Letteratura indiana

LA LUCE BLU DI MUHAMMAD BASHEER PARTE SECONDA


Dissi: “Bhargavi Kutty, non avresti dovuto agire in quel modo. Non pensare però che ti stia rimproverando. L’uomo, che tu amavi così tanto, non ti voleva abbastanza bene. Amava un’altra donna più di te e così l’ha sposata. Così la vita è diventata amara per te. La vita però non è sempre piena di amarezza. Lascia andare. La storia non si ripeterà più.. Barghavi Kutty non pensare che ti stia rimproverando. Sei veramente morta per amore? L’amore è l’alba della vita eterna. Eri solo una ragazza molto giovane, non sapevi nulla della vita. Questo è quello che prova la tua inimicizia verso gli uomini. Hai conosciuto solo un uomo, che ti ha fatto del male. Ma è giusto forse guardare a tutti gli uomini attraverso degli occhiali deformanti? Se non avessi commesso il suicidio e avessi continuato a vivere, avresti capito che il tuo atteggiamento era sbagliato. Ci sarebbero stati uomini che ti avrebbero chiamato dea e ti avrebbero adorato. Ma come ho già detto, nel tuo caso la storia non si ripeterà ancora. Non dovresti attaccarmi.. Questa non è una sfida, ma una richiesta. Se questa notte mi strangoli a morte, non ci sarà nessuno a domandarti il perché oppure che cercherà di vendicarti, perché io non ho nessuno al mondo….Bhargavi Kutty, non capisci la mia situazione? Stiamo entrambi qui, perché io intendo rimanere in questa casa. La casa e il pozzo ora mi appartengono di diritto, ma tu puoi utilizzare le quattro stanze al piano di sopra e il pozzo e possiamo dividere il bagno e la cucina. Va bene?”.Ero soddisfatto. Non successe nulla. Scese la notte. Andai a cenare e tornai a casa con il termos pieno di tè. Accesi la torcia e la lampada. La stanza era completamente illuminata. Scesi con la torcia al piano di sotto e rimasi per un poco nelle tenebre. Avevo intenzione di chiudere i rubinetti. Aprì tutte le finestre, poi andai vicino al pozzo e alla cucina, ma poi decisi di non chiudere a chiave i rubinetti. Chiusi invece le porte e andai al piano di sopra. Bevvi il tè, accesi una sigaretta e sedetti su una sedia per un poco. Stavo per iniziare a scrivere, ma mi sembrò che qualcuno mi stesse osservando da dietro la sedia.. Bhargavi!Dissi: “Non mi piace quando qualcuno mi osserva mentre scrivo”Mi voltai.. C’era qualcuno?Comunque non me la sentì di continuare a scrivere. Mi alzai e camminai avanti e indietro. Non c’era un filo di vento. Fuori anche le foglie degli alberi erano immobili. Però, quando guardai meglio fuori dalla finestra, vidi una luce. Non saprei dire se la luce era blu, o rossa o gialla perché la vidi solo per un istante. In quel momento pensai di essere stato vittima di un illusione ottica. Non ero sicuro di quello che avevo visto. Camminai avanti e indietro per lungo tempo. Poi mi fermai per un poco di fronte alla finestra. Tentai di leggere, ma non riuscivo a concentrarmi. Allora decisi di andare a dormire presto. Spensi la lampada, ma mi venne voglia di ascoltare un poco di musica. Accesi di nuovo la lampada, aprì il grammofono e lo accesi. Quale canzone scegliere? Tutt’ intorno vi era silenzio, anche se c’era un ronzio, che risuonava nelle mie orecchie. C’era un emozione, una vibrazione che mi attraversò. Poi rimase sospesa nell’aria in un silenzio terrificante,che avrei voluto rompere in mille pezzi. Quale canzone avrei dovuto scegliere? Cercai tra i miei dischi e alla fine scelsi un disco di Paul Robeson. Misi il disco e una voce maschile e sonora cominciò a cantare: “Joshua ha combattuto la battaglia di Gerico”. Poi misi la canzone, cantata da Pankaj Mullick, Tu dar na Surabhi (Surabhi tu non hai nulla da temere)Poi la voce femminile e morbida di M. S. Subbulakshmi: Katinile varum geetam, (La canzone si libra nell’aria).Quando anche questa canzone finì, sentì un senso di pace e sedetti per un poco in silenzio. Poi decisi di chiamare il grande Saigal, che cantò a voce bassa con dolcezza e pathos Soja Rajakumari… (Dormi principessa, vai a dormire e fai sogni meravigliosi). Anche quella canzone finì. Dissi: “Va bene. Ricominceremo domani”. Chiusi il grammofono. Spensi la lampada, accesi una sigaretta e mi sdraiai. Vicino a me c’era la mia torcia elettrica e il mio orologio. Ascoltai. Potevo udire solo il ticchettio dell’orologio. Passarono le ore e i minuti. Non avevo alcuna paura. Non c’era nulla di nuovo per me. Nei miei venti anni di vita solitaria ci sono state molte esperienze a cui non saprei dare una spiegazione. La mia attenzione andava dal passato al presente. Ero in attesa di udire una porta sbattere, aprirsi un rubinetto oppure di essere preso per il collo. Rimasi in ascolto fino alle tre di notte.. non udì nulla. Non sentì nulla. Calma assoluta. Mi addormentai e mi svegliai la mattina dopo alle nove. Non era successo nulla.“Grazie molte, Barghavi Kutty. Ora capisco una cosa. Le persone si lamentano di te senza alcuna ragione. Ma lasciali pure parlare….”.