Grilcantino

Paesi, auto


Ci capito quasi per caso, di domenica. Strade vuote, bar discretamente pieni. Con discrezione, intendo. Perchè a contare i tavolini, non se ne trova uno vuoto. Ma chi siede, dissimula ingombro con compostezza. Ieraticità, quasi. Perchè lì vige una religione laica che sotto il campanile unifica l'imprenditoria con la politica che diversamente vi s'opporrebbe. E gli adepti, piuttosto che al kantiano campanile, sì' assiepano assorti avanti la tivù. Non che interessi, il tramite in sè. Lo guardano cercandovi il rosso. Nervoso, saettante, vestito del ruggito. Che la gomma strappa all' attimo, mordendo. Riesco per via, ne riconstato immotità. Giusto un passante con il sano incarnato osmotizzato da ciò ch' alleva, giusto tra i denti il brandello d' affettato che mi riporta proustianamente ai sapori di quando qui ci bazzicavo. Case prigioniere di uno stile che ora gronda solitudine ma non trascuratezza, un teatro. Non sembra aperto, ma accoglie. La maschera mi porge un 99, non serve. Perchè dentro è tutto è colmo: capienza, attenzione, rispetto. Un rispetto strano, sproporzionatamente solenne. In fondo, lo schermo proietta solo baluginanti sequenze di sagome che piroettano. Caucciù intride l' asfalto, reiterazione volgarizza.  Ma gli è che questi, il rispetto sentono di doverlo. Le colline troppo lontane, il Fiume Bodincus anche: avevano da inventarsi imprenditori, suini più non sufficiendo. Uno spiccò, e da allora pletore di barattoli rossi furono gioiosamente sventrati. Ero a Maranello. Non a Zufffhausen, Detroit, Coventry. Ma nemmeno a Torino. CordialmenteClaudio Trezzani