Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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Purify

Post n°71 pubblicato il 27 Febbraio 2012 da fading_of_the_day
 

 

Il cielo aveva assunto toni berlinesi, enfatizzati da una quiete urbana che odorava di ferro e cemento. Quella quiete si distribuiva con equilibrio e riempiva i vuoti lasciati dall'ultima aquila uncinata ascesa alla prigionia dello spazio profondo.

Ora, il cielo, dissoltosi l'ultimo canto di morte, pian piano, sembrava voler rinascere ed assomigliava a tante piccole pozze calde, a tante minuscole coppe di brodo primordiale dove tutto ebbe inizio. E dove tutto avrà una fine.

Anche la stanza aveva qualcosa di nuovo e più stabile, dopo aver cambiato colore più volte come il manto di un camalenote schizzofrenico. Ora, quella stanza si era riempita di  un pallore disomogeneo, fatto di striature di luce tenue e circoli bui dai controni sfocati.

La vita non era finita. Era sicuro. Ma la vita amorosa, forse, si. Almeno per un bel pezzo.

Lei avrebbe potuto fare un'estremo tentativo, avrebbe potuto incartare l'amore, fargli credere che c'era un domani, avvolgerlo in un velo di carta zuccherina. Ma tutte le cose sbagliate svrebbero continuato ugualmente a prosperare.

-Ti prego - le disse un giorno, un giorno che sembrava uno dei tanti affondati in quel cielo bianco di attesa, di cattivo presagio. - Ti prego, fa un'ultima cosa per me. Prendiamo un appartamento, a Miami, a Parigi, Londra... dove vuoi. Ti prometto che sarò la tua unica esperienza privata. Ma fallo, ti prego, fallo per me.
Voleva levarle tutto il fiato. Ma non si era reso conto.

Non si era reso conto che persino la natura le aveva confessato, tra le lacrime, la tremenda sconfitta. Aveva perso ormai tutto.  L'ultimo atto d'amore aveva avuto luogo quella mattina. Lei era avvolta da una trasparenza dolente, bluastra e scontrosa. Lui, invece, aveva il volto del toreador, umiliato e sanguinante, un Manolito ricoperto di segatura ed abbandonato nell'arena ormai vuota e silenziosa. Lei si era odiata per tutto quello, con tutta sè stessa. Aveva odiato la sua persona, i suoi spasmi inguinali irrefrenabili poi placati con rimorso. Ma sentiva che non era abbastanza.

Così prese a guardare fuori dalla finestra ed iniziò ad odiare gli alberi, le giostre vuote e cigolanti dove i bambini giocavano ed il vento, il vento che portava foglie sul sentiero tragico o soltanto patetico che dalla vita conduceva alla morte metafisica. Lui, impaurito, si nascose dalla vista, da quegli occhi bassi e vitrei come il sole d'inverno, fece di tutto per sfuggire a quell'espressione carica di odio. E si affrettò: fulmineamente mise la barca in secca, al riparo dalla tempesta, da quelle onde di oceano scuro che minacciavano le dune ad oriente. Ma lei si girò in tempo, come un serpente urlante di Medusa e lo scorse impotente, rinchiuso nel piccolo molo diroccato del suo petto. E non ebbe pietà.

Di nuovo. Tutto stava accadendo di nuovo. Come dieci, cento, mille altre volte.

La città al crepuscolo era un tutt'uno, un unisono di voci indistinte, di richiami d'aiuto sullo sfondo dell'eclissi ormai imminente. Frenesia dei continenti, sciami di moscerini e falene bianche che sbattevano le ali contro i vetri sporchi. E poi, la luce dei bulbi delle lampade, forte ed accecante, rinchiusa in quei soli nucleari pronti alla fissione.

Raquel accese un'altra sigaretta tra la punta delle dita ormai ingiallite e tossì aspro come limoni verdi che bruciavano negli occhi.
Si guardò allo specchio del bagno e i segni della sofferenza sulla sua faccia si allinearono come sentinelle impettite, come soldati che odiavano il proprio mestiere. Quelle linee si stiracchiavano e si allungavano da parte a parte, provocando quella sensazione destabilizzante che si provava da bambini durante le vaccinazioni, quando l'ago sembrava essere lungo mezzo metro ed il siero urticante come spine velenose.

Con la differenza che, stavolta, quell'ago, non tormentava zone poco nobili o le braccia. A subire la tortura era la testa: era lì che entrava.

Era proprio nella testa.

Dove il dolore non poteva fermarsi.


 
 
 
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LOVING ELISA BROWN 2/2

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