May it be....

Loreley


 Ad osservarlo ,l'uomo che camminava con le mani in tasca ,completo scuro,camicia bianca e cravatta intarsiata di colori tenui e sfumati ,sembrava appena uscito da una cena importante o da una riunione di lavoro .Se non fosse stato che il fondo dei pantaloni bagnato zuppo di spruzzi, i capelli arruffati e lo sguardo che percorreva l'orizzonte ,raccontavano che era molto che camminava su quella spiaggia deserta ,un molto che lo aveva portato a perdere la sua ombra nel tramonto che si allungava tra il rosso e l'arancio sul mare.E' strano e intrigante il mare di fine inverno,da un lato l'increspatura e il movimento affrettato ne mostrano la voglia di ripulirsi dalle scorie della stagione fredda ,dall'altro le onde che arrivano pettinate sulla terra sembrano indugiare,quasi avere un ripensamento,forse un attimo di emozione prima di lanciarsi verso la primavera ,accogliendo ,di nuovo e come sempre,tra le braccia le persone e le loro storie.L'uomo si chinò a raccogliere una conchiglia appena appena scoperta tra la sabbia,una conchiglia color avorio sfumata di marrone ,dall'orlo merlettato e dalla superficie increspata ordinatamente come se una mano invisibile si fosse divertita con lei come la carta di crespo,quella che usano i bambini per i ventagli.Era una conchiglia “ Regina”...sorrise ,era proprio lì,su quel lembo di spiaggia che il suo destino aveva preso la sua strada,e quel giorno,di qualche anno prima,quella sabbia era intarsiata di regine ,piccole ,grandi ,brune ,rossicce ,gettate lì da un mare capriccioso.Fu alzando lo sguardo che la vide arrivare ,leggera nel suo copricostume bianco,i capelli dorati riflettevano la luce del sole e sembravano anch'essi emettere luce .Si avvicinava piano ,le gambe affusolate ed eleganti,il viso dolce ombreggiato da un cappello dalle larghe tese.Lui notò il cappello,celeste e di paglia intrecciata ,con un nastro che lo avvolgeva,esattamente come quello dei gondolieri .Lo guardava e lui arrossì,gli capitava sempre quando era in imbarazzo,dentro di sé maledisse la sua timidezza.Lei gli si fermò accanto e lo invitò a suonare...solo allora si ricordò di avere una chitarra in mano,le mani accarezzarono le corde e lui suono'..come può uno scoglio arginare il mareeeee,anche se non voglio torno già a volareeeeee....e suonò...e ancora suonò... “Come ti chiami?Io Rigo...” “Loreley...”,sorrise e intanto scendeva la sera.Uno spruzzo d'acqua portato dal vento allontanò i ricordi dall'uomo.Prese la conchiglia e la scagliò in mare,o meglio,la restituì al mare.Il mare porta ogni cosa a riva,la posa dolcemente come fosse un dono,ma ogni tanto prende un dono per sé e non lo riporta più,anche se il movimento incessante avanti e indietro ci lascia la speranza che possa tornare,possa essere portata indietro.Si erano presi per mano per sei anni,lei lo aveva portato in giro tra firenze e venezia e gli insegnava la poesia con quel suo curioso modo di pronunciare le parole,inciampando tra le labbra, lui la teneva come si tiene un aquilone,stretto tra le dita,libero nel cielo,e la faceva ridere cercando di insegnarle la gioia di vivere .Ma gli aquiloni così forti in cielo,sono fragili a terra ,così quando si alza il vento si librano in alto e cercano di sfuggire dalle dita per volare per sempre.Un attimo di distrazione e li perdi e non ti resta che seguirli con lo sguardo finchè non siano un tutt'uno con l'orizzonte e non li vedi più.A distanza d'anni,l'uomo non sapeva ancora quale fosse stato quel momento di distrazione,forse era per questo che non le aveva mai detto addio,forse era per questo che ancora oggi si aspettava di vederla apparire all'improvviso,magari proprio adesso,mentre aspettava che il mare gli riportasse la sua conchiglia Regina.                                                 
Un caro saluto,                                                                                 Buoni giorni:-)