Letteratura indiana

NABANKUR


NABANKUR DI SULEKHA SANYAL  Capitolo 1    Era ancora buio. Solo pochi corvi gracchiavano in lontananza. Le mucche nella stalla di Ray Dadu battevano gli zoccoli; da qualche parte uno storto battente cigolava mosso dal vento: si apriva e si chiudeva in continuazione, mentre fuori si era alzato un forte vento.    Oggi, per la prima volta, Chhobi si era svegliata prima di tutti gli altri. Con il corpo bagnato per l’umidità lentamente aprì gli occhi e pose la mano di fronte a sé: la destra, non la sinistra. Ne poteva chiaramente vedere le linee. Thakuma le aveva detto che, se si osserva il palmo della mano ogni mattina, prima che diventi sporco, i pensieri rimarranno chiari tutto il giorno. Che sciocchezza! Chhobi si guardava ogni giorno il palmo della mano, ma litigava sempre con tutti: con Sephu[1], Durga[2], Uma, Asish e anche Monida[3].   Come dormiva Monida! Sembrava così buffo con la bocca aperta! Se gli avesse pizzicato il  naso? No, avrebbe fatto meglio a non farlo, perchè Ma e Baba si sarebbero svegliati. Baba dormiva sul letto alla fine dell’altra stanza, con il petto nudo da cui pendeva il sacro amuleto.    Chhobi sapeva che i Bramani devono sempre indossare il sacro amuleto. Ad esempio, quando Dadu faceva il bagno, teneva l’amuleto alto nelle mani a coppa piene di acqua, alzava gli occhi al cielo e mormorava un mantra. Baba non aveva mai cantato nessun mantra[4], e nemmeno Barka: si limitavano esclusivamente ad indossare i loro amuleti. La famiglia di Durga, invece, era Kayastha, mentre i bambini che sedevano nell’angolo più lontano della scuola del villaggio ogni giorno, Haren, Jiban, Jugal, erano dei chandala[5]. Dadu ha detto che i chandala sono una bassa casta e si diviene impuri, se si mangia il cibo che hanno cucinato, o anche se si beve dell’acqua offerta da loro.     Adhirka[6] derideva simili discorsi, dicendo che tutti gli uomini sono uguali. Qualche volta Adhirka diceva anche altre cose bellissime come: “le caste inferiori, gli analfabeti e i poveri sono il mio sangue, i miei fratelli. I chandala dell’India….”. Queste, però, non erano le parole di Adhirka ma di quell’uomo con il turbante, Swami Vivekananada, che non credeva nel sistema delle caste. Nemmeno Adhirka, però, credeva nel sistema delle caste e per questo veniva osteggiato da tutti: Dadu, Ray Dadu e persino dal suo stesso padre. Chhobi aveva sentito che Adhirka e i suoi amici erano liberi combattenti, che non si preoccupavano di mangiare cibo cucinato dalle caste inferiori. Dicevano che sapevano usare i fucili e che Adhirka era il capo e Arunka, Dhirenka, Prasannaka i suoi seguaci. Chhobi si chiedeva che cosa significasse tutto questo e voleva chiedere delle spiegazioni a sua madre.   Il sari di Ma le era scivolato dalle spalle e Chhobi poteva vedere la sua schiena nuda, che era veramente molto scura, quasi di color mattone bruciato. Adhirka anche era molto scuro, ma non come Ma, che diceva di essere diventata così a causa delle lunghe ore che trascorreva in cucina. Le vene delle sue mani erano prominenti, al di sotto dei braccialetti d’oro, che indicavano il suo status di donna sposata. Kakima indossava anche braccialetti di vetro, ma non Ma, perché diceva che i braccialetti di vetro non sono appropriati ad una donna di mezza età.  SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE VAI AL SEGUENDE LINKhttp://digilander.libero.it/shubala/IL%20RACCONTO%20DEL%20SEMENZALE.doc[1] Personaggio che rispecchia l’educazione classica impartita a quel tempo alle ragazze indiane. Accetterà con piacere di sposare il ragazzo, che la famiglia aveva scelto per Chhobi, che invece, innamorata di un altro, Tamal, aveva rifiutato il matrimonio combinato.[2] Si sposerà giovanissima, ma rimarrà vedova dopo meno di un mese dIl matrimonio. Si rassegnerà al suo futuro di vedova fatto di privazioni materiali e umiliazioni morali. In India le vedove indù sono considerate in un certo modo responsabili per la morte dei mariti, avvenuta forse a causa di una colpa da loro commessa in una vita precedente. [3] Intraprenderà, anche se osteggiato dalla famiglia, gli studi artistici a Calcutta, dove verrà arrestato per attività sovversiva.[4] Poema mistico-religioso solitamente in sanscrito.[5] Persone appartenenti alle caste inferiori o addirittura non appartenenti a nessuna casta definita.[6] Questo personaggio, che morirà di tubercolosi dopo che Chhobi sarà tornata a casa, le sarà di costante ispirazione e la spronerà a continuare gli studi, nonostante l’opposizione della sua famiglia.