Fading of the day

25.


-Sin oggi sono stato in città per fare delle ricerche... Si, insomma: volevo capirne di più su questa cosa, scoprire se la visione che hai avuto poteva avere un riscontro in eventi passatiSinead si rabbuiò: era evidente che far riemergere quanto accaduto la sera precedente la infastidiva.-Non so se sia un bene o un male ma non è saltato fuori nulla di sostanziale. Almeno dal 1849 in poi. Prima di questa data, non esistono documenti che ci diano pezze d'appoggio su cui muoverci. Però c'è un'altra questione che è venuta a galla e che mi preoccupa un po'...Mi sedetti accanto a lei sul divano.-Ti ricordi di quel ragazzo di cui ti raccontai, che venne a fare i rilievi con quella strumentazione d'avanguardia?Sinead fece un cenno d'assenso con il capo, sempre rimanendo in silenzio.-Bene: al Comune non sanno nulla del progetto di informatizzazione urbanistica. Per cui quel tizio è un'impostore...A quel punto mi si accese una lampadina: mi ricordai di quando Sinead mi aveva raccontato dello "spasimante" che, spuntato fuori dal nulla, le aveva regalato un mazzo di rose rosse. Sbiancò di colpo quando, facendo un raffronto fisico, convenimmo che si trattava della medesima persona.-C'è qualcosa che non quadra in tutta questa faccenda. Tu hai idea di chi possa essere quel tizio?-Assolutamente no. Era la prima volta che passava al negozio e non lo avevo mai visto prima. Anche perchè mi ricorderei di un tipo come lui... I tratti somatici erano davvero particolari, inusuali per la gente di KirkwalRiflettei qualche istante sui contorni di quella figura che non riuscivo a relazionare con nessun'altra. Un ragazzo sui trenta, corporatura media, tratti latini: era un identikit che non si legava con nulla di noto. Uscii in giardino a prendere un po' d'aria fresca. La notte stava lentamente calando, come una coperta pesante che avvolgeva l'orizzonte. Spaziai da est ad ovest con lo sguardo e quel panorama, che tanto avevo amato e che mi aveva regalato momenti indimenticabili, di serenità, ora mi restituiva una cupa malinconia. Una sensazione di inappagatezza, di desolazione, come la vista di una metropoli d'estate, quando l'incuria e lo spopolamento prendono il sopravvento, tramutando asfalto e cemento in testimoni solitari di un far west polveroso e dimenticato dal mondo.Gli occhi caddero sul cortiletto dove riposava mia moglie e mi venne spontaneo pensare se quello che stava accadendo fosse, in qualche modo, relazionato con lei. Mi venne in mente tutto ciò che avevamo passato insieme: i suoi occhi stravolti e rigati dalle lacrime, le labbra tormentate dal nervosismo, la sua espressione che si rifugiava in punti immaginari dello spazio. Mi si strinse il cuore al ricordo di Elisa e della sua fragilità. Non negavo che in alcune circostanze non era stato facile combattere contro i problemi e, contemporaneamente, doverla sostenere moralmente e fisicamente. Spesso mi ero sentito solo di fronte al nemico. Ma in quel momento avvertivo che mi mancava da morire guardarla negli occhi per darle forza, abbracciarla, asciugarle le lacrime, sentire sotto le mani quel corpo esile che cercava calore e comforto. Mi mancava Elisa e tutto ciò che Elisa aveva rappresentato nella mia vita.Percepii il cigolio della porta di ingresso dietro di me. Sinead aveva messo un mio maglione che le stava enorme e la punta delle dita usciva a malapena dalle maniche. Una folata di vento le scompigliò i capelli e lei, prontamente, risistemò la ciocca ribelle dietro l'orecchio. Mi venne vicino e vidi la sua espressione calda, sorridente.-Jeremy, stai tranquillo, risolveremo tutto...Poi Sinead notò che avevo gli occhi umidi, che invano cercavo di nascondere nell'invisibilità del vento. Strinse la mia testa al suo petto baciandomi i capelli. Sentii il suo calore, il suo profumo e il battito del suo cuore che mi cullava come un carillon. Mi adagiai a lei privo di forze e non potei far altro che piangere.