Fading of the day

Dayshift


Le 14:57 erano appena scattate ma il badge non fu così veloce a passare nella maledetta macchinetta. Forse un pensiero di troppo: una strana esitazione per un movimento che aveva fatto migliaia di volte. Passare quel tesserino voleva dire molto più che la semplice fine della giornata di lavoro. Lo coglieva un senso di sollievo, era una liberazione da un mondo che non gli corrispondeva ma al quale, suo malgrado, si era, a poco a poco, abituato. D'altro canto, gli dava da mangiare e tanto bastava per passare sopra a tante cose. L'orario era flessibile e poteva ben gestire la sua vita.Passando rapidamente la mano da destra verso sinistra, si chiudeva un mondo e se ne apriva un altro. Fuori da lì l'aria aperta. Non che il sole gli piacesse più di tanto: dava fastidio ai suoi occhi, ormai ipersensibilizzati dai neon dello scantinato in cui armeggiava al pc. Ma comunque era meglio che stare recluso là dentro.La sensazione di essere fuori da quel bunker, la possibilità di riappropriarsi della sua vita, dei suoi interessi, dei suoi pensieri, della sua mente, non aveva prezzo. Eppure, il suo lavoro era invidiato da tutti: flessibile, ben pagato, privo di eccessive responsabilità. Ogni giorno aveva un "tot" di cose da fare, esaurite le quali poteva fare quello che voleva, anche se era solo con l'arrivo dell'ora "X" che poteva levare le tende.Era una tranquilla esistenza quella di Luca, basata però sulla routine, molto più di quella di tanti altri.Quel giorno, però, la sua tranquilla esistenza era stata turbata da qualcosa o qualcuno. L'esitazione di quel rapido e liberatorio movimento ne era la testimonianza lampante. Si erano rotti degli equilibri, erano riaffiorate emozioni sopite da tanto tempo.Nel breve tragitto verso la macchina, si interrogò se fosse in grado di gestire quella che lui vedeva come un'impasse. Girò la chiave sperando che il roco rumore del diesel facesse scomparire tutte le sue insicurezze.Ma non fu così.