Letteratura indiana

AMICIZIA D'INFANZIA DI VAIKOM MUHAMMAD BASHEER


Poi, arrabbiato e afferrandola per i polsi, le chiese: “Come ti chiami?”. In realtà sapeva il suo nome. Ma doveva pur domandarle qualcosa. Dopo tutto gli uomini fanno sempre delle domande!Suhra tremava di rabbia. Per un momento non seppe che cosa fare. Era indecisa se morderlo ad un braccio oppure se graffiarlo semplicemente dappertutto. Perché quel sudicio ragazzino, che l’aveva guardata di traverso, si rifiutava di darle un mango, anche se sapeva che a lei piaceva tanto? Suhra gli si fermò davanti e poi con le dita della mano sinistra lo graffiò con forza.Majid si contorse come se fosse stato punto da spine ardenti. Le lasciò il polso e gridò: “Aiuto!”… Non se lo era proprio aspettato. Comunque decise di graffiarla a sua volta, ma si accorse che le sue unghie erano estremamente corte. Tutto ciò che poteva fare era morderla o darle uno spintone, ma aveva paura che lei potesse fare lo stesso..Alla fine, Suhra lo graffiò di nuovo. Se le persone fossero venute a sapere che lei gli aveva anche dato uno spintone, tutti avrebbero riso di lui. Così, sconfitto, non disse nulla. Suhra lo guardò di traverso e Majid non si mosse; si chiedeva che cosa avrebbe potuto dire per ovviare alla disgrazia che gli era capitata e come poteva rispondere a Suhra. Dopo tutto era un uomo… che cosa avrebbe potuto dire? Doveva essere qualcosa di veramente schiacciante! Non riusciva però a pensare a nulla. Non poteva pensare a nulla. Si guardò intorno distrattamente: attraverso gli alberi di banana poteva vedere la casa di Suhra che era ricoperta di paglia e aveva le pareti fatte di fango. Invece attraverso gli alberi di cocco poteva vedere la sua casa con il tetto con le tegole e le mura imbiancate di calce. Questo gli fece venire un’idea e, con l’intenzione di umiliare Suhra, disse: “La mia casa ha il tetto di tegole!”Che cosa c’era da essere orgogliosi? La sua casa era ricoperta di paglia. Che cosa c’era da vergognarsi? Suhra di nuovo gli si avvicinò e si prese gioco di lui.Majid allora disse che il padre di Suhra era un semplice venditore di noccioline, mentre suo padre commerciava in legname. Anche questa volta però lei non vide nulla di cui essere orgogliosa. Majid era sul punto di piangere! Non poteva proprio sopportarlo!  Avrebbe voluto piangere. Forse si sarebbe sentito meglio! Poi però pensò che vi era qualcosa di molto importante di cui nessuno era capace, men che meno Suhra. Assumendo un’aria di superiorità, proclamò: “Io so come arrampicarmi sull’albero di mango!”. Gli occhi di Suhra si spalancarono. Sapere come arrampicarsi su un albero di mango? Non era qualcosa di veramente grande? Si sentiva in minoranza. Se avesse scalato l’albero di mango, gli avrebbe mai dato un frutto? Supponiamo di no… Suhra però pensò di far valere i suoi diritti pian piano. Indicando due grandi manghi maturi, che potevano essere facilmente raggiunti, se ci si arrampicava, disse con serietà: “Ho visto i manghi per prima!”.Majid non disse nulla. Perché non diceva nulla? Forse aveva paura delle formiche: “O le formiche ti morderanno!”.A Majid non piacque il tono della sua voce e l’espressione del suo volto. Si arrabbiò. Formiche! Che cosa gli importava delle formiche! Si sarebbe arrampicato su quell’albero, anche se fosse stato coperto di scorpioni. Majid arrotolò il suo dhoti e cominciò a salire sull’albero. Anche se si era graffiato ed era stato morso dalle formiche, colse i due manghi e scese trionfante.Suhra allungò le mani dicendo: “Dammeli!”, ma Majid non le rispose. “Dammeli. Io li ho visti per prima!”Majid la guardò con aria di scherno e poi cominciò a camminare annusando i mango e dicendo: “Che buon odore!”.Suhra si arrabbiò. Si sentì offesa. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Iniziò a singhiozzare.Majid tornò indietro. Ora aveva l’occasione di stabilire la sua superiorità. Tirò fuori i manghi, ma lei non li prese. Majid pose i manghi di fronte a lei, ma anche allora Suhra non li prese. Non poteva credere ai suoi occhi. Pose le mani dietro alla schiena e rimase lì con le lacrime agli occhi.Mostrando preoccupazione, Majid disse: “Se vuoi, te ne prendo qualcun altro!”Il cuore di Suhra si addolcì. Se voleva, avrebbe colto per lei altri manghi. Come era altruista! Come era coraggioso! Forse aveva sbagliato a graffiarlo. Con grande modestia, allora disse: “Ne voglio solo uno”.Majid però le disse: “Li puoi avere tutti e due”.“No, solo uno”.Ella ne prese uno e lo offrì a Majid. Quando costui disse che non lo voleva, lei insistette e disse che avrebbe pianto, se non lo avesse preso!Majid lo prese. Mentre il succo del mango scorreva sui loro petti, lei vide che le formiche lo avevano morso sulla schiena. Avvicinandosi piano, molto dispiaciuta, le prese una ad una e le gettò a terra. Sebbene quel giorno Suhra non graffiò più Majid, per lungo tempo continuò a farlo. Se diceva: “Adesso ti graffio”, Majid ne era spaventato. Lo diceva solo per scherzo, ma poi decise di tagliarsi le unghie per evitare di fargli male.  Un mattina Suhra stava portando alcuni germogli dalle piante in fiore per piantarle nel giardino della casa di Majid. Suhra portava le piante, mentre Majid andava avanti con un temperino in mano e parlando delle grandi cose, che avrebbe fatto quando sarebbe diventato un uomo. Suhra era contenta a sorpresa, mentre diceva ogni tanto “Si” per mostrare che stava ascoltando. I sogni di Majid erano splendidi: un mondo meraviglioso inondato di luce. Anche se lui ne era il solo sovrano, Suhra sarebbe stata la sua sposa.