Letteratura Poesia

Delirio di un pomeriggio di maggio...


Mi guardo attorno e cerco di scorgere dei segni che mi rendano familiare l'ambiente. Cerco qualche oggetto. Qualche vestito buttato per caso sulla poltrona che mi sta accanto attira la mia attenzione. Nulla di reale. Ogni cosa mi arriva filtrata attraverso la rete dei ricordi. Dove mi trovo almeno? I miei ricordi sono lontani lontani, il tempo li ha sbiaditi e faccio fatica anche a pensare. Sto qui seduta e quasi sonnolente. Nessun sonnifero ha provocato tutto questo. E' il mio stato mentale che crea strati e strati di disagi.Cerco di scrollarmi di dosso anni di pensieri doloranti, accenno ad un sorriso ma... faccio fatica. Mi trascino stancamente verso lo specchio. Riconoscerò il mio volto? Riconoscerò il mio sorriso?  Mi guardo attentamente: le prime rughe, ma deve essere necessariamente doloroso invecchiare? Fisso i miei occhi miopi, quello sguardo che sembra scrutare l'infinito, i miei occhi velati da melanconia. Mi riconosco, ancora mi riconosco. Ci sono, mi dico, sono io, sono io. La mia stanza è piena di fotografie. Epoche differenti. Sto dicendo a me stessa di guardare altrove. Osservo tutto come un bambino potrebbe guardare un vecchio film in bianco e nero. Apro il mio armadio verde ed esco fuori i miei vestiti più belli. Sono sul letto e li osservo: colorati, lunghi, corti, con bretelline, fascianti, neri e aderenti. Ah ecco! rivedo il mio vestito verde cosi'... particolare, nessuno mai ne ha notato la bellezza. Ma questo appartiene ad un tempo lontano. I miei vestiti colorati che desiderano essere indossati. Il mio specchio che desidera incontrare uno sguardo bello e incantato. Le mie parole che desiderano attenzioni. La mia mente che desidera rasserenarsi. Le mie gambe che vorrebbero camminare accanto a persone sicure e leali. Le mie mani che cercano contatti che poi diventano dolorosi . Le mie lacrime che mi annebbiano la vista. Ah! Si si certo, la vita,  la vita...