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Grapewine

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La Sindrome di Jenga

Post n°449 pubblicato il 17 Gennaio 2015 da ansa007
 

Siamo tutti come delle torri che si elevano verso l'alto, le cui fondamenta sono permanentemente minate da qualsiasi cosa. Siamo delle torri che possono raggiungere con una limitata solidità una determinata altezza. Quest'altezza rappresenta un po' il culmine della nostra crescita al di là del quale non ci è concesso andare se non attingendo a mattoncini che fanno già parte di noi. Il prezzo da pagare per la continua ricerca dell'equilibrio è sopportare tutto il peso della nostra torre nonostante la sottrazione dell'ennesimo mattoncino.
È un gioco sadico, uno dei tanti giochini crudeli a cui mai ci si abituerà e non basta esercitarsi con regolarità a saper mantenere il baricentro perché questo si sposta di continuo ed è solamente dentro di noi in cui bisogna cercarlo, mantenerlo e soprattutto conservarlo. A volte, quando presumi di aver raggiunto la perfetta stabilità, arriva un evento che ti porta via quel mattoncino che non potrà mai più essere rimpiazzato e resterà, all'interno della struttura, un vuoto che farà per sempre parte di noi. Ogni volta che subiamo un lutto, sia esso la perdita di una persona cara o la rottura di un rapporto, è un po' come se vivessimo la "Sindrome di Jenga".
L'equilibrio in fondo è una conquista, arriva solo dopo aver lottato ardentemente contro il mondo e qualche volta contro se stessi, quando ci si convince che il nostro baricentro sia collocato all'esterno e ci si appoggia completamente alla "solidità" di un'altra persona. Credo che questo sia l'errore più grosso e comune in cui prima o poi tutti vi incappano perché è troppo facile affidarsi al prossimo invece che esercitarsi quotidianamente a reggere contro tutte le avversità che la vita ci apparecchia, quei piatti spesso non graditi cui siamo costretti ad ingerire con disgusto insieme al sapore acido che contengono.
E allora forza, continuiamo a giocare a Jenga con questa consapevolezza, a fare la massima attenzione affinché nessun mattoncino possa minare alla solidità della nostra torre e ci faccia miseramente crollare. Bastano pochi punti d'appoggio per scongiurare quel crollo e allora sì che quei vuoti ci aiuteranno a sostenere con più leggerezza le avversità della vita per allungarci sempre più verso la crescita e l'infinito.

 

 

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Commenti al Post:
jigendaisuke
jigendaisuke il 18/01/15 alle 12:35 via WEB
Non sapevo che fosse una sindrome, semplicemente ero convinto che fosse la sfiga che si risvegliasse nel momento meno opportuno. E allora se è proprio inevitabile, bisogna davvero cercare di "rinforzare le difese", almeno per evitare troppi danni. Ciao
 
 
ansa007
ansa007 il 19/01/15 alle 14:26 via WEB
Non esiste la "Sindrome di Jenga", ho voluto chiamare così questa condizione dell'anima, perchè è l'idea che rappresenta maggiormente questo concetto che penso prima o poi tutti vivranno. Rinforzi le difese con l'esperienza e di solito l'esperienza si acquisisce a "suon di botte". Magari potrebbe essere fonte di ispirazione per uno psicologo oppure questa fase è stata ben studiata ma ha un altro nome che, per mia ignoranza, non conosco.
 
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ansa007 perchè è il mio primo nickname, quello utilizzato ai primi approcci con il web, quando l'ADSL non esisteva ed io avevo circa 15 anni. ansa perchè sognavo di fare la giornalista, 007 perchè volevo farla "in incognito"...sì stupide fantasie adolescenziali :)

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