Vita On The Road

Gocce come diamanti...


Mille piccolissime gocce d’acqua vibrano sul manubrio cromato della mia Harley e sembrano minuscoli diamanti. Il ritmo regolare del motore al minimo le fa muovere mentre sono fermo nel traffico sotto una pioggia torrenziale e incessante,  non c’è la minima speranza di andare avanti né di tornare indietro, almeno nell’immediato.I miei guanti sono inzuppati d’acqua, la temperatura è scesa e fa freddo, soffro in silenzio perché nulla posso fare se non gestire l’imprevisto come posso.Ho lo sguardo perso nel vuoto, davanti a me solo gli stop dell’autobus di colore arancione fermo da un quarto d’ora, cerco una soluzione, un’alternativa un percorso diverso, ma tutte le strade sono bloccate.Altro che “mother road”, altro che coast to coast.Sono al centro di un ingorgo megagalattico di cui non riesco a spiegarmi l’origine.Più tardi, in serata ascoltando il telegiornale, capirò.Apprenderò che è successo di tutto e di più, con l’aggravante del concetto  “All’unisono”.Muri crollati, voragini che ingoiano autobus turistici, incidenti mortali e concorsi pubblici… tutto magistralmente suddiviso nei quattro punti cardinali di una città grande non più di un quartiere di Los Angeles, con la contestuale paralisi totale.Sono ormai consapevole di vivere, se così si può dire, se è ancora lecito usare questa parola desueta,  in una città assurda, affogata nell’acqua che incessantemente viene giù ormai da mesi, preda del traffico e dello stress ai massimi livelli.Sere fa, guardavo in tv un documentario dal titolo: “Aria di neve” girato nelle più belle e affascinanti comunità montane di questa nostra Italia.Mi sembra impossibile o inverosimile che a soli novecento chilometri da qui esistano dei luoghi così incontaminati, puri, puliti, dove la gente ha lo sguardo trasparente e si emoziona ancora guardando una vetta in lontananza o un tramonto tra le guglie delle dolomiti a tremila metri.In particolare, ho seguito la storia di un boscaiolo che usa ancora una sega verticale mossa da una’apparecchiatura legata ad una ruota di legno mossa dalla corrente del fiume vicino alla sua casa, per tagliare le tavole.Un uomo così pacato, calmo, dallo sguardo bambino che spiegava tutto nei particolari, ed io affascinato dal racconto seguivo e mi distraevo.E’ gente che vive in un’altra dimensione, che non immagina nemmeno lontanamente il significato della parola stress  e frenesia.Sono contento per loro, abitanti di quelle valli che mi ricordano Heidi e Peter;  un po’ meno per noi tutti che ogni giorno dobbiamo affrontare la follia dei centri urbani, delle città caotiche, delle sirene, dei semafori sempre rossi e degli incroci funzionanti come la “roulette russa” dove non sai mai se arrivi dall’altra parte perché qualcun altro è passato a tutta velocità col rosso incurante del fatto che non tutti i mezzi hanno una carrozzeria e quattro ruote o più, ma ci sono pure quelli a due ruote che espongono il conducente a molti più pericoli.Sono solo riflessioni, sicuramente inutili.Guardo le gocce d’acqua sul manubrio, mi sembrano stelle brillanti nel firmamento scuro di una notte di mezza estate, forse in Australia.Siamo lontani da tutto, distesi su un tappetino di paglia a naso in su, forse è la notte di San Lorenzo, tu ed io siamo lì e guardiamo le stelle cadere… sono solo gocce d’acqua sul manubrio della mia Harley.Indy