Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

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Few Words Reminder

Post n°43 pubblicato il 17 Maggio 2011 da fading_of_the_day
 





Quella sera certi pensieri affluirono alla sua mente come sangue retrogrado, tormentandolo in maniera sin troppo ridondante. Quelle pulsazioni invertite erano come un giro di chitarra sempre uguale, che toccava ripetutamente le stesse note e che non si stancava minimamente di scavare sempre nello stesso punto.

Fu talmente kafkiana quella situazione che, leggendo la posta, quasi credette ad uno scherzo.
O tuttal'più ad uno sbaglio. Di quelli banali, che capitano nell'era delle telecomunicazioni, quando grossi volumi di dati si muovono contemporaneamente attraversando i ronzanti cablaggi che sostengono la globalizzazione. Perchè può succedere di comporre un numero telefonico sbagliato o inviare un messaggio scambiando alcune cifre. Come può succedere anche di inviare una mail ad un indirizzo errato.

Così, quando aprì la propria casella e si trovò un messaggio da parte di una certa Sophie Saunière e lesse l'incipit, credette di trovarsi di fronte ad una di quelle mail che mandano giovani ragazze dell'est (sotto pseudonimo) per accalappiare il primo allocco.

Per 3-4 righe fu facile abbracciare quella teoria, visto che l'inizio recitava proprio così.


"Caro Luca,

non ci conosciamo e spero mi vorrai scusare se ti scrivo in privato. Ho preso il tuo indirizzo dal tuo blog ed ho avuto modo di approfondire in maniera indiretta la tua conoscenza. Vorrei poter discutere di certi argomenti con te."


Luca aveva già l'indice pronto a cliccare sull'icona con il secchio della spazzatura, quando si bloccò di colpo.


"Ma andiamo con ordine.
Sono un'amica di Emma. Una carissima amica per essere precisi. Ci conosciamo da più di quindici anni e forse si può dire che siamo quasi sorelle. Vedi, io mi sono comportata sempre da sorella maggiore. Non solo perchè tra noi passa qualche anno, ma anche perchè caratterialmente sono meno impulsiva di lei. Razionalizzo e ragiono molto, insomma. Sono al corrente che tra te ed Emma c'è stato qualcosa e, allo stesso modo so che lei si sta per sposare."


Luca iniziò a pensare che quella strana mail si stesse trasformando in una sorta di ramanzina mossa da una qualche sclerata dell'emisfero australe ed era pronto a rispondere per le rime. Ma non ebbe il tempo di affilarsi le unghie, perchè il tono della missiva assunse una direzione decisamente inaspettata.


"In questo particolare periodo della mia vita non mi fido molto degli uomini.
Purtroppo ho le mie ragioni. Eppure qualcosa mi dice che se dovessi buttare uno tra te e Markus giù dalla torre, quello non saresti tu. Vedi, io credo che Emma stia facendo un colossale sbaglio. Mi ha appena confessato di sentire qualcosa per te e che ti pensa spesso. Penso sia abbastanza perchè fra voi non finisca tutto in una semplice amicizia a distanza. Fossi in te farei un ultimo tentativo.
Rimanere con il rimpianto sarebbe la pena peggiore.

Ti abbraccio.

Sophie"



L'ultima frase galleggiò per diversi minuti nell'acquario della sua testa, come piuma sospesa senza gravità. Luca si adagiò sullo schienale della sedia e prese a fissare lo schermo del pc incrociando le braccia, come per creare distanza tra sè e quello che aveva letto.

Come il protagonista de "Il Processo" che si preoccupava non tanto di aver ricevuto un avviso di arresto, quanto del fatto che i suoi aguzzini non attirassero troppo l'attenzione altrui nel compiere il proprio dovere, così Luca non si preoccupò tanto del perchè avesse ricevuto quella lettera da una perfetta sconosciuta, ma quanto dal fatto che il suo contenuto rimetteva in discussione qualcosa che, a suo modo di vedere, già era stato assodato da un pezzo.

Le parole di Sophie, ad una prima analisi, sembravano più far leva sui suoi sensi di colpa che spronarlo ad un ulteriore assalto. Sembravano puntare il dito contro la sua scarsa risolutezza e lo indussero a riflettere molto sul confine sfocato che divideva lui ed Emma, sul sottile margine tratteggiato che separava l'inappellabilità delle decisioni di lei dalla di lui sospetta incapacità di osare.

