Fonte: greenreport.it LIVORNO. Le tartarughe marine sono preistoriche viaggiatrici di oceani,
che tornano dopo decenni a nidificare sulla stessa spiaggia dove sono
nate, animali antichi e pazienti che non pensavano di dover fare i
conti con le reti e la voracità degli uomini che mangiano le loro uova
e la loro carne. Ma forse questi rettili marini hanno trovato un prezioso alleato: 30
Paesi sono riuniti a a Bali, in Indonesia, per aggiornare e rafforzare
un accordo regionale per l´oceano Pacifico e quello Indiano per la
protezione delle tartarughe marine che fornisce dati e indirizzi per
affrontare i problemi di rarefazione ed estinzione di questi animali.
Tra i nuovi strumenti per lo scambio di dati sulle tartarughe marine e
per il loro monitoraggio verrà introdotto anche il data base "Iosea
online reporting facility" che fornisce informazioni su 700 siti di
nidificazione dell´oceano Indiano e del Sud-Est asiatico. Gli utenti
del sito possono interrogare il sistema per ottenere informazioni su
dovesi trovi una determinata specie di tartarughe, cosa ne minacci la
sopravvivenza, le misure di attenuazione dei rischi e le attività di
ricerca in corso. Tutte le informazioni possono essere localizzate ad
alta risoluzione su immagini satellitari disponibili su Google Maps.
Nell´area, alcuni Paesi sono già molto avanti con le politiche di
conservazione: l´Australia ha già investito molti milioni di dollari
per programmi che portino le comunità costiere ad avere un diverso
approccio verso le tartarughe e per risolvere il problema delle reti
fantasma. L´Indonesia ha in corso ricerche per individuare le
interazioni tra industria della pesca e tartarughe per sviluppare
adeguate misure di attenuazione di questo impatto. Le Seychelles hanno
messo in campo un approccio innovativo che coinvolge i privati nella
protezione e conservazione delle tartarughe. In otto Paesi sono già in
corso programmi nazionali per la conservazione delle tartarughe, mentre
altri 10 stanno preparando piani nazionali. Australia, Oman, Seychelles
e Sud Africa tengono ormai da decenni sotto controllo le popolazioni di
tartarughe che frequentano le loro coste e in molti Paesi i programmi
di salvaguardia sono in atto da diversi anni.
L´overall report card for the region´s marine turtles è fatto di
chiaroscuri. In Sudafrica la nidificazione di tartarughe Caretta
caretta è notevolmente aumentata: i nidi negli ultimi 40 anni sono
passati da 250 a 1.750, invece la popolazione di queste tartarughe è in
forte declino sulle coste orientali australiane ed in Madagascar.
Le tartarughe verdi sono ancora abbondanti nel suiltanato dell´Oman, ma
in Indonesi e Filippine rischiano di scomparire a causa della
predazione delle uova e del fiorente bracconaggio che rifornisce il
mercato della carne e anche ristoranti occidentali. La tartaruga di
Kemp, che nidificano a migliaia in India, sono in forte declino ed in
Thailandia sono pericolosamente vicine all´estinzione, tanto di essere
ormai calate al 5% degli individui delle popolazioni originarie.La minaccia maggiore per le tartarughe del Pacifico e dell´oceano
Indiano è la predazione naturale, seguita dalla pesca costiera,
considerate pericoli da "moderata a forte" intensità in circa il 35%
dei siti presi in esame in 18 Paesi. La raccolta delle uova viene
identificata come "minaccia grave" nel 20% dei siti di 14 Paesi e il
consumo tradizionale di uova e carne di tartaruga è ancora la normalità
in tre quarti degli Stati firmatari dell´accordo.
Le reti da strascico per la cattura di gamberi sono state segnalate
come un grave problema, ma meno di un terzo dei Paesi firmatari ha
strumenti legislativi e di prevenzione/repressione per affrontare
questo problema. Intanto viene segnalato un aumento della pesca
illegale, con utilizzo di esplosivi e veleni.