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Feliz Naividad

Post n°178 pubblicato il 29 Dicembre 2010 da hunkapi_genova
 

Buon Natale e Felice Anno Nuovo. “Pace in terra agli uomini di buona volontà” è un messaggio talmente universale e di profondo significato da essere rappresentato in migliaia di luoghi di culto. Centoventi anni fa ai superstiti lakota del massacro di Wounded Knee parve l’ennesima irriverente irrisione targata conquista. Non immaginavano che storicamente avrebbe significato la fine della resistenza all’invasione nel secolo diciannovesimo. Ebbero solo il tempo di piangere i morti tentando di salvare i feriti umanamente sopravissuti ai carnefici due giorni dopo la vile aggressione in mezzo al gelo di quell’inverno del 1890. Si trovarono in una chiesa dove campeggiava il messaggio pacifista per eccellenza.

Feliz navidad y puespero ano. Ormai lo ripetono e consumano milioni di Nativi Americani vittime della conquista targata spada e vangelo, soprattutto in quei paesi dove l'efferatezza raggiunse il massimo livello. Lo stesso che subirono i mineconjou di Si Tanka nel tentativo di fuggire dall'ira di un esercito onnipotente che cercava gli ultimi selvaggi ed aveva fatto uccidere Totanka Yotanka, quel Sitting Bull indomabile nonostante l'esperienza circense con Buffalo Bill.  Eppure quei selvaggi volevano solo raggiungere un posto tranquillo per sopravvivere; volevano arrivare alla riserva di Red Cloud. Makphya Luta aveva deposto da tempo le armi, aveva imparato a vivere con i wasichu; forse avrebbero trovato un luogo dove fermarsi.

Il Settimo Cavalleggeri, specializzato in attacchi ai villaggi, gli Cheyenne ricordano ancora lo stile Washita. Lo compresero presto anche i poveri lakota in quel dicembre polare di 120 anni orsono. Tutti dovrebbero sapere cosa accadde e non dimenticare, perchè la fuga dal campo sul torrente Cherry venne fermata il 28 dicembre da quattro squadroni al comando del maggiore Samuel Whitside, che aveva l'ordine di condurli in un accampamento di cavalleria sul torrente Wounded Knee.

Il gruppo era composto per due terzi da donne e bambini. Vennero  portati sulla riva del torrente, furono circondati da due squadroni  sotto il tiro di mitragliatrici Hotchkiss. Il comando delle operazioni fu preso dal colonnello James Forsyth e l'indomani gli uomini di Si Tanka , ammalato gravemente di polmonite, furono disarmati.

Un giovane mineconjou sordo, tardò a deporre la sua carabina, fu circondato dai soldati e, mentre deponeva l'arma, partì un colpo a cui seguì un massacro indiscriminato. Il campo venne falciato dalle Hotchkiss ed i morti accertati furono 153. Secondo una stima successiva, dei 350 Mineconjou presenti, ne morirono quasi 300. La fossa comune non ospitò i poveri corpi, ormai grottescamente congelati, di tutti i lakota. Venticinque soldati furono uccisi, molti probabilmente vittime accidentali dei loro compagni.

Dopo aver messo in salvo i soldati feriti, un distaccamento tornò sul campo dove furono raccolti 51 nativi ancora vivi, quattro uomini e 47 tra donne e bambini. Trasportati a Pine Bridge, furono in seguito ammassati in una chiesetta ove (per gli addobbi natalizi) si poteva leggere la scritta:“Pace in terra agli uomini di buona volontà”.

Ci volle quasi un secolo per sostituire la parola battaglia con massacro sul cartello che indica il sito di Wounded Knee. Per questo, per la memoria di quelle vittime della civiltà non dobbiamo dimenticare e nei momenti di feliz navidad ricordiamo che nel 1973 il rinascimento nativo partì proprio da quel luogo dove si era rotto il cerchio sacro. 

 

 
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