Dopo alcuni minuti di fissità oculare e mentale, migrò lentamente lo sguardo verso lo specchio del grande armadio che campeggiava nella stanza da letto, l'unico in grado di accogliere le proporzioni ottocentesche del guardaroba della principessa di stile. La duplicazione dell'immagine di sè in genere gli infondeva sicurezza, ma ora rappresentava solo un modo per evadere dalla sfacciatezza di quello che aveva letto. Ripensò al suo diario, a quelle righe a metà tra prosa e poesia che erano riuscite a farlo commuovere e si ricordò di una frase che aveva letto da qualche parte in un libro.


"Il poeta è una creatura che si annida nell'intestino".


Già l'intestino. Perchè è lì che certe sensazioni stazionano quando non godono del concreto sfogo nella realtà. E' nella pancia che raccogliamo le frustrazioni, perchè lì è più facile nascondere amori, paure, incertezze.

Pensava Luca e le parole fluivano continue dentro di lui, come i fari delle macchine che scorrono la sera nel centro città. In uno slancio introspettivo, si accorse che aveva tutto così in profondità perchè il suo rapporto con Emma non era convenzionale, non era simile a nessun altro che aveva avuto finora nella sua vita. Risolse che la sua storia con Emma era governata da una sorta di legge di gravità, che traslava i sentimenti per lei su un piano inclinato e li faceva sprofondare nell'abisso dei sensi. Più l'intensità di quello che provava veniva acuita dal tempo, dalla distanza e dall'impossibilità oggettiva,  più la proporzionalità rispetto all'angolo di caduta aumentava. E tutto precipitava giù nel profondo e si nascondeva negli anfratti e nelle anse.

Tanto più quelle passioni assumevano forma serpentiforme, tanto più, poi, era doloroso riportarle in superficie.

Nei minuti che precedettero la cena, realizzò che finora, i suoi monologhi scritti avevano sempre ruotato attorno a lui ed Emma, come satelliti che si affannano, si allontanano e si avvicinano, ma che, alla fine, non possono fare a meno di ritornare allo stesso posto. Non aveva mai considerato che nell'economia di tutta la vicenda, sui piatti della stessa bilancia, dovevano essere contemplate anche le altre metà della medaglia, l'altra faccia delle due lune: Alessia e Markus.

Già Alessia.
In quel preciso momento era in cucina indaffarata da perfetta mogliettina a preparare da mangiare per il suo  perfetto
maritino, il tutto nel calore della loro perfetta casa. Ogni tanto Luca aveva avuto la sensazione che proprio quella casa fosse un grande universo isolato, una fedele riproduzione di un castello della Loira con terreni, servitù e quant'altro.

Quella sensazione che aveva sempre considerato con leggerezza assunse spessore in un attimo.
Arrestò repentinamente il vorticoso roteare dei suoi pensieri, scacciò via la brutta copia di sè dallo specchio e spalancò gli occhi fissando un non ben preciso punto sul pavimento. Realizzò qualcosa che ultimamente aveva avvertito solo in termini di percezione. Quell'impalpabile battito d'ali che aveva finora mosso solo un po' l'aria, si trasformava di colpo in un rumoroso volo di gabbiani.

Quell'eccessivo zelo, quell'ostentato servilismo mostrato dalla sua ragazza stavano creando un muro. Non tra loro due - sia ben chiaro - ma tra lui ed il mondo esterno. Man mano che lei prendeva sempre più confidenza con il menage delle faccende domestiche, il ponte levatoio tra il castello ed il resto del borgo si alzava una spanna di più.

Alessia aveva paura. Alessia aveva percepito che c'era qualcosa che non andava.
Da una parte chiudeva un'occhio, ma dall'altra aggiungeva una fila di mattoni alla trincea.

Luca si accorse che se voleva davvero seguire i consigli di Sophie doveva fare soprattuto i conti con quel muro.
Più passava il tempo, più un'eventuale rottura con Alessia non sarebbe stata semplice, perchè sarebbero venuti a consolidarsi certi meccanismi che alla lunga sarebbe stato complicato rompere.

Si ripeteva per l'ennesima volta il cliché di tutta la sua vita. Lui davanti alla scelta tra due strade.
Ma stavolta percepiva che c'era qualcosa di diverso. Una di queste conduceva ad un piano inclinato, ad una geometria nuova.

E poco importava se quello scivolo si tuffasse nel suo cuore o nella sua pancia.
Andava bene tutto, purchè da quel crepaccio riuscisse finalmente ad evadere.

 
 
 
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