Haiku e Zen

Osando il dire: lo zazen, ovvero la triade della compassione


 Prologo  Il suono della parolanon è il sapore che sente la bocca.Una descrizione non è l'esperienza. Nemmeno un trattato di quattrocento pagine ne è un assaggio. Ma se assaggio il sapore soavela parola s'alza e risuonaa indicare la luna. Se non capisci siedi in zazen.Se capisci, in zazen guardalo svanire.  1Zazen è zazen, va benema per la compassione, osando il dire, zazen è esseresedere e gustare il presente che avviene talvolta è l'attenzione al respiro che in sottofondo non ha mai sosta sooooo-staaaaa soooo-staaaaaaad'un tratto è la serranda fragorosauno scricchiolio vicino un fruscìo il respiroriavvertito un silenzio tonante nel qualeguizza la forma di un pensiero peeeeen-siiiiiiieeeeee-rooooo... il campo visivoè la presenza mentale e la presenza mentale è il campo visivo specchio composto da ogni forma che rientra nel raggio del sentire evanescente e indivisa tuttto è dentro perché un fuori non c'ètutto è vuoto perché un tutto non c'è gustare è non esserne mai saziodesiderarlo è perderlo all'istantetemere di perderlo è smarrirlo d'incanto e però è gioia meraviglia senso di paceserena pienezza di un "chi" che ègioia meraviglia senso di pace ineffabile presenza.  2Lo zazen è un sentire indiviso e gioioso, oltre ogni diredi essere nel senza-tempo                                        e nel senza-dove si è di essere parte di un Nulla ineffabile e reale che si manifesta come ogni forma e come tutte le forme. Se così per te non èc'è uno stato di non-abbandono in te, c'è un sentire divisivo in azione, che produce intenti,sforzi, mete, qualcosa da conseguireo da smettere di conseguire. Ma se solo fai il pensiero o il gesto di escludere tale stato,                                                    questo sentire, entri in un'ulteriore fase                                       divisiva. Guardalo con apertura, accoglienza,compassione, empatia. Guarda con la presenza coscienteIl tuo stato quale esso sia, anch'esso come il tuo guardare è una formadella realtà che si manifesta,il presente che avviene. Non appena lo sperimenti così com'è, non appenalo realizzi nel suo essere proprio ora alcunché di divisivo s'apre d'incanto lo zazen dell'abbandonodi sé della coscienza gioiosa e illimitatapiena di tutte le forme non separate dell'universo senza oggetto alcuno puro Nulla e puro Tutto.  3Ogni zazen è risveglio.Se non lo è, è perché ci teniamo  afferrati: o a un tentativo di conseguimentoo a un tentativo di eliminaretale tentativo. Viene poi la mente che creded'aver capito e si lega al tentativoterzo di eliminare i primi due. Ma ecco che la regina delle volpisi fa avanti e cerca di non caderenei primi tre e così via. Allora si ritorna al respiro, fatto fisicoche interrompe la catena, macos'è queso senso di farebene, di fare giusto di lasciarsi andare? Non è forse l'ennesimo tentativo,un'altra illusione di conseguire? Tuttavia è proprio questa serie ditentativi a generare la stanchezzache li tronca. È allora, anche solo per un battitodi ciglia, che lo zazensi realizza.