Vita On The Road

Cose che capitano


Tra capodanno e l'epifania, sono fermo in una strada molto affollata della mia città, in un quartiere residenziale, e osservo la gente passare. Sono tutti indaffarati a fare qualcosa, a parlare, a gesticolare, a camminare senza una meta precisa, hanno buste e pacchi regalo. Sento un ritmo familiare avvicinarsi da molto lontano, riesco a tirare fuori dal brusio di fondo una musica, piano piano, lentamente, con il motore al minimo, si avvicina, sono certo... è il motore di una harley. Sono radicalmente biker, anche se la mia moto non è vicina a me oppure se sono senza la moto, ma riconoscerei tra mille il sound ineguagliabile del big twin. La road king giunge fino a me, parcheggia a fianco del marciapiede e l'uomo spegne il motore. Con la gamba sinistra apre il cavalletto e lascia appoggiare la sua moto nel suo naturale movimento. Lui è un personaggio stranissimo, sembra di ritorno dal concerto di woodstock insieme alla sua compagna che sembra Janis Joplin. E' di sicuro figlio degli anni cinquanta, ha l'aria vissuta come la sua moto, un' icona del celebre marchio, modello di riferimento della "famiglia". Posso giurare che anche la moto emanava un fascino particolarmente forte, più di ogni altra harley che avessi mai visto prima. Aveva una livrea di fondo bianca, con filetti orizzontali di base viola, ed altre righe di tono diverso ma sempre complementari al viola; quasi a voler imitare il famoso prisma di "dark side of the moon" dei pink floyd. La vernice era leggermente ammattita dal sole e le cromature appena opacizzate, le marmitte singole con terminali fish-tail e un sound da batticuore, al minimo avrà toccato i seicento giri, credo... Sembrava spegnersi in sussulti cadenzati quasi sincopati, ma era incredibilmente "Arley"! L'uomo aveva lunghi capelli bianchi raccolti in una coda di cavallo legata da un laccio di cuoio, occhiali tondi neri, un pesante maglione di lana nera e un gilet con un simbolo strano mai visto prima, una piramide senza il vertice e un fascio di luce che ne fuoriusciva verso l'alto, jeans levi's 501 stinti fino all'impossibile, quasi bianchi, ma di quel bianco che non si "vende" anzi, potrei giurare che quei pantaloni erano testimoni degli anni vissuti insieme al proprietario in sella alla moto, in origine saranno stati blu, ma blu molto scuro; al piede aveva stivali neri da biker a punta quadra. La compagna, un'altro personaggio degno di nota, aveva capelli lunghissimi tipo Nicolette Larson con l'unica differenza che erano tutti bianchi, due orecchini a forma di cerchio di argento, occhialoni vintage grandissimi, e lo stesso pull over di lana e gilet uguale a quello del compagno ma corredato anche da top rocker, jeans negli stivaloni tipo amazzone. Dovevo avere lo sguardo incantato, e un'espressione strana non schermabile neppure dai miei inseparabili ray-ban scuri a goccia, ma l'uomo se ne accorse, mi guardò da lontano, mi si avvicinò e porgendomi la mano come si fa ad un compagno di club mi disse: "Hola Hombre" credevi che fossimo estinti? Noi siamo sempre presenti, solo che nessuno ci può vedere, ma tu, oggi, hai avuto questo privilegio, sei uno spirito libero e sei figlio degli anni sessanta, noi lo sappiamo e vogliamo che sappia che solo pochi possono sapere della nostra esistenza. Salutandomi con un sorriso l'uomo e la sua compagna si allontanarono a piedi ed io restai lì a guardare affascinato la moto, venuta dallo spazio.Indy