Vita On The Road

Foglie d'autunno


Guardo negli specchietti retrovisori e vedo le foglie di colore giallo-rossastro aleggiare nella scia di vento creata dalla mia moto. E' Autunno. Come tutte le stagioni, l'autunno ha il suo fascino. Il profumo di foglie bagnate dalla pioggia della notte mi viene incontro e mi inebria. L'aria è fredda e umida. Il motore non è ancora pronto, ed io piano lascio che si riscaldi lentamente fino a raggiungere la giusta temperatura. Percorro la strada e guardo avanti. Amo la primavera, e l'inverno, prima non apprezzavo tanto l' estate del ferragosto per il troppo caldo e l'autunno per le interminabili piogge. Adesso non è più così, cerco di trovare il giusto fascino in ogni stagione. La difficoltà di un motociclista di guidare con la pioggia è rappresentata solo dalla motivazione prettamente tecnica di gestire un mezzo complicato che poggia solo su due minimi punti di contatto con il suolo. E' tutto qui... Facile, difficile, tutto dipende da una serie di fattori casuali ma prevedibili. Mi lascio portare dalla "Dark princeps" e seguo le traiettorie da lei segnate sull'asfalto, non posso fare a meno di confessare che mi sono dovuto adeguare al nuovo stile, un pò più rigido, ma certamente più impostato. A volte guido e mi sembra di stare su un binario, la grande massa della moto aiuta tantissimo sul bagnato, è molto più aderente al terreno la moto "grossa". Mi perdo nei miei pensieri, e all'improvviso come sempre accade, la mie sinapsi si liberano delle argomentazioni tecniche, e iniziano a scambiarsi scariche elettriche di altro tipo. I miei occhi adesso sono le luci di un proiettore. Il proiettore di un vecchio cinema. I bagliori luminosi e il rumore meccanico del proiettore cominciano a risalire dal fondo della mia memoria. Avevo tredici anni ed era la sera del mio primo appuntamento. Nella pulizia ed innocenza di un incontro adolescenziale, passai tutto il pomeriggio di sabato a cercare di capire cosa in me potesse non piacere alla ragazza con la quale sarei uscito di lì a poco. Sembrava tutto a posto, ma ciò nonostante la mia autocritica non mi dava ragione. C'era qualcosa in me che non mi convinceva, forse il mio modo di fare un pò diverso da quello degli altri ragazzi. Arrivai puntuale al citofono della mia futura fidanzatina e trovai il coraggio di bussare. Una tuonante voce maschile rispose: "Chi è?" - ed io pronunciai il mio nome: "Sono Giovanni" - "Un attimo ora scende!" Impressionato, attesi un pò impaurito dalla modulazione di quella voce da "Orco" ed un pò timoroso del fatto che forse "il personaggio" avrebbe accompagnato la figlia al portone per vedere che faccia avesse il "citofonatore". Fortunatamente non fu così. Colei che pensavo fosse l'Amore della mia vita, la donna che avrei sposato e dalla quale avrei avuto dei figli, era la protagonista del personalissimo film appena inventato dalla mia fantasia. La mia forza creativa che già a quei tempi galoppava come un cavallo indiano in una prateria del kansas. A tredici anni tutto sembra più grande di ciò che in realtà è. Andammo al cinema, mio padre mi aveva raccomandato di fare subito due biglietti e di non dare il tempo alla ragazzina di estrarre il portafogli per pagarsi il suo ingresso, alla vecchia maniera dei gentiluomini, mi aveva spiegato che una "donna" quando è con un "uomo" non paga mai. Io fui velocissimo, nonostante la tenera età, avevo già atteggiamenti sicuri e non lasciai spazio ad incertezze. Lei mi sorrise e mi ringraziò, io le presi la mano. Entrammo, e nel buio del cinema "la maschera" ci fece strada fino a metà sala, era lo spettacolo delle quattro e mezza, il cinema si trovava in una zona tranquilla di Napoli. Il film era Sandokan. Mi sentivo proprio un uomo grande, avevo solo tredici anni, lei dodici, ma mentre guardavo le scene del film, dell'eroe, della "tigre della malesia" pensavo che mi sarebbe tanto piaciuto essere come lui, e volevo che la mia fidanzatina fosse "Lady Marianna". Tanti progetti, tanti sogni, tanti desideri, ma solo una settimana dopo era già tutto finito... La bella principessina dagli occhi azzurri aveva scelto un nuovo accompagnatore, munito di vespa cinquanta bianca all'ultima moda, una special che si addiceva molto più della mia moto da cross a portare in giro una bella tredicenne. Continuai ad andare in moto e non comprai mai una vespa. Il rumore del proiettore divenne sempre più lontano e lasciò spazio a quello del mio motore. Il suono delle marmitte della mia harley mi riporta alla realtà, fermo ad un semaforo, guardo la mia immagine riflessa nello specchietto, e sorrido a me stesso. Ingrano la prima, clangh, e vado... L'autunno è qui, le foglie aleggiano, ma un raggio di sole filtra tra le nuvole grigie, l'arcobaleno sopra di me.Indy