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il Pentimento (Racconto by sanvass)


 Il pentimento. Italia meridionale, 1933.Giovannino sta tornando dalla campagna. E' un pomeriggio estivo, quasi al tramonto.Giunto al paese, imbocca una viuzza. Da dietro l'angolo spunta un uomo, trafelato, dicorsa, che lo travolge buttandolo a terra; senza curarsi se Giovannino si fosse fatto malescappa a gambe levate.“Che tipo!” Esclama Giovannino, che si rialza, scuote la polvere dai vestiti e si rimettein cammino. A terra scorge una giacca ed un cappello. Sembrano nuovi, di certo li avràabbandonati il tizio in fuga.Giovannino decide di tenerseli lui, per risarcimento della botta ricevuta. D'altra partesembrano giusto della sua misura.Indossa la giacca (di un color verde chiaro a quadretti) ed il cappello grigio. E' contento,ha trovato qualcosa che gli mancava.L'indomani sarebbe sceso in paese vestito a nuovo.Girato l'angolo, si immette nella piazzetta del paese. Vicino la chiesa, il palazzo signoriledel notaio Orobello, con il quale giovannino qualche giorno prima aveva avuto un altercoper via di una registrazione di un atto non andata a buon fine.Scorge un assembramento nei pressi del portone. Vi sono anche alcuni Carabinieri che stannoparlottando con altri uomini.Giovannino non capisce, ma la folla invece si. E quando lo vedono esclamano tutti : “è lui, è lui, prendetelo”.In un attimo, Giovannino è circondato da una piccola folla e due carabinieri lo fermano e loperquisiscono.In un tasca della giacca gli trovano dei soldi e una rivoltella. Dal tamburo mancano tre proiettili,quelli fatali.Giovannino si discolpa, si difende, racconta che gli abiti li ha trovati per terra.Naturalmente nessuno gli crede. Né gli crederà mai.Tutte le prove sono contro di lui. La folla ha visto un tizio indossante una giacca verde e un cappello grigio uscire dal portone del Notaio (dopo il delitto).Infatti, il notaio Orobello era stato assassinato con tre colpi di pistola a tamburo.Passano tre anni, e anche l'appello condanna Giovannino alla pena di morte. Inutili le difesedell'avvocato d'ufficio (Giovannino non aveva soldi per difendersi).Il giorno dell'esecuzione, anzi la mattina. Il plotone accompagna il condannato in uno spiazzo,fuori città.Giovannino viene messo con le spalle al muretto.Indossa un paio di pantaloni scuri, una camicia bianca e stivali.Se deve morire, che muoia elegante almeno.Il capitano gli offre la benda, lui la rifiuta, e gli viene annodata al collo a mò di fazzoletto.Giovannino rifiuta anche la benedizione del cappellano, non è un credente, con disappuntodel prete che si allontana mestamente.Il capitano sta per allontanarsi, ma Giovannino lo chiama : “cap. un ultimo favore”.“Dimmi” risponde il capitano.Toglietemi la catenina e restituitela alla mia mamma anziana, era un dono di quando sono nato.“Va bene”, risponde l'ufficiale. Stenta a togliergli la catenina, il fermaglio non si apre, l'azione dura qualche minuto, che sarà determinante.Dopo qualche istante l'ufficiale toglie la catenina dal collo di Giovannino e la mette in tasca.Nel frattempo una carrozza di gran carriera si avvicina velocemente.Un carabinere la ferma, il cocchiere chiede di parlare urgentemente con capitano.“Non si può - risponde il militare – il capitano è impegnato nell'esecuzione.“Appunto”, grida il cocchiere, “è per questo motivo che devo conferire con l'ufficiale”.Il carabiniere fa un cenno ad un collega, e questi si avvia verso il capitano che ha già sguainatola spada e sta dando l'ordine : “prima riga, in ginoccchio”, caricat, puntat.................”Si avvede del carabiniere che gli fa dei cenni. Ha una busta in mano.“potrebbe essere la grazia” (pensa l'ufficiale). Ed in un certo senso lo è.Qualche secondo di riflessione, e poi decide di sospendere temporanemamente l'esecuzione.“Plo-tone, ri-poso!” - intima al drappello schierato, con le armi già puntate.Riceve la missiva, chiusa con ceralacca ed intestata al capitano dell'esecuzione.La apre, la legge, nello stupore generale.La richiude.Esclama a gran voce : “plotone, dietro front”, l'esecuzione è temporaneamentesospesa.”Giovannino, occhi chiusi, non capisce, aspetta ancora gli spari.Poi, due carabinieri lo invitano a seguirli in caserma.Il capitano, fa scortare la carrozza, cui all'interno c'è un uomo, l'autore dell rapinamortale.Ammalatosi di una grave infermità ha deciso di ravvedersi, di confessare la sua colpa.Sarà condannato all'ergastolo, ed uscirà nel 1946 dopo la guerra.Giovannino, sarà liberato e continuerà ad esercitare il mestiere dell'agricoltore e nondimenticherà mai quei momenti con le spalle appoggiate ad un muretto.FINEby sanvass