CAFFE' BOLLENTE

LO ZEN E L'ARTE DI ANDAR PER MARE (Continuo)


Stavo raccontando della strana vacanza che mi è capitata quest'anno. Porto di Macinaggio, la sera dell'ultimo giorno prima del ritorno. Son stato sbarcato per passare la giornata a terra, e tra le 18 e le 19 abbiamo appuntamento per il recupero da parte della barca che nel frattempo si è diretta altrove.
Ore 18, sono in banchina che aspetto che l'equipaggio mi recuperi. Mi accorgo che il cellulare non ha più batteria e mi pongo il problema di come fare a contattarli per dirgli che ci sono. Fortunatamente mi sono sbagliato nel fare lo zaino e dentro trovo il caricabatteria da auto.Chiedo agli addetti agli ormeggi se hanno un auto a disposizione per poter collegarmi e fare la telefonata. Molto gentilmente mi concedono di usare quella della capitaneria, ma, non faccio in tempo a collegare la spina che sento dalla radio dell'ormeggiatore, la voce della proprietaria della barca sulla quale sono imbarcato che chiama per poter entrare in porto. Beh, ho fattto senza telefonare. E' bastato dire tempestivamente all'ormeggiatore che ha risposto col VHF portatile, che io ero già lì e che gli concedevano l'ingresso al termine della manovra del panfilo che era entrato poco prima. Che culo.Intanto che attendo l'arrivo, un gruppo di persone sbarca da un tender (gommoncino di servizio in uso a barche di qualunque tipo), con tanto di valigie al seguito. Mi avvicino e chiedo al timoniere se potevano darmi uno strappo alla barca fuori dal porto che mi doveva recuperare. Mi risponde  che resterà a terra mezz'ora. Troppo.Quindi rinuncio e salgo sul molo di sopraflutto . Tiro fuori un trancio di pizza che avevo comprato strada facendo e ne azzanno due morsi. Il vento aveva ricominciato a rinfrescare. Tiro fuori la mia fidata Murphy, via la magliettina sotto, su la felpa. Aaahh..Uno dei tipi che erano sbarcati si era sistemato poco distante da me e attacca bottone con una scusa che non ricordo. Dialogammo su dove sono stati e ne esce che proprio il giorno prima erano a Saint Florent, e mi dice che di la c'era stato un po di vento ma che tutto sommato si era stati molto bene. E dire che il resto dell'equipaggio sosteneva che di là da Capo Corso doveva esserci l'inferno.Comincio a dar credito alla teoria dell'effetto Venturi.. Le valli tra le colline retrostanti Macinaggio hanno aumentato l'effetto del vento che raggiungeva la costa Ovest di Capo Corso intensificandone la forza.Arriva la mia barca. Tutta la banchina, compresa quella per il gasolio, è piena. Solo il lato più esterno dell'area rifornimenti era libera, ma ci voleva una manovra precisa per avvicinarsi. Infatti il vento spingeva verso la banchina  e in quel punto se si veniva troppo avanti rispetto al molo ri rischia il basso fondale, quindi l'incaglio.Ed ecco che il 10 metri sopraggiunge di prua decisamente troppo veloce dirigendosi verso la banchina del gasolio. Mi vedo costretto a far da ammortizzatore a forza di braccia e di gambe, prendendo per il pulpito di  prua la barca, riesco a fermare la folle corsa dopo aver gridato alla "comandantessa" di dar un colpo a tutta manetta indietro. Fortuna vuole che si ferma e salto a bordo con una manovra da circo (zaino alla mano).Tutto bene. Ripartiamo.La sera ritorniamo in rada di fianco al porto. Confortante, per lo meno se riprendeva il vento eravamo vicini ad un riparo, a costo di prendere una multa. Come se lo avessimo chiamato riprende il vento a raffiche sui 15-20 nodi. Nulla di preoccupante dopo quello che avevamo passato; invece il mio amico si intestardisce a far di nuovo le guardie. INUTILE !Niente da fare si sactena a bordo una guerra di insulti e di improperi. Quando si dice che il mare mette a dura prova il carattere di chiunque...Sclero completo. Non ne possiamo ppiù dell'assurda situazione. Meno male che il mattino dopo saremmo tornati a casa.
