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Cielo d'Alcamo


CIELO D'ALCAMO (poeta siciliano del XIII secolo) Che la lingua italiana sia nata in Sicilia ormai credo non vi siano dubbi. Un esponente di questa corrente linguistica che si andava affermando nella penisola fu il suddetto Cielo o Ciullo d'Alcamo. Chi era costui? Non lo sappiamo esattamente; quello che sappiamo è che visse intorno al 1250, periodo di Federico II, Imperatore del Sacro Romano Impero che risiedette a Palermo (e dove è epolto tuttora in Cattedrale, in una tomba di porfido rosso). Ma torniamo al nostro poeta (Alcamese?). Lo sappiamo tutti che un uomo quando vuole conquistare una donna lo fa con le poesie. Le rime di una bella poesia sono capaci di sconvolgere il cuore di una donna sensuale e raffinata. Le mediocri si accontentano di regali costosi, gioielli e quant'altro di futile ed evanescente. Ma una donna, dinanzi ad una bella poesia (che scaturisce dal cuore dell'amato) non può resistere. Ciullo, nella sua "Rosa fresca aulentissima" scrive alla sua innamorata e le chiede con la bellissima poesia scritta in una sorta di italo-siciliano, di diventare il suo uomo. La donna, di cui non sappiamo il nome, dapprima, altezzosamente rifiuta le "avances" del poeta; poi di fronte alle rime davvero belle e all'inizio gentili e solenni, offre delle vie d'uscita all'innamorato. Lui insiste, ed in rima le dice che è disposto a tutto per lei, anche ad essere aggredito dai parenti. Volete sapere come finisce? Ve lo dirò la prossima volta e magari leggeremo e commenteremo insieme le rime del poeta siciliano, vero precursore della nostra lingua italiana.