente, e l' accompagnamento sonoro da annali dell'horror (Mike patton e Brando Lupi citano le pellicole di Dario Argento con energia) e' un valore aggiunto pesantissimo. Finito di vedere in sala, il film ti lascia qualcosa dentro e nella memoria attecchiscono scene che non escono per giorni, come la clamorosa sequenza iniziale fatta di primi piani su bambini o quella dell'incontro tra i due protagonisti anni dopo la separazione delle loro vite. Non si pensi pero' al termine horror in senso stretto...si tratta comunque di un film drammatico che tuttavia spesso inquieta e disturba volutamente l'occhio e l'orecchio del pubblico. Resta un rammarico invece pensando al valore psicologico della pellicola..nonostante l'ottimo contorno, e' il sunto morale a non arrivare come dovrebbe (nel libro pare sia la colonna portante), la percezione della psicologia, delle motivazioni di tale esistenza da parte dei due ragazzi, dei comportamenti dei loro genitori..trovero' il tempo di leggerlo questo dannato libro. Giudizio finale dunque? Un film confezionato ad hoc, eccellente nel mostrare l'angoscia ma solo abbozzato filosoficamente. E per molti potrebbe risultare una grossa pecca. Voto : 7 |
Inviato da: Zippofrag
il 05/07/2011 alle 20:10
Inviato da: tonono62
il 06/06/2011 alle 00:22
Inviato da: tonono62
il 22/05/2011 alle 23:50
Inviato da: GiuseppeToki
il 19/05/2011 alle 10:37
Inviato da: tonono62
il 17/05/2011 alle 23:29