La mia Honduras

Santiago Rivera


...quando arrivai in Honduras... lo capii subito, già dal primo giorno in casa, che ero circondata da dipendenti che lavoravano per servirmi...! Il concetto è semplicemente questo, c'è una sorta di servilismo, in primo luogo perché eravamo italiani,  perché gli portavamo acqua potabile nelle loro case, perché eravamo "bianchi", perché eravamo "ricchi", perchè... ti fanno sentire superiori. (di questo devo approfondire) E con queste premesse,  io a 25, quando a Roma litigavo con mia sorella per lavare i piatti.... ho vissuto una luna di miele i miei primi 4 anni nella mia prima meravigliosa casa a Tegucigalpa, (Carretera del Norte, plantel Columbus, quattro villette, una mensa, 12 case per scapoli, uno spaccio, uffici amministrativi, officine, con friulani, piemontesi, toscani, noi unici romani... questa era la nostra Italia)  in cima ad una montagnetta... con il verde più bello. Mi sentivo un pò Heidi e un pò imperatrice Maya. Mi ritrovai ad avere chi mi lavava, chi mi stirava, chi mi cucinava, chi mi portava acqua elettro pura (bottiglioni enormi), chi mi puliva il giardino, chi mi lavava la macchina, chi mi faceva la spesa, chi mi toglieva le iguane di torno...chi mi vigilava la casa di notte e di giorno...chi mi riparava il lavandino, chi mi controllava le scadenze della mia patente di guida e il passaporto... ecc. ecc. ecc. ecc.  Tutto questo ha comportato il fatto di convivere quotidianamente con persone umili, semplici e belle. Santiago è una di quelle. Santiago,   originario di Olancio, un pueblesito in mezzo alle montagne un pò a nord di Honduras, aveva, credo la mia stessa età, il suo dialetto spagnolo era così stretto che a volte non lo capivo. Occhi profondi, e con un sorriso smagliante e furbetto,  per quattro anni, tutte le mattine  mi portava acqua con i bottiglioni di elettro pura, quando usciva si portava via la mondezza, si faceva quattro chiacchiere alla finestra con la muchacha che lavava i piatti, poi andava via.Dopo una settimana lo misi subito in guardia, doveva bussare la porta prima di entrare...e così fù. Lavava tutti giorni la mia macchina, la puliva, la lustrava, la lucidava, ci si sedeva dentro, sognava...!Lo prendevo in giro, gli dicevo che a forsa di lavarla mi consumava la vernice, lui rideva. Gli insegnai a guidarla, era una automatica, imparò presto, e quando vedeva che mi preparavo ad uscire, lui mi portava la macchina davanti casa (un ulteriore servizio).Gli tagliavo i capelli (non aveva soldi per questo) gli curavo le ferite, gli regalavo scarpe e vestiti, gli davo da mangiare, parlavamo tanto, eravamo su due mondi diversi, ma lo sapevo solo io.Certe volte mancava per giorni, mi dicevano che era stato preso, io non capivo, che significa preso? Era preso per fare il sevizio militare! (Devo spiegare come ci si arruola al servizio militare in Honduras: Visto che la maggior parte della popolazione non iscrive all'anagrafe i propri figli, è chiaro che non ti mandano a chiamare ne per le vaccinazioni ne per la scuola, di conseguenza,  non arriverà mai la cartolina per il servizio militare...e allora che si fà? Così a caso... fermano un bus di linea, o in una discoteca prendono tutti gli uomini,  gli tagliano subito i capelli, e dopo vedono se ha già fatto il militare o qualcuno viene richiamato dal datore di lavoro). (Sconvolgente!) Ritornava, con la testa rasata, si vergognava...ma felice di averla scampata, perché un italiano lo aveva ripescato da un inferno... Con il tempo e con un pò di confidenza, cominciò a chiedermi soldi prestati, perchè si stava costruendo una casa, era preciso, il giorno di paga, che avveniva ogni 15 giorni, lui puntuale mi riportava i soldi, guadagnava 80 dollari al mese, (quello che noi spendevamo in una volta al supermercato) non faceva un lavoro specifico, lui faceva tutto anche quello che poteva dire di no, e spesso erano lavori duri, sotto quel sole cuocente. Una volta al mese ci disinfettava casa, ci affumicava, per liberarci da insetti, formiche giganti, ragni e le maledette chucarache, per lui un divertimento, ma neanche lontanamente sapeva che quel veleno faceva male, lo costringevo a bere latte, lui non voleva... e rideva.L'ho coperto tante volte, facevo finta di non vederlo, quando dormiva dietro qualche albero, magari stanco o con i postumi di una sbronza, (come la maggior parte degli honduregni) per mettere una lampadina ci poteva mettere anche una giornata intera, e quando il suo capo (capo campo Omar) lo veniva a cercare arrabbiato, bastava che gli dicessi che aveva avuto problemi con la corrente...parola di italiana (indiscutibile). Credo che oltre Santiago altre persone, del posto capirono che ero diversa da altri italiani, del resto, Tony era li per il lavoro, io per puro amore, verso tutto e tutti. Mi dicevano che ero troppo buona! Ma buona di che? Di trattarli come persone? Una mattina avevo urgenza di acqua, per dare il latte ad Andrea, Santiago non arriva...ma dov'è?...quasi mi arrabbio...! Ma...Santiago non tornò più, lo trovarono morto in un dirupo...mi dissero che gli avevano sparato, e che lui probabilmente era un bandillero... Rimasi...di pietra! dispiaciuta! incredula. Non crederò mai che Santiago era un bandillero!  E chiunque sia... lo ricorderò per sempre.