Quando

va dove ti porta il chat


                                                
Sono le prime volte che chatto. Con handicapp, perché mentre digito devo guardare i tasti e i miei errori di battitura non sono pochi.A chattare si è costretti a leggere l’interlocutore, per il tempo che l’interlocutore stabilisce. Nel parlare sovente si crede di capire alle prime parole quello che l’interlocutore vuol dire e lo si  interrompe anche quando non hai capito un tubo. Sicuramente non hai  capito che anche all’interlocutore piace esprimersi compiutamente.  Obbligati a leggere, si evita facilmente il pericolo di parlarsi addosso.Delle chat oltre ai contenuti dei discorsi piace l’atmosfera nella quale questi discorsi vengono fatti. Alcune negative, es. la fretta, anche perché molte volte si sta chattando con tre o quatto interlocutori contemporaneamente, o comunque si ha esigenza di rientrare velocemente nella vita reale. Così si fanno  delle mitragliate che sanno tanto di iaculazione precoce.Altra difficoltà, l’inizio della chat,  non sai mai se quella qualcuno o quel qualcuno hanno voglia di parlare o di parlare con te. Ma lo capisci presto.La parte bella è la possibilità di parlare con persone anche senza i pretesti necessari a una telefonata o a una conversazione di persona. La disponibilità di chi , davanti a un pc, desidera essere interpellato o interpellare, ci stanno aiutando a superare alcune barriere e  pregiudizi che l’individualismo ci ha costruito intorno.Il chattare ti da qualche secondo in più per collegare la testa con la parola. Qualche volta lo scritto lo puoi cancellare, nessuno ha sentito niente. Comunque devi essere concreto e stringato. Molto più difficile menare il can per l’aia.Le possibilità di chiudere l’interloquire sono innumerevoli. Sovente prò si continua  a scrivere: ciao, ciao, ciao…..