CARPE DIEM ;)

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Un visto per la Birmania
Avevo scelto come base la Thailandia perché, dopo cinque anni di asettica, efficiente, fredda modernità giapponese, avevo una grande nostalgia degli odori, dei colori del caotico umano calore dell'Asia tropicale. La casa fatiscente in cui andammo ad abitare fu la più bella della nostra vita. Era di legno e stava su uno stagno in cui viveva una vecchissima, enorme tartaruga. Prima che il mio nome comparisse nella lista dei corrispondenti accreditati, chiesi, da semplice turista, un visto per la BirmaniaTiziano TerzaniTratto da In Asia, Longanesi e C.
 
La situazione viene definita, con eufemismo, “fase di stallo” quella che vive la Birmania in queste ore dopo due settimane di proteste popolari e di repressioni sanguinarie. Altro non significa che è in corso la resa dei conti contro chi chiede giustizia, libertà e democrazia. La capitale è in mano alla polizia, rinforzata dai battaglioni della “giungla”, bande in divisa, assassini, stupratori, sciacalli di professione liberi di fare ciò che vogliono. E’ la spinta finale del tallone di una efferata dittatura che vuole schiacciare persino la più fievole fiammella del diritto alla dignità dell’uomo.La situazione in Birmania è vergognosa, mi ricorda tantissimo la dittatura di Pinochet.... e nessuno fa nulla per aiutare quella popolazione, se ne lavano tutti le mani, La Russia e la Cina hanno perfino messo il veto.... gli StatiUniti e l'Europa hanno speso in tutto due parole per i poveri monaci e studenti che intanto sono in piazza a farsi uccidere per amore del loro paese... ho visto immagini tremende in tv... persone torturate e picchiate solo perchè erano contrarie al regime.... e noi dove siamo in tutto questo? Il nostro paese che ha vissuto una forte dittatura come quella fascista perchè non prende qualche provvedimento?- L’unica cosa reale è il tavolo di coordinamento allestito al ministero degli esteri. Di fatto l’Italia brancola nel buio. Su nodo birmano incidono gli interessi economici e strategici internazionali, compresi, evidentemente, quelli italiani vendiamo ai dittatori birmani persino armi e componentistica militare!). Prodi e Dalema, più che adattarsi alla realpolitik sembrano piegarsi ai ricatti imposti dalle componenti di sinistra della maggioranza di governo. Entrambi si piegano al “niet” di quella sinistra massimalista che in queste ore (più impegnata a contrastare la Finanziaria) non vuole forzare né verso la Cina né verso la Russia e che detta nei fatti la “linea” sia al Premier che al ministro degli Esteri.Parlando l’altro giorno all’ONU dopo i discorsi schietti e severi di Bush e Sarkozy, Prodi ha messo l’accento del suo intervento sulla moratoria della pena di morte. Nobile questione, non c’è che dire. Ma con il sangue che scorreva in Birmania, le parole del capo del governo italiano sono apparse fuori tema e fuori tempo. C’è da chiedersi se persino Pannella riesce a imporre la linea a Prodi. Sembra davvero difficile, se non impossibile, per il governo italiano, esprimere una politica internazionale non limitata a esprimere indignazione. Bush, preso atto del veto di Cina e Russia alle sanzioni economiche contro il regime militare di Rangoon non si è limitato a giocare tutte le carte della diplomazia ma ha dato segnali inequivocabili come quello di bloccare i beni e le ricchezze della giunta militare birmana negli Stati Uniti. La Francia ha presentato la mozione per le sanzioni economiche e il ministro Kouchner tesse la tela per isolare il governo militare birmano sullo scacchiere asiatico. Rimanere ancorati al realismo non può significare accettare il massacro degli innocenti in Birmania o altrove. Che fare? Alla Cina spetta un ruolo decisivo per risolvere la