Grilcantino

Fulvia, come eravamo


Benedetti i collezionisti. Benedetto uno, in particolare. Colui che ora viaggia in Lybra, ma m' ha dato accesso alla Fulvia. Nel suo garage, accanto alla Lybra. Ma non in ruote, in carta. Sbiadita carta del ' 71, con su impressa la prova della Fulvia. Rivivere il battesimo del volante, è stato tutt' uno. La Fulvia di mio padre, con i suoi rapporti rallistici. Della serie: tutti giri/arrosto appena rosolato/ruggito e carburatori. Ma tempi niente male, sullo zero/cento. Dodici virgola otto per mille e sessanta chili, alla faccia delle compatte d' oggidì. Certo, stendiamo un velo indulgente sugli otto con un litro a centoquaranta. O sui 100 DB 100 a centrosessanta. Ma più di questo, lo spaccato d' un epoca. Nella quale Comfort si scriveva ancora Conforto (quasi fosse alpinico cordiale). O il "rilascio" dell' acceleratore era virgolettato, diamo tecnicismo al tecnicismo. Oppure ancora i tempi in salita si rilevavano a Tuscolo di Grottoferrata, polstrada compiacente. Siamo migliorati, da allora? Non così velocemente come supponevano gli avi. Basta scorrere gl' inserzionisti: Daf: cosa aspettate a liberarvi dalla schiavitù della frizione? Borletti: tra cinque anni, tutti con il condizionatore. E poi, la pubblicità del residuo epidermico di spuma: chi ha naso, beve Dreher. Abbiamo naso, oggi? Allora, per l' ergonomia in abitacolo, ci s' appoggiava all' Istituto di Medicina Dello Sport. Che stabiliva: l 'italiano medio oggi s' attesta sull' uno e settantadue. Ci si è o no adeguati - al padiglione - alla lievitata altezza, o si è esorbitato dall' attualizzata misura statistica? Si è esorbitato, si. Perchè viviamo nell' era dell ' Aria Sopra La Testa. Sia anche dentro, nutro fondati sospetti. CordialmenteClaudio Trezzani