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Vita On The Road

Storia di un uomo e della sua moto..."In Viaggio"

 

 

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Gioco Narrativo di Writer

Post n°114 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da indiana_63_883
 

Questo Blog partecipa al gioco narrativo "Incipit" promosso da writer, il regolamento e le modalità di adesione sono sul seguente link:

 

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David

Era una magnifica giornata, tiepida e  trasparente.

Le montagne formavano un semicerchio di vette innevate  e sembravano così vicine da poterle toccare allungando un braccio.

Le otto del mattino.

Pareva impossibile che avesse potuto rovinarsi in quel modo la sera prima…”

 

David vide la luce filtrare nelle persiane, e toccare il bianco tappeto ai piedi del letto e mentre ancora assopito ascoltava il vento soffiare fuori dalla finestra, si svegliava lentamente.

Era fuggito da tutto e da tutti, aveva preso la sua moto d’impulso ed era andato via, era partito senza una meta precisa, con il minimo indispensabile nello zaino, giungendo in questo posto stupendo.

La strada era piena di curve, la percorreva in salita verso l’alto del passo, dove le aquile volano fiere.

Giunse alla locanda al tramonto, la sera prima, dopo un lungo viaggio, stremato da migliaia di chilometri percorsi tutti d’un fiato e intervallati solo dalle soste obbligate per i rifornimenti o per il caffè.

Deviò a destra sulla statale, perché era troppo stanco, e capì che era il momento di fermarsi,  la strada bianca terminava davanti alla casa.

Sistemò la moto sotto il portico di pietra viva e travi in legno ben lavorate, era un casale antico,  che si affacciava su una verde valle, e trasmetteva grande sicurezza.

Nel cielo blu scuro, sirio teneva compagnia ad una luna stupendamente luminosa.

Salito in camera, senza nemmeno cenare, poggiò tutte le sue cose sul baule di legno antico ai piedi del letto.

Tardò a prendere sonno e gli tenne compagnia una bottiglia di Jack Daniels, fino a tarda notte.

Due ore dopo l’alba, i postumi dell’alcool ancora si facevano sentire, il cerchio alla testa era ancora molto forte e per riprendersi, decise di fare una doccia corroborante e mentre risuonava una musica alla radio, riprese conoscenza e cercò di dimenticare le brutture del suo passato.

Un brano dei pink floyd aleggiava nella camera la cui finestra guardava la valle sottostante e in lontananza, nuvole bianche e soffici circondavano le alture come in un disegno fatto da un bambino con i pastelli colorati.

Aveva già dimenticato, ora, era pronto per il viaggio, quello vero, quello che aveva sempre bramato e mai realizzato.

La ciniglia morbida dell’accappatoio color azzurro, carezzò la sua pelle, e David presto stette meglio.

La fender stratocaster rimarcava il riff più famoso della storia del rock, e le note dell’assolo di  “wish you where here” gli diedero la giusta carica.

Bevve un caffè amaro, si vestì con i suoi abiti informali, un jeans, un pull-over nero il suo fedele giubbotto di pelle.

Scese in garage, accese il motore della sua harley davidson, che sul cavalletto vibrò come se fosse viva, ne ascoltò il profondo sound, ingranò la prima e  partì senza guardarsi indietro.

L’aria dolce di primavera, soffiava sotto il casco ed il suo foulard color arancio sventolava come una bandiera dietro di lui.

Sul ciglio della strada c’erano ancora tracce di neve, ed il rigoglioso torrente di lato accompagnava David nel suo percorso, suonando una suadente musica di acqua sulle rocce.

Il cielo terso, aumentò il suo buon umore, e presto dimenticò le angosce e i vecchi ricordi della sera precedente.

La strada era di fronte a lui, la moto fiera compagna di viaggio e amica di tante avventure lo assecondava nei suoi pensieri, David andava avanti, e sapeva che non si sarebbe fermato, la meta era ancora lontana, ma il viaggio lo avrebbe aiutato a rispondere a tutte le sue domande.

Era il protagonista del film della sua vita e come un’aquila in volo, dall’ alto del cielo,  vide la sua immagine a cavallo della moto che correva libera, e la valle circostante verde e rigogliosa fu cornice del più bel quadro che la sua fantasia avesse mai dipinto fino ad allora.

Indy

 
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"La vernice che scottava e toccarla era un piacere.
Il motore incerto e pigro nei primi chilometri.
Ne è passato di tempo e di strada.
Ne abbiamo visto di mondo.
Ne abbiamo avuto di freddo.
E abbiamo riso.
E una volta ti ho spinta per sei chilometri.
E però ci siamo divertiti.
E le rughe non le sento più.
E quel fumo leggero che vien fuori dagli scarichi è senz'altro allegria.
Non può essere olio.
Ma poi ti guardo nel tappo e capisco che hai sete.
Ho sete anch'io e siamo in un bar.
Io dentro che bevo e tu fuori che stai lì.
C'è una ragazza bionda che mi parla.
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Carlo Talamo

 

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Non vivo per te.

Vivo con te.

Da tanto tempo,sono abituato ai tuoi difetti e ai tuoi capricci.

Da cent'anni sopporto gli scherzi e la malattie immaginarie che tanto inquietano chi

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Sto qui.

Sto con te.

Me ne vado a spasso con te.

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E vibro.

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