crisi in atto. Ma Pechino teme la rivolta buddista per il rischio dell’apertura di un conflitto in Tibet. Al governo cinese va soffiato sul collo: e va fatta sentire tutta la pressione dell’occidente, Europa in testa. Boicottare le grandi Olimpiadi del 2008 vuol dire portare indietro le lancette della storia di alcuni decenni, dar fuoco a una miccia dai rischi incalcolabili. Le Olimpiadi rappresentano il volto nuovo della Cina del terzo millennio. Pechino non può continuare a coprire il regime birmano, deve premere su Rangoon per porre fine alla repressione, allentare la morsa, aprirsi al dialogo. In caso contrario l’Occidente può “minacciare” di non garantire la copertura “mediatica” al grande evento del 2008. Per il regime cinese, l’oscuramento dei Giochi sarebbe un kappaò di proporzioni immani. Il primo obbiettivo resta quello di fermare la repressione. E’ fondamentale che l’Occidente agisca come un corpo unico. E l’Italia, almeno su questo, ritrovi la voce. Batta un unico colpo. E’ una grande occasione perché i due poli, non solo il governo, antepongano gli interessi del paese e della sicurezza mondiale a quelli ben più miseri del proprio pollaio.E l'onu?-L’inviato dell’ONU a Rangoon, Ibrahim Gambari ha potuto incontrare la leaderdell’opposizione Aung San Suu Kyi.Per il resto sul paese sta scendendo la cappa del terrore. Chi disobbedisce al regime è perduto.In Birmania è dal 1962 che la gente (specie le popolazioni tribali) viene privata di ogni diritto, depredata, incarcerata, seviziata, incatenata, assassinata. In 45 anni nessuno ha mai mosso un dito! Si deve solo all’ultima protesta contro la feroce e corrotta oligarchia militare avviata dai monaci, simboli di pace e non violenza, se oggi finalmente i media (anche per la straordinaria spinta della rete Internet) hanno posto all’attenzione mondiale la tragedia di quella terra martoriata. Ma senza il braccio di ferro in atto in queste ore fra Usa e Europa da una parte e Cina, Russia (e India) dall’altra, le ultime due settimane di rivolta in Myanmar sarebbero già sepolte in un bagno di sangue, nel più totale disinteresse e silenzio del mondo intero.Una volta di più risaltano le difficoltà delle cancellerie delle grandi potenze occidentali nello scacchiere internazionale e viene messa a nudo la fragilità della politica estera dell’Italia. Stavolta, in situazioni ben diverse da quelle dell’Iraq, dell’Afghanistan, il governo di centro sinistra, sempre diviso al suo interno, rischia di operare per indeterminazione e vacuità quello precedente di centro destra. La Farnesina non sa che pesci pigliare. Prodi e Dalema puntano tutto sul ruolo e e sull’approccio internazionale mentre il sottosegretario Gianni Varnetti (titolare della delega sull’Asia) vorrebbe intervenire come nazione impegnata nella difesa dei diritti umani. Per ora l’orientamento prevalente è quello di esercitare pressioni economiche e diplomatiche privilegiando il dialogo diretto con l’India (fin’ora defilata), che può esercitare un ruolo di persuasione verso il regime di Rangoon. Mario Moretti La Soka Gakkai, l'Istituto Buddista Italiano. Esprime tutto il proprio sdegno per la violenza usata nei confronti di manifestazioni pacifiche. "E' assurdo sparare contro religiosi e laici che usano come unico strumento di protesta la preghiera - spiegano dall'Istituto -. Siamo sicuri che il movimento di Myanmar abbia quella forza di resistere a questo corso tumultuoso, consapevoli che la natura di Buddha esiste in noi e negli altri". "In questo momento - concludono dal Soka Gakkai - siamo vicini a tutti coloro che stanno facendo della non violenza lo strumento per far trionfare la democrazia e il rispetto dei diritti umani. Di qui l'appello ai fedeli ad intensificare la preghiera affinchè venga scongiurato il peggio".