Gocce

Elogio dell’All Inclusive


Mi è capitato spesso di incontrare gente che, al solo sentir nominare la Vacanza All Inclusive inorridisce e ti guarda come se tu fossi una minus habens che non ha capito un cazzo della vita e che merita di essere seppellita sotto un carico di ghiaia. Io invece la vacanza All Inclusive l’adoro!  OK, OK, non è certo la vacanza culturale alla quale tutti dovremmo mirare, ma, da quando ho superato i 30 anni, e sono stata risucchiata dalla vita lavorativa che ti mastica come un chewing gum per la maggior parte dei 365 giorni dell’anno, per poi sputarti ridotta ad un barlume di te stessa per quelle poche settimane di meritata vacanza, mi è passata la voglia di fare l’avventurosa. Non parliamo poi da quando sono diventata madre.... Premesso che vengo da una famiglia che, più che altro per spirito di economia, mi ha sempre costretto, sin dalla più tenera età, a vacanze fai-da-te al limite del buon senso (soste in extremis, per evitare colpi di sonno di papà, in alberghi a zero stelle della Riviera Adriatica, con il pericolo di trovare pornazzi sotto il materasso, per non dire altro... viaggio nell’ovest degli USA senza uno straccio di pianificazione ne’ tantomeno prenotazione, col rischio di trovarsi senza un alloggio nel pieno della Valle della Morte, ecc...).  Forse è stato questo mio vissuto a trasformarmi nell’esatto opposto turistico di quello che sono stati i miei genitori: pianifico con mesi di anticipo la mia vacanza e mi informo anche sui più banali dettagli del posto che intendo visitare e, soprattutto, applico una regola ferrea: meglio una settimana da signori, che un mese da barboni. E quindi ogni anno pianifico una settimana “all inclusive” per farmi coccolare in qualche resort dotato di ogni confort.   AHHHHH, il relax implicito di arrivare in un posto dove NON pulisco, NON preparo da mangiare, NON mi sbatto per trovare un posto dove nutrirmi (memore della vacanza fai da te in Scozia dove dovevi trovare un pub entro le 5 di sera o rischiavi di rimanere a digiuno), posso scolarmi l’intero bar se mi viene voglia senza doverci lasciare lo stipendio, posso farmi una nuotata in piscina o giocare a freccette. E ora mio figlio è ancora troppo giovane, ma quanto godrò della possibilità di farlo giocare in un divertentissimo mini club mentre io mi leggo un libro in santa pace! E rimanderò le vacanze culturali a quando mio figlio avrà l’età della ragione: ma non lo porterò allo sbaraglio in qualche capitale europea, in alberghi trovati a caso, con sottofondo di grida e piatti rotti dei vicini di casa in piena lite coniugale (Parigi, 1985, stanza nella mansarda di un alberghetto di Montmatre, trovato dopo aver, grazie al cielo, scartato un altro alberghetto che aveva addirittura le lenzuola SPORCHE). No. La vacanza culturale verrà pianificata, gli alberghi prenotati con mesi di anticipo e i biglietti dei musei verranno acquistati on line prima della partenza.