La mia Honduras

Dona Irma


Irma,una donna, come tante lì in Honduras. Con la sofferenza nel viso, donne senza cultura che in nome della religione sfornano figli di padri diversi, mamme a 15 anni e nonne a 30, maltrattare, violate, tradite. Donne forti per i figli, ma deboli difronte all'uomo, l'uomo padrone, l'uomo macho...  Irma, di qualche anno più grande di me, magrissima, un viso scarno, occhi meravigliosi, pelle rovinata dal sole. Invecchiata prima del tempo. Con modi dolci, composta, discreta...preziosa! Grande Irma!Tre figli, e una specie di marito che le girava intorno (un hijo de... che penso non mi dimenticherà più). Irma, è stata per me, una madre, una sorella, una consigliera, una maestra, un'amica, un'infermiera, una nonna, oltre che naturalmente una "schiava".Per anni mi sono svegliata la mattina, con il profumo di caffè, fatto da lei, o con il profumo di tortillas cotte al comal.Lavorava dalle otto di mattina alle cinque del pomeriggio, sei giorni su sette. 60 dollari al mese, faceva tutto, faceva di più.Ci misi due mesi per convincerla a stare a tavola con me e i bambini all'ora di pranzo, si vergognava di mangiare con me, con il tempo lo superò, ma con don Antonio...jamas! (mai)Irma imparò a cucinare all'italiana, lasagne, pasta alla carbonara, salame di cioccolata, polpette, sapeva anche quanto cruda volevamo la pasta, fantastica! facemmo un patto, ogni volta che mi faceva un dolce, la metà se lo portava a casa. Sono certa che si sentiva in colpa verso i suoi figli (lei mangiava, i figli non sempre) capii questo quando i primi giorni la vidi prendere da dentro il secchio un pezzo di cipolla che avevo buttato...mi vergognai, presi coscienza della realtà...dell'abisso che ci divideva.Cominciai il mio lavoro...invece di cuocere due etti di pasta, ne cuocevo mezzo chilo, le compravo riso e fagioli,  le portavo i figli al cinema, in pizzeria, Tony le ha praticamente costruito una casa, solo una volta sono riuscita a portarla dal parrucchiere, e sempre solo una volta varcò la soglia della "casa de la mujeres" (movimento femminile di Tegucigalpa). Dopo vari mesi capii, che non era herpes quello che Irma aveva sulle labbra...masticando meglio lo spagnolo e con un pò di confidenza, piangendo mi confidò che il marito le alzava le mani...le parlai tanto, credo di aver fatto anche qualche comizio, (in cucina con lei) le facevo leggere tutto ciò che riguardava le donne, le raccontavo come erano le donne in Italia, le attaccai un articolo di giornale sul frigorifero "la casa de las mujeres". Dopo una settimana fù lei a chiedermi di andare. Citò il marito, lui dovette firmare un foglio: non avrebbe dovuto più maltrattare moglie e figli, e contribuire economicamente. Dissi a Irma di andare a casa e di parlarne con le sue vicine, di dire loro che può fare, si può migliorare...Portai Irma in Italia per tre mesi...<Signora Lucilla posso uscire stasera per andare a vedere San Pietro?><Irma, mi chiedi il permesso!? Ma da quale pianeta vieni... vai, dopo parleremo del contratto dei lavoratori>.Mando ad Irma ogni tanto pacchi e soldi, lei mi telefona puntuale ai compleanni.Per lei non ho ancora fatto abbastanza, non finirò mai di ringraziarla, spero tanto di riabbracciarla un giorno.____________________________________  "Quando venne mia sorella a trovarmi in Honduras mi chiamò schiavista, (non sapevo se ridere o piangere) cercai di spiegarle che purtroppo era un meccanismo  assurdo, ma reale. Era veramente un'altro mondo, sembrava di essere in un'altra epoca. Non era facile cambiarlo. Anzi impossibile. Avrei voluto aiutare tutti, ma come potevo!"