Ore 6.30, siamo già in viaggio. Il porto ridotto a una striscia biancastra, ci saluta dalla terra di Capo Corso. Già Elba al traverso e, poco più avanti la Capraia. Gorgona ancora è nascosta dalla foschia, e questo mi da un pò di angoscia: non vedere metà percorso allunga le cose.Il mare è formato a causa della perturbazione sulla Francia. Vento forza 7 e mare mosso: onde tra il metro e mezzo e i 3 metri; il tutto in via di attenuazione. Il Libeccio (SW) ci porterà dritti verso casa.Regoliamo randa e fiocco al lasco (5-10° rispetto la poppa) e togliamo il motore. Ci lasciamo trasportare dal vento. In silenzio. Solo le parole indispensabili per le manovre. Un debole sole annuncia una giornata di sereno-variabile. Alcune nuvole (dette stranamente del beltempo) tappezzano tutto il cielo a Nord-Est e un poco mi rassicurano. La perturbazione che ha prodotto il mare è molto lontana e quella presente sull'Italia è ormai in Adriatico. Se l'onda non darà fastidio ci saranno pochi problemi.Qualche pensiero va alla drizza della randa che ha il problema che si taglia in qualche punto in testa d'albero. Speriamo non si stacchi. Sarebbe un problema, anche se abbiamo acquistato una trentina di metri di nuova drizza. A poco servirebbe, pensavo, perchè se scende la drizza rotta nell'albero non puoi più infilare quella nuova, se non in porto con assistenza del caso.Onde di tre metri ogni tanto arrivano dal lasco, a gruppi di tre o quattro e danno non poca noia. Lo stomaco mi vola in gola.Man mano che avanzavamo verso l'Italia l'onda in generale si spiana riducendosi a mare poco mosso. Arrivano a intervalli più distatnti, sempre quelle fastidiose ondate, ma anch'esse si riducono a 2 metri circa.La Gorgona già apparsa da un paio d'ore, ancora non ne voleva sapere di spostarsi dal traverso. La barca procedeva a 6 nodi in media (12 km orari circa). Fare 140 km a 12 km orari può rivelarsi una vera piaga.I conti fatti per l'orario di arrivo, comunque, sembravano non essere sbagliati. Entro le 18-18.30 potevamo essre davanti Bocca di Magra.Un delfino ci taglia la prua all'improvviso. Qualche evoluzione davanti e poi sparisce, come sempre. Ma mi rincuora un poco. Portano sempre bene quelle bestiole.Passo la giornata un pò a timonare, un pò a sgranocchiare crackers e molto a dormire sulla panca si sottovento del pozzetto. Il sole quando esce dalle nuvole si fa forte, e son costretto a levare una delle due maglie che avevo ancora addosso (era il 10 Agosto). Pochi discorsi a bordo, solo frasi di convenienza, molto tirate, quasi per rincuorarsi a vicenda.Il mio amico non la dava a vedere ma era stanco pure lui che di mare ne ha fatto pure lui e più di me.L'armatrice impassibile, ma so che stava sulle spine pure lei.L'italia ! Le apuane fanno capolino e una macchia bianca (il marmo delle cave) ne porta la conferma. Ma anche l'Italia si fa agognare. Non si arriva mai. La costa sale sempre più nel  dettaglio e comincia a vedersi il golfo di La Spezia. Rotta 18°Tre ore e mezza dall'avvistamento. Siamo dentro il golfo e Bocca di Magra è davanti ai miei occhi.Non so che pensre. Ho vissuto una grande esperienza. Ho giurato più volte che non sarei mai più tornato in barca a vela. Ho pregato più volte di essere risparmiato.Ho esagerato? No so darmi risposta. Penso che era un esperienza nuova e che da oggi avrò occhi diversi per il mare. Sicuramente più guardinghi. La vela è bellissima da vivere, e il mare altrettanto, ma concludo che bisogna scegliersi molto bene sia i compagni di viaggio che il mezzo con cui si intraprende l'impresa.Certamente 72 miglia a vela su un dieci metri (barca perfetta per il lago), non sono idonei. Specie con una barca incompleta e non rodata (alla fine il motore aveva 75 ore di funzionamento e doveva essere tagliandato a 40 !!).E nemmeno tre persone di equipaggio dalle doti marinaresche incomplete e insicure, sono ciò che serve per permettersi tranquillità a bordo.Al ritorno in macchina ne parlo al mio amico e in parte mi da ragione. Forse esagero io su alcuni aspetti, ma troppa precauzione parlando di cose di mare, ritengo non sia mai un male.Appendo al chiodo la patente nautica?Addio vela?Non so.Devo rifletterci. Tanto.