Sehnsucht

Yukio Mishima


Il Padiglione D'Oro"....Il viso di mio padre era sommerso da un'infinità di precoci fiori estivi, e la loro freschezza sembrava addirittura grottesca. Pareva che stessero a spiare sopra il buco d'un pozzo; infatti, persa l'espressione che aveva in vita, il viso del morto era come sprofondato in un abisso, e ora ai sopravvissuti null'altro rimaneva da vedere se non una maschera vuota: dietro, il volto vero era precipitato profondamente nel buio, e mai più sarebbe riemerso. Non v'è nulla che ci dica, al pari del viso d'un morto, quanto sia da noi lontana la materia, quanto ci sia impossibile raggiungerla. Era quella la prima volta che mi trovavo a contemplare uno spirito trasformato dalla morte in sostanza essenzialmente fisica: ora incominciavo a capire perchè i fiori, il sole, il mio scrittoio, la scuola, le matite - insomma tutte le sostanze fisiche - mi fossero fredde e come esistenti in un mondo enormemente lontano dal mio.Mia madre e i numerosi fedeli mi guardavano: mi osservavano nell'ultimo incontro con mio padre. Ma naturalmente il mio cuore ribelle respingeva l'analogia con il mondo dei viventi suggerita dalla parola incontro. Non si trattava affatto di un incontro: stavo semplicemente guardando il volto di mio padre morto. Il cadavere era guardato e basta. Io guardavo e basta. Mi resi conto che guardare, così come si fa ordinariamente, senza una particolare intenzione, è un'ottima affermazione dei diritti dei vivi, in quanto può anche sottintendere un sentimento di crudeltà. E fu così che il fanciullo che non cantava mai a voce spiegata e non correva e non strillava, si rese finalmente conto di esistere.In molte occasioni m'ero scoperto privo di coraggio; ma in quel momento non provai vergogna a voltarmi con viso sereno e senza lacrime verso quella gente in gramaglie...."