La fiaccolata della legalità organizzata dal gruppo “No a tutte le mafie”, costituitosi spontaneamente dopo i rivolgimenti leinicesi delle indagini condotte nell’ambito dell’operazione Minotauro (l’arresto di Nevio Coral, l’8 giugno, e le dirette conseguenze di quest’avvenimento, ossia le dimissioni in blocco dallo schieramento d’opposizione, i lavori, tuttora in atto, della commissione d’inchiesta) vuole essere un richiamo forte alla coscienza civica e alla partecipazione attiva dei cittadini, per pronunciare, all’unisono, un no deciso alla criminalità, nelle sue molteplici manifestazioni. Al corteo per le vie cittadine, di per sé pregno di significato, si aggiunge la testimonianza di chi, come Pino Masciari, ha fatto della legalità una ragione esistenziale.

PINO MASCIARI,  classe 1959,  è un imprenditore edile originario di Catanzaro, dal 1997 è sottoposto a programma speciale di protezione insieme alla sua famiglia. Ha avuto il coraggio di denunciare le collusioni ‘ndranghetiste con il mondo politico, e da allora la sua vita è stata radicalmente rivoluzionata, sia sul fronte professionale, sia su quello familiare. Vide distrutte le sue imprese edili, bloccate le commesse avviate, revocato il credito dalle banche. Rifiutò le regole del racket, accettando il rischio che ne derivava: il 18 ottobre 1997 lasciò la Calabria con la moglie e i due figli. Decise di testimoniare ai principali processi contro la ‘ndrangheta e il sistema di collusione, diventando così, secondo la definizione del procuratore generale Pier Luigi Vigna, “il principale testimone di giustizia italiano”.

La legge 45/2001 istituisce questo tipo di figura, definendolo “ cittadino esemplare che sente il senso civico di testimoniare quale servizio allo Stato e alla Società” . Il 28 Luglio 2004, la Commissione Centrale del Ministero degli Interni gli notificò il divieto, in forma precauzionale, di tornare nei luoghi natii, perché sussisteva un concreto rischio per l’incolumità sua e dei suoi congiunti.  Il 28 Ottobre dello stesso anno gli venne revocato il programma di protezione speciale, con la giustificazione della conclusione dei procedimenti giudiziari nei quali aveva testimoniato. Masciari fece ricorso e solo nel Gennaio 2009 il TAR del Lazio pronunciò la sentenza al riguardo e stabilì l’inalienabilità del diritto alla sicurezza, l’impossibilità di sistemi di protezione o programmi a scadenza temporale predeterminata, ordinando al Ministero di attuare le delibere su sicurezza, reinserimento sociale, nonché  lavorativo ed infine il risarcimento dei danni. Per mesi la situazione rimase stagnante: ad aprile Masciari, per protesta, iniziò lo sciopero della fame e della sete, intanto la ‘ndrangheta si fece sentire con segnali intimidatori (a luglio un ordigno inesploso rinvenuto nei pressi dell’ex ditta del testimone di giustizia, presso Vibo Valentia, un mese più tardi si registra la violazione dell’abitazione). Nel 2010 Masciari ha concordato  con il Ministero dell’Interno la fine del programma speciale di protezione: da allora vive alla luce del sole, seppur sotto scorta.

ORGANIZZARE IL CORAGGIO è il libro-testimonianza, edito dalla torinese Add,  in cui Pino Masciari e sua moglie Marisa raccontano la  loro crociata contro la ‘ndrangheta. Al di là della retorica hanno fatto proprio l’assunto: “Bisogna organizzare il coraggio, come loro organizzano la malavita.” Solo attraverso la denuncia puntuale, con nomi e cognomi, in primis, e grazie alla testimonianza e agli interventi pubblici poi, si può contribuire alla promozione di una cultura della legalità capace di scardinare odiosi giochi di potere e di squarciare la coltre d’indifferenza che spesso ammanta le connivenze più odiose, quelle tra criminalità e politica appunto.

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