Fading of the day

55


Risolta la tossicodipendenza, vissi per un po' nell'illuisone che i miei problemi fossero finiti. Purtroppo non era così.Ad un certo punto saltò fuori quella stronza di mia madre: seguirono violente litigate e conobbi il demone della depressione. Giù sotto con gli psicofarmaci e le sedute dal dottor Carlson, il mio angelo custode. Se non fosse stato per lui, a quest'ora sarei sotto mezzo metro di terra. Mi diede una grande mano anche per i problemi di anoressia che seguirono. Mi disse che era tutto collegato e che rappresentava una sorta di percorso tipico per il mio quadroclinico .Non sono mai stata abbondante di corporatura ma nella fase depressiva arrivai a pesare quarantadue chili. Ora che ne peso quarantasette mi sembra di essere un'altra. Riuscivo a mangiare pochissimo, e quel poco che mandavo giù il mio corpo lo rifiutava: davo di stomaco quasi tutti i giorni. Finii in ospedale per un paio di settimane e solo grazie alle flebo mi rimisi in sesto. Anche lì terapia psicologica e, pian piano, riuscii a superare quella fase.Ma in quel momento non c'era il dottor Carlson a darmi una mano ed ero sola con me stessa. Mi guardai allo specchio, puntando i miei stessi occhi. Ci lessi dentro paura, terrore, perchè fare quel passo voleva dire poter cadere di nuovo all'inferno. Posai saggiamente la boccetta e decisi di farmi una camomilla doppia. Mi sedetti sul divano, chiusi gli occhi e strinsi i pugni. Iniziai una serie di respiri profondi e cadenzati, come mi aveva suggerito il dottor Carlson. Dopo un paio di minuti andava già meglio, anche se il mio problema era sempre lì e non ne voleva sapere di risolversi.Non avevo molto tempo visto che Jeremy sarebbe tornato di lì a poco. Così, presi il coraggio a due mani e feci il suo numero.-Senti, senti il mio zuccherino... Da quanto tempo non mi telefonavi, cherie?-Finiscila Robert, non è una telefonata di piacere-Guarda che se fai la scontrosa attacco subito-Aspetta...dai...devo chiederti un favoreEbbi un'esitazione: chedergli un piacere mi metteva una condizione di debolezza, ma non avevo altra scelta.-Hai saputo di Liz?-No, cosa è successo?Gli raccontai tutto e si fece meno ostile.-Devo capire chi è stato, perchè le cose non mi quadrano. Lui aveva dato garanzie che eravamo coperti e invece... E invece pare di no. Non so capacitarmi: un affronto del genere da parte loro non avrebbe senso.-Ok dai...Farò quello che posso e ti aggiorneròClick.Robert si era dimostrato insolitamente collaborativo e non me lo sarei mai aspettato da lui. Non sapevo come giudicare la cosa: avevo fatto bene a parlarne con lui? Rimurginarci sopra aveva poco senso, dovevo correre il rischio e fidarmi del fatto che non avrebbe fatto il doppio gioco. Lo avevo mollato e, certamente, l'affronto gli bruciava ancora. Anche se il nostro rapporto era stato insano, mi rifiutavo di credere che mi avrebbe fatto del male, così tanto male da buttarmi nella gabbia delle tigri. Robert era un rissoso, un violento, ma anche capace di amare.Sentii la chiave girare nella porta e mi cullai con quel pensiero positivo. Jeremy apparve, stanco ma felice. Gli gettai le braccia al collo e lo baciai a lungo.-Quanto mi sei mancato, amore mio...